Sparatoria a Corviale, un morto e un ferito: agguato in strada. La vittima è un 33enne, si chiamava Cristiano Molè

Gli autori dell'agguato sono fuggiti in auto. Indagano i carabinieri

Sparatoria a Corviale, un morto e un ferito: agguato in strada. La vittima è un 33enne, si chiamava Cristiano Molè
Sparatoria a Corviale, un morto e un ferito: agguato in strada. La vittima è un 33enne, si chiamava Cristiano Molè
di Flaminia Savelli e Giampiero Valenza
Lunedì 15 Gennaio 2024, 20:39 - Ultimo agg. 16 Gennaio, 11:45
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Quattro spari nel buio nel parcheggio del “Serpentone” e per Cristiano Molè, 33enne con una lunga lista di precedenti per spaccio di droga, lesioni e rapina, non c’è stato nulla da fare. È stato colpito al torace mentre stava scendendo dalla macchina insieme a un amico, anche lui colpito dalla raffica di proiettili ma ferito solo di striscio a una gamba. 
«Un regolamento di conti, i killer lo stavano aspettando sotto casa» bisbigliano i residenti del Corviale che occupano ogni angolo di Largo Odoardo Tabacchi dove ieri sera, alle 19,30, le pistole sono tornate fumanti. Molè è morto tra le braccia della compagna che lo stava raggiungendo al parcheggio per poi andare insieme ai loro due bimbi a cena. Ma quando l’ambulanza del 118 è arrivata sul posto, il 33enne era già in condizioni disperate. 
I sanitari hanno provato per diversi minuti a rianimarlo: non c’è stato niente da fare. L’amico, ferito alla gamba è stato invece trasportato al pronto soccorso dell’ospedale San Camillo. Sul luogo della sparatoria si è recato il pm della Dda, Mario Palazzi che coordinerà i carabinieri del Nucleo Investigativo di via in Selci. Gli investigatori, in attesa di ascoltare l’amico diventato testimone del delitto, hanno avviato una fitta rete di indagini. Stanno scavando nel passato di Molé che già nel 2014 era rimasto vittima di un agguato davanti a un bar di via di Bravetta a Monteverde. Più recentemente, il 33enne era stato condannato per spaccio di droga. Saldato il conto con la giustizia, era tornato in libertà. Fino a ieri sera, quando è finito nel mirino dei killer che lo aspettavano sotto casa. 

KILLER IN FUGA

Gli investigatori hanno avviato una fitta rete di indagini per risalire agli autori dell’agguato. I testimoni hanno riferito di aver visto i colpi partire da una Fiat Panda bianca scappata poi a tutta velocità versi via Ettore Ferrari. A bordo almeno due persone. 
C’è ora un particolare al vaglio dei carabinieri: la vittima infatti, poche ore prima, avrebbe riferito agli amici di aver notato una macchina che lo seguiva.

Aveva notato la vettura a Casetta Mattei domenica pomeriggio dove era andato a un appuntamento con alcuni amici. Al momento c’è solo una pista investigativa da approfondire. Mentre restano ancora molti i punti da chiarire nell’intricata vicenda dal drammatico epilogo. 

LO CHOC 

Dalle finestre di Corviale gli occhi erano puntate tutte in via Poggio Verde. L’ambulanza era in mezzo alla strada con il lampeggiante acceso e tutto attorno i carabinieri, per i rilievi. Un nastro bianco e rosso delimitava la scena del crimine. I residenti del Serpentone erano scesi dal palazzo. A decine. C’è chi cerca di avvicinarsi e, ai militari, urla: «Nun me toccate sennò qui morimo tutti». Lungo il marciapiedi ci sono gli amici che conoscevano le due vittime della sparatoria. Molti, moltissimi ragazzi. Passa una coppia. E lei parla di Cristiano a lui. Gli dice: «Sta ancora a combatte, vero?». Non vuole credere che lì si è consumato l’omicidio dell’amico. Poi scoppia in lacrime. Si allontanano, proprio come fanno due uomini. «Stavo per uscire con il cane quando ho sentito gli spari e ho pensato subito che era scappato un morto», sottolinea uno. «Da anni non vedevamo una cosa del genere a Corviale, sembriamo ritornati alle scene da film di qualche decennio fa. Devono finirla, serve un intervento ma noi non possiamo denunciare o dire nulla, viviamo pur sempre al Serpentone», sussurra una donna che, come gli altri, preferisce non dire chi è. I capannelli dei ragazzi osservano. Sono divisi in gruppetti. Un giovane, riceve una telefonata. «Amo, sì, gli hanno sparato – dice alla ragazza – è finita».

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