LA GUERRA

Israele-Hamas, trattativa per liberare gli ostaggi. «I miliziani hanno perso il controllo di Gaza nord»

Gli aggiornamenti in tempo reale

Israele-Hamas, trattativa per liberare gli ostaggi. In ballo accordo per tregua e scambio prigionieri
Israele-Hamas, trattativa per liberare gli ostaggi. In ballo accordo per tregua e scambio prigionieri
Mercoledì 8 Novembre 2023, 00:15 - Ultimo agg. 9 Novembre, 00:10

Cinquantamila palestinesi passati dal Nord al Sud di Gaza

Cinquantamila palestinesi sono passati oggi, seguendo le istruzioni dell'esercito israeliano, dal settore nord in quello meridionale della Striscia. Lo ha affermato il portavoce militare Daniel Hagari secondo cui il corridoio umanitario approntato anche oggi per loro sarà messo a disposizione ancora domani a beneficio di quanti vogliano lasciare la zona dei combattimenti. «Essi comprendono che Hamas sta perdendo il controllo nel nord della Striscia», ha affermato Hagari. «La leadership di Hamas è tagliata fuori. Siede nei bunker, ha perso il contatto con la popolazione e con i suoi stessi terroristi»

Israele, Hamas usa ambulanze per trasferire armi e uomini

Hamas sfrutta «le ambulanze, gli ospedali, le cliniche, le moschee e le scuole a fini terroristici». Lo denuncia il portavoce militare israeliano diffondendo la registrazione di una telefonata di un operativo di Hamas che sostiene di poter lasciare la Striscia «con qualsiasi ambulanza voglia». Hamas, ha aggiunto il portavoce, «usa le ambulanze per trasferire armi e operativi dentro la Striscia» e utilizza strutture civili e gli stessi civili «come scudi umani».

Usa «Hamas liberi ostaggi, no a nuova occupazione israeliana a Gaza»

«Se Hamas è interessata a rilasciare gli ostaggi, dovrebbe farlo». Lo afferma il vice portavoce del Dipartimento di Stato Vedant Patel, ribadendo che gli Stati Uniti si oppongono alla rioccupazione di Gaza da parte di Israele ma anche al trasferimento forzato dei palestinesi «ora e quando il conflitto» finisce.

Israele: processo a terroristi 7 ottobre, anche per stupro

Il procuratore generale e il procuratore di Stato per aprire formalmente un'inchiesta sull'assalto di Hamas il 7 ottobre: gli investigatori hanno già raccolto 700 testimonianze di sopravvissuti e denunce per stupro. Lo scrivono i media israeliani. «Il nostro obiettivo è indagare e avviare procedimenti legali contro coloro che hanno perpetrato, pianificato o preso parte in questi atti atroci, ovunque si trovino», affermano in una nota, «Israele punirà i terroristi di Hamas responsabili con »la massima severità, commisurata ai loro crimini«. Sono 200 i terroristi arrestati il 7 ottobre e nei giorni successivi.

Carabinieri in Israele per mediare con palestinesi

Dagli Usa - apprende l'ANSA - è arrivata all'Italia la richiesta di due carabinieri da inserire nell'ufficio del Coordinatore della sicurezza per Israele e l'Autorità palestinese, a Gerusalemme. E la Difesa è orientata a dare l'ok. I carabinieri hanno una lunga esperienza nella missione Miadit di addestramento della polizia palestinese di stanza a Gerico (sono rientrati lo scorso 14 ottobre per il deteriorarsi delle condizioni di sicurezza). «I carabinieri - ha spiegato il ministro della Difesa, Guido Crosetto - sono stati chiamati direttamente agli americani perchè a Gerico fino a tre settimane fa formavano la polizia palestinese: hanno quindi un rapporto di fiducia, di conoscenza e di rispetto che in una fase come questa è utilissimo».

