Hamas, il piano del 7 ottobre: le istruzioni del blitz distribuite solo all’alba. L’ordine: «Presentatevi per la preghiera»

Nei bigliettini l’indicazione dei luoghi da colpire e degli orrori da compiere

Hamas, il piano del 7 ottobre: le istruzioni del blitz distribuite solo all’alba. L’ordine: «Presentatevi per la preghiera»
Hamas, il piano del 7 ottobre: le istruzioni del blitz distribuite solo all’alba. L’ordine: «Presentatevi per la preghiera»
di Raffaele Genah
Mercoledì 8 Novembre 2023, 00:14 - Ultimo agg. 10:05
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Il piano di attacco di Hamas comincia a prendere corpo alle 4 del mattino del 7 ottobre. Fino a questo momento nessuno tra le centinaia di terroristi che vi prenderanno parte sa nulla. La prima indicazione è ai militanti dell’organizzazione: non mancare alla preghiera del mattino nelle moschee abitualmente frequentate. Probabilmente un espediente per assicurarsi una presenza sul campo quanto più vasta possibile e non destare neanche i sospetti di chi avrebbe potuto accorgersi di una partecipazione minore del solito a quelle funzioni.
Il secondo avviso è di un’ora dopo. Alle 5, gli ordini sono sempre trasmessi con un passaparola che corre di bocca in bocca per invitare tutti a portare le armi nei punti di raccolta. Ma ancora dell’operazione “Al-Aqsa flood”, Alluvione Al-Aqsa, nessuno sa. Nessuno, ovviamente, tranne i due capi che l’hanno progettata: Yahia Sinwar, leader supremo dell’organizzazione nella Striscia, e Mohamed Deif, responsabile militare delle Brigate Qassam e delle squadre scelte Nukhba.

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TERZA FASE

La terza fase prevede la diffusione a cascata, sempre oralmente, delle successive disposizioni operative. Prima ai comandanti di un centinaio di squadroni della morte che dovevano riversarle ai capi dei 20 o 30 plotoni, poi ai comandanti delle singole unità, composta ciascuna da una dozzina di persone. E da ultimo a tutti quelli che si erano associati alle esercitazioni bisettimanali dell’organizzazione terroristica.
Questa è almeno la ricostruzione dettagliata proposta dal giornale inglese “The Guardian” dopo aver consultato diverse fonti, compresi uomini dell’intelligence israeliana, esperti, funzionari informati sui contenuti degli interrogatori dei terroristi catturati, che si sono svolti in queste settimane.

Nuove rivelazioni, dopo quelle del New York Times, che aprono altri squarci su quelle ore terribili vissute dai 1.400 civili assaltati, uccisi e sgozzati nelle proprie case, mentre per altri 240 si spalancava il baratro della prigionia nei tunnel di Gaza.

I DUBBI

Un quadro sconvolgente, anche se non manca di sollevare altri dubbi e qualche interrogativo. Innanzitutto come sia stato possibile - pur dopo un lungo addestramento - organizzare una mobilitazione così capillare in un lasso di tempo così breve. Nelle tasche di ciascun terrorista sopravvissuto, inoltre, sarebbe stato trovato un “pizzino” con il dettaglio degli orrori da compiere, le mappe dei luoghi da assaltare, le indicazioni dei luoghi di raduno delle singole comunità prese di mira. Secondo questa ricostruzione, la distribuzione delle armi più potenti sarebbe avvenuta solo alle 6 del mattino, quando il sole cominciava a levarsi in cielo. E con le armi sarebbero arrivati anche gli ordini scritti, consegnati individualmente ai singoli jihadisti: innanzitutto correre attraverso la rete di confine che i bulldozer intanto stavano squarciando, poi ciascuna unità doveva concentrarsi su un obiettivo preciso.

GLI OBIETTIVI

La prima doveva realizzare l’assalto a basi militari e case dei civili. Il secondo gruppo aveva il compito di difendere le posizioni quando, successivamente, sarebbero arrivati i militari israeliani. Il terzo doveva catturare quanti più ostaggi possibile. Con queste indicazioni la mattanza poteva cominciare. Tra i bersagli non sarebbe stato indicato il raduno rave di Re’im dove sono state uccise centinaia di ragazzi e sequestrate alcune decine di partecipanti. Ad entrare nel territorio israeliano sarebbero state non meno di tremila persone, compresi i terroristi islamici della Jihad - anche loro tenuti all’oscuro del piano - più un numero imprecisato di non meglio identificati civili. Proprio sui criminali che si sarebbero accodati ai terroristi (e secondo qualcuno avrebbero anche rapito diverse persone) Hamas prova a scaricare la colpa delle violenze più efferate. Ma quegli orrori – che i terroristi hanno documentato perfino con le piccole telecamere goPro - dimostrano la ferocia di ogni singolo componente del commando.

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