La strage dell'onda assassina: «L'acqua travolgeva tutto, correvo per salvarmi»

La strage dell'onda assassina: «L'acqua travolgeva tutto, correvo per salvarmi»
di Mauro Evangelisti
Lunedì 24 Dicembre 2018, 09:00 - Ultimo agg. 10:05
3 Minuti di Lettura

«Ho visto un'onda di cinque metri arrivare fino al nostro villaggio», racconta dalla costa dell'isola di Java un trentenne che si è salvato con i suoi cari. «Ero in spiaggia a fotografare il vulcano, quando all'improvviso ho visto venire una grande onda. Ho dovuto correre, mentre l'onda passava la spiaggia e atterrava 15-20 metri nell'entroterra. La seconda onda è entrata nella zona dell'hotel dove stavo fermo. Sono riuscito a fuggire la mia famiglia a terra più alta attraverso sentieri e villaggi, dove siamo presi cura dei miei locali. Sono stati illesi, per fortuna», ha scritto su Facebook il fotografo norvegese Oystein Lund Andersen. Dalle zone devastate dallo tsunami arrivano testimonianze di paura, di fughe per salvarsi la vita e di desolazioni per i morti, i dispersi, la distruzione.

A qualche ora di macchina c'è un italiano che sospira e ringrazia il destino per avere cambiato i suoi piani. «Stavo organizzando un giro in bicicletta proprio in quel parco naturale, nella parte estrema a ovest di Giava. Ma poi ho saputo che il vulcano Anak Krakatoa era attivo e ho subito rinunciato. Ecco, davvero non comprendo perché non avessero fatto evacuare le zone a ovest di Giava e a est di Sumatra, anche se poi capisco anche non sarebbe stato semplice convincere le persone e gli operatori degli hotel ad andarsene». Mario De Carlini, lombardo, da 23 anni vive in Indonesia, nell'isola di Giava. È proprietario sulle colline del ristorante Giuliani e conosce bene quelle spiagge di Tanjung Lesang, Tanjung Lesung, Carita, Teluk Lada e Panimbang dove una frana sottomarina causata dall'eruzione del vulcano ha causato un'onda alta tre metri, travolto alberghi, case e resort, ucciso 220 persone.
 
«È presto per dire che non vi fossero italiani - racconta De Carlini - perché la situazione è ancora molto caotica, ci sono molti dispersi. È vero però che in quella zona i turisti sono soprattutto indonesiani, non stiamo parlando di Bali o Lombok». Comunque in questi giorni di festività i resort erano pieni. «Per questa terra è un dolore immenso, questa sciagura è l'ultima di una lunga serie» conclude De Carlini. A ovest di Giava e est di Sumatra: dalle terre colpite dalla distruzione dello tsunami arrivano testimonianze terribili. Le cronache da zone come Banten e Lampung, raccontano di silenzio e buio, molti sono fuggiti, perché temono che il vulcano torni a colpire, è un cimitero di automobili distrutte dalla forza dell'onda e abbandonate, corrente elettrica e servizi di telefonia sono fuori uso.

Al quotidiano Javapos un uomo di 30 anni di nome Yudi, del villaggio di Sukarame, racconta: «C'è stata un'onda altissima, anche cinque metri. La mia famiglia è fuggita, lontano dalla costa, temiamo nuove scosse di assestamento. «Quando l'onda dello tsunami è arrivata ero seduto nel cortile che è a circa duecento metri dalla spiaggia. Malgrado questa distanza, improvvisamente l'acqua del mare è arrivata e ha travolto il nostro villaggio, abbiamo visto le automobili trascinate via, le case distrutte. Ha trascinato e centinaia di case sono state distrutte. Il livello del mare era spaventoso».

© RIPRODUZIONE RISERVATA