Ecuador, evade Adolfo Macias, il re del narcotraffico. Paese vicino alla guerra civile. almeno 10 morti

Il super boss, condannato nel 2011 a 34 anni di carcere per diversi reati, fra cui traffico di droga e omicidio è fuggito, forse già da Natale, facendosi sostituire in cella da un sosia

Ecuador, evade Adolfo Macias, il re del narcotraffico. Caos nel Paese, uomini armati in diretta tv
Ecuador, evade Adolfo Macias, il re del narcotraffico. Caos nel Paese, uomini armati in diretta tv
Martedì 9 Gennaio 2024, 22:10 - Ultimo agg. 11 Gennaio, 08:03
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L'Ecuador è sempre più nel caos e ad un passo dalla guerra civile: nel pomeriggio un gruppo di uomini armati e incappucciati ha fatto irruzione in uno studio del canale pubblico, in diretta, della città di Guayaquil, epicentro da mesi delle violenze. Il presidente Daniel Noboa ha dichiarato «il conflitto armato interno» e «guerra» ai narcos, ordinando l'evacuazione immediata del Parlamento e di tutti gli uffici pubblici della capitale Quito. Un clima esplosivo da giorni divampato nelle ultime ore con segnalazioni di saccheggi e violenze, per ora smentite ufficialmente dalle forze dell'ordine.

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L'irruzione negli studi tv

Nelle drammatiche immagini trasmesse in diretta, che hanno fatto il giro del mondo sui social, uomini incappucciati, vestiti con delle tute sportive, con in mano granate e fucili mitragliatori hanno preso in ostaggio diversi giornalisti e tecnici, minacciandoli di morte.

Molti giornalisti con le mani giunte li pregano di aver salva la vita. Dopo una mezz'ora di panico, le luci dello studio si sono spente e s'è solo potuto sentire l'arrivo delle forze speciali della Polizia. «Per favore, sono venuti per ucciderci. Dio non permettere che ciò accada. I criminali sono in onda», ha detto all'AFP uno dei giornalisti in un messaggio su WhatsApp. Secondo le ultime informazioni l'azione degli agenti è riuscita a liberare gli ostaggi e arrestare parte del gruppo degli aggressori.

Il conflitto armato

Durante l'assalto alla tv, il presidente, Daniel Noboa, ha dichiarato che è in corso un «conflitto armato interno» nel paese, chiedendo per decreto lo spiegamento e l'intervento immediato delle forze di sicurezza contro il crimine organizzato. Noboa ha identificato come «terroristiche» e «attori non statali» alcune delle più potenti organizzazioni criminali di narcotraffico attive sul territorio. Il caos si è riservato nelle strade con i militari per strada mentre si moltiplicano i saccheggi dei centri commerciali. Alcuni hanno filmato uomini armati mentre sparano a vetture della polizia e diverse macchine bruciate per strada. Si moltiplicano appelli a rimanere per casa, mentre c'è chi segnala di bande di criminali che stanno cercando di fare irruzione nelle università per catturare degli ostaggi.

Evade Adolfo Macias, re dei narcoboss (al suo posto in cella un sosia): stato di emergenza in Ecuador

La fuga del super boss sostituito da un sosia

Adolfo Macías, conosciuto come "Fito", considerato il principale boss del narcotraffico del Paese e leader del gruppo criminale Los Choneros, sembrava «scomparso» dal carcere di massima sicurezza del Litoral di Guayaquil. Fino a ieri la polizia ipotizzava che si fosse «nascosto in qualche zona poco accessibile» della prigione. Il super boss, condannato nel 2011 a 34 anni di carcere per diversi reati, fra cui traffico di droga e omicidio, era invece fuggito, forse già da Natale, facendosi sostituire in cella da un sosia.

Le reazioni

Immaginabile che tale rivelazione abbia mandato su tutte le furie il capo dello Stato, che aveva fatto della lotta alla violenza e alla corruzione l'emblema della sua vittoriosa campagna elettorale, spingendolo a decretare la misura eccezionale. «È finito il tempo in cui la criminalità organizzata dettava al governo di turno cosa fare», ha dichiarato Noboa in un breve video diffuso attraverso i suoi canali social. Dopo aver indicato di aver dato «disposizioni chiare e precise» ai comandanti militari e di polizia affinché intervengano nel controllo delle carceri«, il capo dello Stato ha chiesto ai cittadini di sostenere le forze dell'ordine chiamate a garantire la convivenza civile.

 

Le violenze in tutto il Paese

Tuttavia le restrizioni previste dal decreto e la mobilitazione delle forze armate non sono servite, almeno nel primo giorno, a controllare davvero l'ordine pubblico nazionale, perché il Paese - che ormai si è conquistato il primato di più violento dell'America Latina - è stato travolto da un'ondata di violenze, che hanno terrorizzato la popolazione: attentati esplosivi, incendi di veicoli e infrastrutture, rivolte in sei carceri con il sequestro di secondini e agenti di polizia, e blackout elettrici. Secondo la polizia e le autorità locali, gli attacchi hanno riguardato ben sette province: Esmeraldas, Pichincha, Azuay, El Oro, Los Ríos, Loja, Chimborazo e Guayas.

Almeno 10 morti

Non solo. Le autorità ecuadoriane hanno dovuto ammettere oggi che un altro noto narcotrafficante e leader della banda dei Los Lobos, Fabricio Colón Pico, è riuscito a fuggire, insieme a una trentina di reclusi, dal carcere di Riobamba, nella provincia di Chimborazo, dove era stato rinchiuso appena tre giorni prima. Inoltre, se l'ingresso di 300 soldati dell'esercito nella prigione del Litoral di Guayaquil, da dove è fuggito "Fito", ha potuto riportare la normalità, così non è stato per altri centri di reclusione, come quello di Turi, dove i detenuti in rivolta hanno sequestrato 49 secondini e 12 persone addette alla cucina. O come ad Ambato, segnato da uno sciopero della fame dei reclusi che hanno sequestrato 15 guardie carcerarie. Il bilancio delle vittime, al momento, è di almeno 10 morti.

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