Portavoce Hamas: sola via per ostaggi è scambio prigionieri

Abu Obeida, il portavoce delle Brigate al Qassam, ala militare di Hamas a Gaza, ha detto che «la strada unica ed evidente per la liberazione degli ostaggi è un accordo che preveda lo scambio di prigionieri totale o parziale». Lo ha riferito la tv pubblica israeliana Kan.

Tv Egitto: vicino accordo per pausa e rilascio ostaggi

Una tv egiziana ha segnalato che il Cairo è vicino al raggiungimento di un accordo per una pausa umanitaria a Gaza e il rilascio di ostaggi. Lo ha riferito Haaretz.

Ue: no alla presenza di Israele per sicurezza di Gaza

«Innanzitutto Gaza non può essere un rifugio per i terroristi e non può essere governata dalle organizzazioni terroristiche. Ci deve essere un'unica autorità palestinese. Non ci deve essere alcuna presenza di lungo termine di Israele per la sicurezza di Gaza, il territorio di Gaza non può essere amputato o ridotto. Allo stesso tempo non ci può essere uno sfollamento forzato» dei palestinesi. Lo ha detto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen parlando all'Eurocamera di quelle che considera le sue priorità per un piano politico successivo alla guerra in Medio Oriente.

Crosetto: nave-ospedale a Gaza, poi struttura sul campo

La nave della Marina Vulcano, attrezzata con ospedale e sale operatorie, è in partenza per il Medio Oriente per accogliere feriti di Gaza. Sarà poi inviato anche un ospedale da campo da portare «direttamente proprio a Gaza in accordo con i palestinesi». Lo ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto: «siamo i primi a fare un'operazione umanitaria in quell'area e speriamo altri Paesi ci seguiranno», ha aggiunto

Crosetto: ruolo chiave per l'Italia e carabinieri in dialogo con Palestina

«Sono tempi difficili ma in Libano, la più potente nazione del mondo ora che ha bisogno di parlare coi palestinesi e trovare un interlocutore ha chiesto aiuto all'Italia, ai carabinieri che hanno formato in questi anni i palestinesi. Un ruolo fondamentale riconosciuto al nostro Paese attraverso il lavoro di persone che nessuno di voi conosce e neanche io conosco che in questi anni hanno lavorato servendo lo Stato. Questa è l'Arma dei carabinieri». Lo ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto nel corso della presentazione del Calendario storico dell'Arma dei carabinieri all'Auditorium Parco della Musica.

Hamas: vogliamo stato di guerra permanente con Israele

Hamas vuole «uno stato di guerra permanente con Israele su tutti i confini» e spera che «l'intero mondo arabo sia al nostro fianco». Lo ha detto Taher El-Nounou, consigliere per i media di Hamas, al New York Times. Anche Khalil al-Hayya, esponente della dirigenza di Hamas, si è detto sulla stessa linea affermando che è necessario «cambiare l'intera equazione e non solo avere uno scontro» con Israele.

Dopo il massacro del 7 ottobre, ha detto al New York Times da Doha, Hamas è «riuscito a rimettere sul tavolo la questione palestinese e ora nessuno è più tranquillo nella regione». Parlando della rappresaglia israeliana sulla Striscia di Gaza, al-Hayya ha detto che «si sapeva che la reazione a questo grande atto sarebbe stata grande». Ma, ha aggiunto, «dovevamo far vedere alla gente che la causa palestinese non sarebbe morta»

Israele apre corridoio umanitario

L'esercito israeliano ha annunciato di aver di nuovo aperto fin alle 14 di oggi (ora locale) un corridoio umanitario dal nord al sud della Striscia lungo la via Salah ad Din che taglia l'intera Gaza. Lo ha annunciato il portavoce dell'esercito in lingua araba Avichay Adraae che ha sollecitato i cittadini di Gaza a spostarsi a sud. «Se tieni a te stesso e ai tuoi cari - ha sottolineato - dirigiti a sud».

