Un cellulare e dei pezzi di carrozzeria, entrambi ritrovati a 200 metri di distanza uno dagli altri lungo l’argine del Bacchiglione a Ca’ Molin a Bovolenta. Poi un furgone Nissan da lavoro e un corpo, quello di Alberto Pittarello, che i sommozzatori dei vigili del fuoco stanno cercando nel letto del Bacchiglione, tra correnti forti e piene di una giornata da allerta rossa per il maltempo a complicare le cose.
L'interrogativo
Ma soprattutto un dubbio, lacerante. Che fine ha fatto Alberto Pittarello, il tecnico delle caldaie che si era preso per ieri un giorno da lavoro e che ieri è stato visto per l’ultima volta alle 10.35 uscire dalla casa di viale Italia, la stessa casa dove - pochi minuti dopo - è stata trovata senza vita (con 20 coltellate alla schiena) la sua compagna Sara Buratin, 40 anni.
Il sospetto
Possibile che quello di Pittarello sia un depistaggio? Finché non verrà ripescato il furgone e all’interno non verrà trovato il corpo del trentanovenne - o il corpo non verrà trovato più avanti nel letto del grande fiume di Padova - sono aperte tutte le ipotesi.
La premeditazione
Anche perché l’idea dei carabinieri è che il femminicidio della quarantenne dipendente di uno studio dentistico, sia stato premeditato.
Perché?
Un lancio, quello dello smartphone, fatto come a non volersi più far trovare, come a voler far perdere le proprie tracce. Ed è questo il tarlo che si insinua nella ricostruzione - fin qui lineare - della giornata. Perché se una persona decide di uccidersi, prima sente l’esigenza di liberarsi del telefonino? Le risposte arriveranno soltanto dopo la chiusura del lavoro dei vigili del fuoco nel letto del Bacchiglione: il ritrovamento - o meno - del furgone Nissan e del corpo di Pittarello sono ciò che la procura sta aspettando. E che possono segnare l’inizio o la fine di un’indagine alla quale manca solo il crisma dell’ufficialità per dire che l’ennesima donna è stata uccisa dal suo uomo.