Volontario morto in Colombia, l'ambasciatrice italiana all'Onu: «C'è chi si sottrae alle indagini su Paciolla»

Volontario morto in Colombia, l'ambasciatrice italiana all'Onu: «C'è chi si sottrae alle indagini su Paciolla»
di Valentino Di Giacomo
Lunedì 31 Agosto 2020, 09:00 - Ultimo agg. 16:43
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«Purtroppo, dopo oltre un mese, stiamo cercando di verificare rapidamente la posizione di alcuni membri dello staff in Colombia, ma ancora non si sono resi disponibili ad essere interrogati dalla magistratura colombiana». Mariangela Zappia è la rappresentante dell'Italia all'Onu, prima donna a ricoprire uno dei ruoli più importanti nello scacchiere diplomatico del nostro Paese. L'ambasciatrice, pur non potendo sbilanciarsi sui dettagli dell'inchiesta, riconosce che ci sono resistenze per far luce sulla morte del giovane napoletano, Mario Paciolla, cooperante dell'Onu trovato cadavere più di un mese fa nella sua abitazione di San Vincente del Caguan. Un «muro di gomma» che le autorità italiane, a cominciare dal ministro Luigi Di Maio, stanno cercando in tutti i modi di abbattere.
 


Che tipo di iniziative ha assunto la sua ambasciata in seguito alla notizia della morte di Paciolla?
«Ci siamo immediatamente attivati, chiedendo la massima e tempestiva collaborazione del sistema Onu in tutte le sue articolazioni - dal Segretariato a New York alla Missione di Verifica in Colombia. In relazione alle indagini avviate dalle autorità colombiane e italiane, abbiamo sostenuto la richiesta di ascoltare i dipendenti della Missione la cui testimonianza può essere utile a chiarire le circostanze del decesso, ottenendo che ne fosse sollevata l'immunità funzionale».

Ci sta dicendo che se venissero riscontrate delle responsabilità dello staff in Colombia queste persone saranno punite e non potranno ricorrere all'immunità?
«Certo, ci stiamo attivando affinché chi era lì in Colombia si renda disponibile per farsi interrogare. E abbiamo insistito affinché l'Onu facilitasse le richieste di acquisizione degli effetti personali di Paciolla e delle attrezzature di lavoro come parte delle inchieste in corso. Abbiamo inoltre ottenuto che l'indagine interna delle Nazioni Unite sia condotta anche con la partecipazione di funzionari esperti provenienti da New York per integrare le capacità tecniche del team investigativo in Colombia».

La vicenda può alterare la serenità diplomatica con alcuni Paesi? Si parla di un contractor americano coinvolto nel caso.
«I passi compiuti finora da tutte le parti dimostrano spirito collaborazione. Ora è importante accertare le circostanze e la serrata cooperazione tra organi investigativi e giudiziari è fondamentale per raggiungere questo obiettivo. Il decesso tocca la sensibilità delle Nazioni Unite e dei tanti Paesi impegnati con propri connazionali nel quadro delle missioni di pace dell'Organizzazione nei teatri più difficili».

Era una missione pericolosa quella a cui partecipava il nostro connazionale?
«Mario Paciolla era impegnato come volontario nel quadro della Missione di Verifica dell'Onu in Colombia, che fa parte dell'azione di accompagnamento del processo di pace in quel Paese in cui le Nazioni Unite sono impegnate dal 2016. La Missione ha un mandato di assistenza e monitoraggio dell'Accordo di Pace tra il Governo colombiano e le Farc-Ep che prevede tra l'altro la reintegrazione politica e socioeconomica degli ex combattenti. Si tratta di una delle dimensioni attuative dell'Accordo più complesse, essendo legata agli sforzi delle autorità colombiane per assicurare la stabilità e lo sviluppo delle comunità che vivono nelle aree più remote del paese tra cui quella del Caquetà in cui era impegnato Paciolla».

In che modo l'Italia monitora la sicurezza delle attività dei cooperanti come Mario?
«Il lavoro che conducono è una parte molto importante del contributo che l'Italia offre all'azione di pace, sviluppo, rispetto dei diritti umani. La rete diplomatica e consolare assicura loro un'assistenza articolata. Seguire e sostenere il percorso dei nostri connazionali è parte organica del nostro lavoro».

L'Onu sta effettivamente aiutando l'Italia nella ricerca della verità?
«Il colloquio che il ministro Di Maio ha avuto con il Segretario Generale, Antonio Guterres, ha dato un impulso decisivo. Guterres ha assicurato il suo personale interessamento affinché siano assicurate massima collaborazione e trasparenza. A seguito di questi contatti, stiamo puntualmente inoltrando per le vie diplomatiche i riscontri alle richieste di assistenza giudiziaria internazionale avanzate dalla Procura della Repubblica di Roma. La Rappresentanza è impegnata costantemente per facilitare questa collaborazione e far sì che proceda nella maniera più spedita possibile».

È stato inviato in Colombia personale della polizia italiana?
«La Procura di Roma ha aperto un'inchiesta ed è in corso un procedimento di rogatoria internazionale.
Mi auguro con tutto il cuore che con tutti i mezzi necessari si arrivi presto a far luce su quanto avvenuto. Lo dobbiamo a Mario, alla sua famiglia e al nostro Paese». 

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