Blinken: "Israele non deve rioccupare Gaza"

Israele non deve «rioccupare» Gaza. Lo ha detto il segretario di Stato americano Antony Blinken, rispondendo alle domande in conferenza stampa da Tokyo, al termine del G7.

G7: sosteniamo pause e corridoi per i civili a Gaza

«Sottolineiamo la necessità di un'azione urgente per affrontare il deterioramento della crisi umanitaria a Gaza. Tutte le parti devono consentire il libero sostegno umanitario ai civili, compresi cibo, acqua, assistenza medica, carburante e alloggio, nonché l'accesso agli operatori umanitari. Sosteniamo le pause e i corridoi umanitari per facilitare l'assistenza urgentemente necessaria, il movimento dei civili e il rilascio degli ostaggi. Anche gli stranieri devono poter continuare a partire». È quanto si legge nella dichiarazione congiunta della ministeriale Esteri G7 dove si sottolinea «l'importanza della protezione dei civili e del rispetto del diritto internazionale, in particolare del diritto internazionale umanitario».

«Dal 7 ottobre, i membri del G7 si sono impegnati a donare ulteriori 500 milioni di dollari al popolo palestinese, anche attraverso le agenzie delle Nazioni Unite e altri attori umanitari. Invitiamo i Paesi di tutto il mondo a unirsi a noi in questo sforzo», sottolinea il documento. «Accogliamo con favore la conferenza internazionale del 9 novembre a Parigi sulle questioni umanitarie», continua il documento.

G7: sanzioni per negare fondi ad Hamas

«I membri del G7, insieme ai partner della regione, stanno lavorando intensamente per evitare che il conflitto si inasprisca ulteriormente e si diffonda più ampiamente. Stiamo anche lavorando insieme, anche imponendo sanzioni o altre misure, per negare ad Hamas la capacità di raccogliere e utilizzare fondi per compiere atrocità». È quanto si legge nella dichiarazione congiunta della riunione dei ministri degli Esteri G7 a Tokyo.

G7: Israele ha diritto alla difesa, ma in conformità con le norme

«Condanniamo inequivocabilmente gli attacchi terroristici di Hamas e altri in tutto Israele iniziati il 7 ottobre 2023, nonché gli attacchi missilistici in corso contro Israele. Sottolineiamo il diritto di Israele a difendere se stesso e il suo popolo in conformità con il diritto internazionale nel tentativo di prevenire che ciò si ripeta». È quanto si legge nella dichiarazione congiunta della riunione dei ministri degli Esteri G7 a Tokyo. «Chiediamo il rilascio immediato di tutti gli ostaggi senza precondizioni».

Israele: ucciso capo della produzione armi di Hamas

L'esercito israeliano ha ucciso nella notte, in un attacco aereo mirato, Mohsen Abu Zina, capo della produzione di armi di Hamas. Lo ha fatto sapere il portavoce militare, secondo cui Abu Zina è stato «uno dei principali sviluppatori di armi di Hamas ed era un esperto nello sviluppo di armi strategiche e razzi utilizzati dai terroristi». Il portavoce ha poi aggiunto che la notte scorsa è stata eliminata «una cellula terroristica che progettava di lanciare missili anti tank contro i soldati».

Israele, identificati 843 corpi di vittime del 7 ottobre

La polizia ha identificato i corpi di 843 cittadini israeliani uccisi nell'attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre ai kibbutz di frontiera. Lo ha fatto sapere la stessa polizia.

Israele: in un mese colpiti 14mila obiettivi di Hamas

A un mese dall'inizio dell'operazione militare contro Hamas le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno effettuato attacchi su più di 14.000 obiettivi nella Striscia di Gaza, ha detto ieri sera in conferenza stampa il portavoce dell'esercito Daniel Hagari.

