Violenze in carcere, striscione choc
degli anarchici: minacce alla polizia

Violenze in carcere, striscione choc degli anarchici: minacce alla polizia
Sabato 3 Luglio 2021, 11:23 - Ultimo agg. 24 Marzo, 08:58
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«52 mele marce? Abbattiamo l'albero!»: è il testo dello striscione, con il simbolo di un movimento anarchico che, secondo quanto riferito in ambienti della polizia penitenziaria, è stato trovato su un cavalcavia di Roma. Lo striscione, secondo quanto si è appreso, è stato poi successivamente rimosso.

La frase, minacciosa, ha destato forte preoccupazione in agenti della Polizia Penitenziaria che hanno riferito del fatto.

Lo striscione fa riferimento ai 52 poliziotti penitenziari destinatari di misure cautelari emesse per i pestaggi dei detenuti avvenuti il 6 aprile 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.

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«Lo striscione apparso contro la Polizia Penitenziaria è solo uno dei segnali di pericolo che deve far riflettere chi continua a pubblicare foto nomi e indirizzi di persone appartenenti ad un'istituzione dello Stato che in questo modo di processo pubblico rischiano la reazione di appartenenti alla criminalità mentre vanno giudicati nelle aule di giustizia». Lo sottolineano, in una nota, Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio, rispettivamente presidente nazionale e segretario regionale per la Campania dell'Unione dei Sindacati della Polizia Penitenziaria (Uspp).

«Troppa attenzione mediatica - aggiungono - rischia di generare pericoli anche per la tenuta del sistema carceri dove fino a prova contraria è la polizia penitenziaria a mantenere l'ordine, la sicurezza e la legalità che non può essere considerata solo all'interno delle mura perimetrali dei penitenziari ma anche per l'intera società pubblica».

«Il 7 luglio - fanno sapere i due sindacalisti - nell'incontro con la Ministra Cartabia affronteremo si spera finalmente nodi cruciali per la credibilità del Corpo che va si riformato ma proprio per il desolante abbandono a se stesso impegnato a colmare criticità giornaliere senza risorse umane e materiali in ambienti inidonei a garantirne l'incolumità psicofisica. Un Corpo che deve poter vedere rilanciare il suo ruolo essendo il fulcro sella tenuta della certezza della pena».

«Chiediamo a chi ha la responsabilità politica e amministrativa, - concludono Moretti e Auricchio - provvedimenti a tutela di chi svolgendo correttamente il proprio lavoro fa un servizio pubblico e non può rischiare a causa di azioni che se accertate andranno punite con un regolare processo nelle aule del tribunale e non in piazza».

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