Israele, c'è il rischio che la guerra coinvolga altri Paesi? I razzi di Hezbollah aprono il fronte Nord

Dal Libano un messaggio agli altri Paesi arabi, ma per ora il rischio di un allargamento del conflitto sembra limitato

Israele, c'è il rischio che la guerra coinvolga altri Paesi? I razzi di Hezbollah aprono il fronte Nord
Israele, c'è il rischio che la guerra coinvolga altri Paesi? I razzi di Hezbollah aprono il fronte Nord
di Raffaele Genah
Lunedì 9 Ottobre 2023, 00:04 - Ultimo agg. 10 Ottobre, 07:42
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«Siamo pronti quando necessario». Più che una dichiarazione di solidarietà e disponibilità verso gli altri gruppi terroristici di Gaza, Hamas e Jihad, quella di Safi Al Din, uno dei leader degli Hezbollah, è un avvertimento chiaro, diretto a Israele. E dopo la paurosa debacle di sabato, c’è da scommettere che il messaggio questa volta sarà preso in seria considerazione. Per supportare queste parole Hezbollah, il gruppo sciita legato a doppio filo con l’Iran, è passato anche ai fatti. Per ora con piccoli attacchi in direzione della famose fattorie di Sheba (Har Dov), un’area agricola contesa occupata durante la Guerra dei sei giorni. Poi si vedrà.

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IL FRONTE A NORD
E Israele a sua volta ha risposto con raffiche di artiglieria: ma è sembrato quasi che da una parte e dall’altra si recitasse un copione obbligato. Di certo Israele non ha nessun interesse ad aprire un fronte a Nord. Sarebbe una terza linea dopo Gaza e la Cisgiordania. E probabilmente gli stessi Hezbollah immaginano che alzando il tiro inevitabilmente si porterebbero dentro l’Iran, che beninteso, in questo conflitto ci sta già dentro fino al collo. E l’ufficialità - ammesso che ce ne fosse bisogno - l’ha data proprio Hamas.
Il messaggio che parte anche dal Libano è rivolto agli Stati arabi moderati, «a coloro che cercano la normalizzazione con Israele.

Questa non è solo una battaglia per il popolo di Gaza, ma richiede che tutta la Nazione araba e islamica non sia neutrale: e noi non lo siamo».

I COLPI DI CANNONE
In ogni caso, pur volendo limitare la propria risposta, come ha detto il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari, il quale ha fatto intendere chiaramente che l’incidente si sarebbe chiuso con il cannoneggiamento di ieri mattina, il Consiglio regionale dell’area Nord del paese ha invitato i cittadini delle zone di confine (da Rosh-ha-Nikra a Metula) ad evacuare entro 24-48 ore dalle proprie case. Anche se il sindaco di una di queste città Kiryat Shmona ha voluto precisare che gli abitanti della zona sono assolutamente abituati e preparati a situazioni di emergenza e ha rinnovato la fiducia nell’esercito in questo momento così difficile e delicato. E intanto, a ridosso della linea di demarcazione, fin dal mattino sono state piazzate diverse batterie di missili terra-aria.

IL CONTINGENTE UNIFIL
Dalla fine della Guerra in Libano, nell’agosto 2006, il compito di vigilare sulla fine delle ostilità e il rispetto della “Blue line” è affidato ai diecimila caschi del contingente dell’Unifil (tra cui ci sono oltre mille soldati italiani), il cui mandato è stato rinnovato di volta in volta a partire addirittura dal 1978. Ieri l’Unifil ha fatto sapere «di essere in contatto con le parti per cercare di allentare la tensione e prevenire un rapido deterioramento della situazione».

LE AVVISAGLIE
Nei giorni scorsi e nelle settimane ancora precedenti non erano mancate scaramucce proprio lungo il confine dove sono stati sorpresi, in violazione della risoluzione Onu, alcuni militanti di Hezbollah che cercavano di mimetizzarsi, mentre qualche giorno dopo è stata la volta di altri presunti terroristi che tentavano di attraversare la “Linea blu”, la barriera eternamente provvisoria così chiamata perché delimitata da una lunga fila di barili di quel colore.

LE TENDE BOMBARDATE
E c’è poi la storia irrisolta delle tende piantate da Hezbollah dallo scorso giugno in un territorio conteso proprio per rivendicarne la proprietà. Una di queste due tende è stata fatta smontare su richiesta degli israeliani che hanno chiesto all’Unifil di intercedere anche per la seconda. Ma i tentativi sono andati fin qui a vuoto e ieri i cannoneggiamenti dell’artiglieria dello Stato ebraico si sono rivolti verso questo obbiettivo, distruggendolo. In poche ore Hezbollah ha cercato di ricostruire la postazione e Israele l’ha rimessa nel mirino. Difficile immaginare che questa storia finisca qui.
Ma adesso le attenzioni e le preoccupazioni di Israele sono rivolte altrove.


 

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