Le Idf affermano di aver demolito oltre 100 ingressi di tunnel, distrutto più di 4.000 armi di vario tipo e «ucciso molti terroristi di Hamas, anche nel grado di comandanti». Hagari ha spiegato che molti degli obiettivi colpiti sono stati localizzati in moschee, asili e quartieri residenziali. «Ciò dimostra che Hamas sta cinicamente usando la sua popolazione come scudo umano», ha detto il portavoce dell'esercito israeliano.

Almeno 500 stranieri hanno lasciato la Striscia ieri

Almeno 500 persone, la maggior parte delle quali straniere o con doppia nazionalità e i loro familiari a carico, hanno lasciato nella giornata di ieri la Striscia di Gaza attraverso l'Egitto, scrive il Guardian citando Reuters con fonti di sicurezza egiziane. Il ministero degli Esteri giordano ha affermato che ieri sono stati evacuati 262 giordani, su un totale di 569 rimasti bloccati a Gaza, mentre il Canada ha dichiarato che 59 dei suoi cittadini, residenti permanenti e familiari sono stati evacuati.

 

Secondo una fonte medica, inoltre, a 19 palestinesi di Gaza che necessitano di cure mediche è stato permesso di unirsi a dozzine di altri che sono in cura negli ospedali egiziani. Altri paesi i cui cittadini sono stati autorizzati a partire ieri includono Romania, Germania, Moldavia, Ucraina, Filippine e Francia, secondo l'autorità di frontiera di Gaza. Fonti della sicurezza egiziane hanno tra l'altro affermato che l'Egitto continua a fare pressione per maggiori aiuti e carburante nella Striscia e per la sicurezza delle ambulanze.

di Mauro Evangelisti


Dialogo impossibile mentre a Gaza centinaia di palestinesi muoiono ogni giorno e 240 israeliani e stranieri proseguono il loro calvario, prigionieri di Hamas e di altre organizzazioni terroristiche. Benjamin Netanyahu respinge le richieste americane di una pausa umanitaria e addirittura prospetta una occupazione della Striscia, ipotesi bocciata dalla Casa Bianca. Il primo ministro israeliano dice nel corso di una intervista al network americano Abc: «Non ci sarà il cessate il fuoco generale senza il rilascio dei nostri ostaggi». Abu Marzouk, numero due di Hamas, al microfono fornitogli dalla Bbc detta le condizioni: «Rilasceremo gli ostaggi se cesseranno i combattimenti». Non sembrano le premesse di una tregua.

 


FUTURO
Netanyahu apre solo a «piccole pause» dei combattimenti.

Ieri mattina è stato concesso ai civili di utilizzare un corridoio umanitario per spostarsi da Nord a Sud. Biden, secondo un retroscena del sito Axios, ha chiesto a Netanyahu tre giorni di pausa nei combattimenti per proseguire le trattative sugli ostaggi (Hamas potrebbe rilasciarne una quindicina). Bibi in cambio ha prospettato un futuro per la Striscia che sembra andare in una direzione differente rispetto alle rassicurazioni che escludevano una nuova occupazione. «Israele per un periodo indefinito avrà la responsabilità generale della sicurezza a Gaza perché abbiamo visto cosa succede quando non abbiamo quella responsabilità». In sintesi: Israele controllerà a lungo il territorio, anche se formalmente non intende governarlo, visto che Netanyahu aggiunge: «Governeranno coloro che non vogliono continuare sulla strada di Hamas».

