Oggi il Procuratore di Verona, Mario Giulio Schinaia, che ha ricevuto la lettera-esposto delle due donne, e rappresentò l'accusa nel processo di primo grado, non si sbilancia sulla pista dell'eredità. Ma fa capire che, dal suo punto di vista, Maso non è cambiato. «Penso non sia una questione di eredità. Qui si tratta di 'scheì, sempre quelli» risponde il magistrato. Il legale di Nadia e Laura Maso, avv. Agostino Rigoli, ha però una tesi differente. Nega che le vittime della tentata estorsione siano le sorelle di Pietro. «La tentata estorsione non è stata fatta verso di loro - sostiene - e l'eredità non c'entra. Hanno saputo, casualmente, di una richiesta fatta dal fratello ad un'altra persona, un suo amico, con toni estorsivi, violenti, che le ha convinte ad avvisare i carabinieri».
Cosa che non convince il Procuratore di Verona. «Una terza persona la vittima? Io non ci credo - sottolinea Schinaia - è la prima che sento, dopodichè i legali delle due signore possono sostenere altre tesi, che saranno verificate dalle indagini». «Io - prosegue - parto da un dato storico: le sorelle di Pietro Maso hanno mandato una lettera-esposto dicendo che il fratello, continua a chiedere soldi.
La tentata estorsione è verso di loro». Sulle modalità, Schinaia non entra nei dettagli. Tuttavia il grado di «pericolosita» - spiega - lo si desume «dal fatto che chi compie questo reato si è già qualificato per un certo fatto compiuto in passato». «Quando una richiesta del genere la fa chi si è già macchiato di un delitto - conclude - si considera questo soggetto come più pericoloso di altri».
Insomma i magistrati tornano ad occuparsi del lato più oscuro, e pauroso, del personaggio-Maso. In meno di 48 ore, Pietro è passato dalle fotogallery dei rotocalchi, in posa come un 'tronistà per un'intervista in cui rivelava la clamorosa telefonata ricevuta da Papa, dopo la lettera di 'pentimentò inviata al Pontefice, al registro degli indagati di una Procura. Pietro Maso, uscito dal carcere di Opera nell'aprile 2013, scontati 22 anni di reclusione (grazie agli sconti sui 30 anni inflittegli dalla Cassazione), oggi è un uomo libero di 44 anni. Si è sposato e si è stabilito a Milano. Non è più tornato a Montecchia di Crosara, dove nessuno lo aspetta. La villetta del massacro, così come i terreni che i genitori possedevano, sono stati venduti. Se per ipotesi Maso mirasse alla 'suà parte di quell'eredità, da cui è stato ovviamente escluso con la condanna, potrebbe essere stimata nell'equivalente in euro di 4-500 milioni di lire del 1991.
L'avvocato Rigoli ha riferito che le sorelle Nadia e Laura - il cui percorso non è mai arrivato ad un vero e proprio perdono del fratello - lo hanno incontrato qualche tempo fa. Si sono preoccupate riconoscendo in lui «una situazione psicologica che ricordava quella di 25 anni fa, quando uccise i genitori». «Vi hanno rivisto - ha aggiunto il legale - le stesse anomalie di comportamento, quei disturbi della personalità, che all'epoca del processo vennero diagnosticati come 'disturbo bipolarè da dal professor Andreoli».