Con la guerra in Ucraina i bunker «familiari» dell'azienda francese leader del settore, Amesis Bat, vanno a ruba. Secondo il «patron», Enzo Petrone - intervistato oggi da Le Parisien - «ce ne chiedono uno ogni 20 minuti, mentre il ritmo normale è di una decina al mese». Il conflitto in Ucraina e la possibilità di un attacco russo in Francia spinge i francesi al rimedio estremo, un bunker per mettere al riparo se stessi e i propri familiari da pericoli «nucleari, radiologici, biologici, chimici ed esplosivi».
Il «business» è partito da un bunker costruito nel 2014 nel sottosuolo di un giardino di un grande terreno privato in banlieue di Parigi, in cemento. Doveva proteggere la famiglia del proprietario il quale - affittando gran parte dei 70 posti del rifugio - ha ammortizzato la spesa dell'investimento. Ultimamente gliene restavano una trentina, che sono stati assegnati in pochi giorni dall'inizio della guerra in Ucraina.
Dans @le_Parisien ce matin, l'explosion des demandes de renseignement sur la construction de bunkers ou d'abris atomiques. En Suisse, 114% de la population pourrait être abritée dans des abris en cas de besoin, contre 0% en France 👇 pic.twitter.com/JgVdnNKynw
— Amaury Bucco (@AmauryBucco) March 21, 2022
Nonostante il piccolo «boom», la percentuale di francesi che sarebbe protetta nel caso di un pericolo di guerra o di contaminazione nucleare è bassissimo, «vicino allo zero», dice il responsabile di un'altra azienda produttrice, Artemis, che in soli 15 giorni ha ricevuto 700 richieste. Nulla a che vedere con il modello svizzero, che - costruiti per legge rifugi antibellici a partire dal 1960 - offre oggi una protezione del 114% ai suoi abitanti con i suoi 9 milioni di posti disponibili.