Le parole del primo ministro israeliano però non sono piaciute alla Casa Bianca. Vedant Patel, vice portavoce del Dipartimento di Stato, ieri sera ha puntualizzato: «Gli Stati Uniti non sosterranno nessuna ricollocazione forzata dei palestinesi fuori da Gaza. Il nostro punto di vista è che i palestinesi devono essere in prima linea in queste decisioni. Gaza è terra palestinese e rimarrà terra palestinese. In generale, noi non sosteniamo la rioccupazione di Gaza e nemmeno Israele». Ecco, su quel «nemmeno Israele» molto dipende da cosa si definisce come «occupazione». E ieri sera Netanyahu ha ribadito: «Mi rivolgo ai cittadini di Gaza, per favore spostatevi a Sud. Lo so che lo state già facendo, continuate, perché Israele non si fermerà. Non ci saranno ingressi di lavoratori, non ci sarà cessate il fuoco senza il ritorno a casa degli ostaggi». Andiamo indietro di qualche giorno, al 5 novembre, quando il segretario di Stato Antony Blinken ha incontrato a Ramallah Abu Mazen, presidente dell’Autorità palestinese. Quest’ultimo ha dichiarato: «Ci assumeremo pienamente le nostre responsabilità ma nel quadro di una soluzione politica globale che includa tutta la Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est e la Striscia di Gaza».

Detta così, sembra aprirsi uno scenario: Hamas annientata, l’Autorità palestinese, grande nemico, potrebbe tornare dove Fatah fu cacciata nel 2007. Ieri sono circolate notizie di un attentato ai danni di Abu Mazen. Una fonte palestinese, citata dalla radio pubblica israeliana, ha smentito e dato una differente versione dei fatti: nel corso di una operazione contro trafficanti di droga c’è stato uno scontro con i servizi di sicurezza palestinesi proprio mentre stava passando il convoglio di Abu Mazen. Il 6 novembre, però, Palestine Chronicle ha riportato la notizia di un ultimatum di un gruppo definitosi “Figli di Abu Jandal”, formato da esponenti della sicurezza palestinesi, che diceva: «Abu Mazen ha 24 ore per prendere una posizione chiara contro l’occupazione israeliana».


Nel governo israeliano i piani per il futuro della Striscia di Gaza non sono univoci. Il falco Yaov Gallant, ministro della Difesa: «La Striscia di Gaza è la più grande base del terrore che l’umanità abbia costruito. Al termine della guerra, non ci sarà alcuna minaccia alla sicurezza di Israele da parte di Gaza, e Israele manterrà completa libertà di azione, per rispondere a qualsiasi situazione nella Striscia che rappresenti una minaccia. Hamas, come organizzazione militare o organo di governo a Gaza, cesserà di esistere». Il leader centrista Benny Gantz, entrato nel governo di emergenza dopo il massacro del 7 ottobre, usa altri toni: «Gaza non sarà cancellata, resterà là con Khan Yunes e Rafah anche il giorno dopo la conclusione della guerra. Ma noi faremo in modo che da là non provengano più minacce».


SUCCESSO
Nelle dichiarazioni di ieri sera Netanyahu ha rassicurato gli israeliani sull’andamento dell’offensiva nella Striscia. L’esercito sta avanzando, ha tagliato in due il territorio, eliminato molte postazioni da dove vengono lanciati i razzi, eliminato o catturato vari dirigenti di Hamas, l’obiettivo è decapitare l’organizzazione (e gli altri gruppi terroristici). L’esercito è a Gaza City, i combattimenti sono furiosi, di ieri sera la notizia che sono stati trovati altri tunnel, proprio sotto la ruota del parco giochi, in cui erano conservate armi e sostanze chimiche. Gallant ha ricordato che è in corso la caccia al capo di Hamas nella Striscia: «Yahya Sinwar si nasconde nel suo bunker e non ha più contatti con i suoi associati, sarà eliminato». Sintesi di Netanyahu (la cui popolarità ormai è però in caduta libera): «A volte si verificano anche perdite dolorose, ma il successo è fenomenale». Restano, drammatiche, le incognite sul futuro degli ostaggi. Ieri il ministro degli Esteri thailandese, Parnpree Bahiddha-Nukaril ha ricevuto rassicurazioni, nel corso delle trattative con Hamas: presto saranno liberati i 24 braccianti thai rapiti (un’altra ventina sono stati uccisi nel corso del massacro del 7 ottobre) «visto che non c’entrano nulla con questa guerra».
 

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