Guerra in Ucraina, fabbriche chiuse e logistica bloccata in Russia: boom degli antidepressivi

Guerra in Ucraina, fabbriche chiuse e logistica bloccata in Russia: boom degli antidepressivi
di Giuseppe D'Amato
Venerdì 3 Giugno 2022, 07:00 - Ultimo agg. 16:19
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Il dubbio se le sanzioni contro la Russia siano realmente efficaci circola da mesi in Occidente. La falla maggiore è rappresentata dalle diverse centinaia di milioni di dollari ed euro, incassati quotidianamente dal Cremlino, per la vendita di petrolio e gas. Senza di loro la Banca centrale di Mosca, restata senza gran parte delle sue riserve bloccate fuori dalla Russia, non sarebbe riuscita a riprendere il controllo del cambio del rublo dopo il tonfo seguito all'inizio della cosiddetta «operazione militare speciale» in Ucraina. In tal caso l'unica soluzione rimasta sarebbe stata quella di stampare carta moneta con il rischio concreto di far sprofondare il Paese nell'iperinflazione come agli inizi degli anni Novanta.

Questa massa di dollari ed euro, depositata ora nei forzieri russi, ha permesso al rublo nelle scorse settimane di riguadagnare il 50% delle posizioni perdute: appena il rublo ha toccato i 60 gli industriali hanno fatto sentire la loro voce, poiché le merci prodotte, quelle almeno ancora commerciabili all'estero, sarebbero diventate troppo care.

Così la moneta russa ha iniziato a perdere terreno, in un giorno solo -10%, in concomitanza con il taglio dei tassi da parte della Banca centrale. 

Gli esperti internazionali prevedono la prossima bancarotta della Russia, la seconda dopo quella del 1917 con l'inframezzo della pesante svalutazione del 1998 -, non appena la dichiareranno le autorità statunitensi in presenza di imminenti mancati pagamenti da parte di Mosca. Potrebbe essere questione di poche settimane. E allora, cosa succederà? Nessuno è in grado di dirlo.

In generale, dal punto di vista macroeconomico, le cose non vanno per niente bene: il tasso di inflazione annuale dovrebbe essere, stando alle autorità, tra il 16 e il 18%; il Pil dovrebbe perdere ben 10 punti nel 2022 rispetto all'anno precedente e centinaia di migliaia di persone, soprattutto a Mosca e a San Pietroburgo, rischiano la disoccupazione dopo la fine di giugno. «Per adesso - dice Ivan - l'economia reale vive di rendita, sulle riserve che si stanno esaurendo. Tra due o tre mesi la crisi la si sentirà veramente». Finora i consumatori hanno visto solo i prezzi levitare. Nulla di più.

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Che i russi non siano tranquilli è segnalato dal raddoppio delle vendite di anti-depressivi in pochi mesi. «Come per lo zucchero, andato a ruba in pochi giorni, - dice il manager Aleksandr di un'impresa europea di costruzioni - lo stesso è accaduto per il cemento. Al momento il mercato è completamente fermo». Stessa situazione per i pezzi di ricambio delle auto, i quali sono stati rastrellati in pochi giorni in vista di un futuro incerto. Ora, invece, non si muove foglia.

I problemi per l'industria sono incominciati da tempo con numerose fabbriche chiuse. «Tantissimi settori, circa l'85% dell'intera economia, - ci aveva spiegato l'economista Vladislav Inozemtsev - usufruiscono di componentistica che arriva dall'estero. La conseguenza è che questi settori si fermeranno. Solo una piccola parte può essere rifornita con produzione interna».

Ma la Russia è, in pratica, isolata dal punto di visto logistico. Il trasporto delle merci via mare è fermo. I principali spedizionieri mondiali non prendono carichi diretti in Russia, dove si giunge da est, dall'Asia, via treno. Il Baltico e la Bielorussia sono aperti, ma con enormi grattacapi. «Fino al 10 luglio - sostiene Anton, impiegato in una ditta di trasporti - chi proviene dall'Ue potrà usare l'escamotage di cambiare la motrice dei tir alla frontiera. Dopo di quella data non si sa: forse saremo costretti organizzare viaggi via Turchia o Kazakhstan».

Farsi accreditare in Russia soldi dall'estero in una banca è diventato pressoché impossibile per il blocco occidentale. Non valgono nemmeno le licenze degli aerei: i Boeing, registrati in Russia e contemporaneamente nei paradisi fiscali, non potranno più atterrare in Cina, al massimo potranno transitare, ha deciso Pechino. Ma il presidente Xi non era un amico?

Non ci sono più i mobili a buon mercato dell'Ikea e le grandi compagnie occidentali, portabandiera di quella globalizzazione che aveva beneficiato la Russia per decenni, hanno chiuso. La rete dei McDonald's è stata venduta: adesso si tenta di trovare entro il 12 giugno (festa nazionale) un nuovo nome per la sua inaugurazione. Tutti quelli prescelti per adesso appartenevano già ad altri. 

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