Berlino segue Parigi nello stop ai migranti dall'Italia. Nelle stesse ore, un'ondata di arrivi travolge Lampedusa, con 1.300 persone sbarcate in poche ore e l'hotspot vicino a quota 7mila presenze (la capienza è di 400 posti). Come spesso accade, nel momento peggiore l'Italia denuncia di essere abbandonata nella gestione dei flussi.
Il ministro dell’Interno francese Gérard Darmanin ha annunciato infatti «rinforzi» al confine con l'Italia perché i «i flussi di irregolari sono aumentati del 100%». La Germania ha fatto sapere di sospendere «fino a nuovo ordine» il «meccanismo di solidarietà» volontario per l'accoglienza.
Le risposte
Ieri molti analisti, commentando l'assemblea nazionale di Fratelli d'Italia, hanno parlato di sindrome di assedio nel partito della premier. Ora, più che accuse esplicite verso questi paesi, si può parlare di scarsa attenzione e di tempistica sospetta di Francia e Germania. Certo è che se uno volesse stilare una classifica dei temi sui quali i nervi sono maggiormente scoperti, la risposta al fenomeno migratorio da parte dei paesi vicini e dell'Unione europea, con tutta probabilità, sarebbe in alto nella lista. «L'atteggiamento di Francia e Germania complica le cose», attacca il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Tommaso Foti, aggiungendo: «O l'Europa batte un colpo o diversamente lo dovrà battere autonomamente l'Italia».
«Le soluzioni non possono essere sul piano nazionale ma solo a livello europeo. Penso che non ci siano alte opzioni se non concludere il patto sulla migrazione». Così la presidente dell'Eurocamera, Roberta Metsola ha risposto ad una domanda sullo stop agli ingressi dall'Italia da parte di Germania e Francia, durante un punto stampa prima dell'inizio in aula del discorso sullo Stato dell'Unione. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha affermato invece che un patto sulla migrazione «non è mai stato così vicino», dimostrando che «l'Europa può gestire la migrazione in modo efficace e compassionevole». La stessa von der Leyen ha poi lanciato un 'organizzazione di una Conferenza internazionale sulla lotta al traffico di esseri umani.
Il piano
A parole, quindi, la volontà dell'Unione europea di combattere il fenomeno c'è. Nei fatti però manca quel gesto deciso che possa costituire un segnale. L'Italia dal canto suo ha intrapreso una strada a lungo termine: quella di una maggior presenza in Africa, di aiuti ai paesi coinvolti nel fenomeno migratorio (che siano di partenza, di transito o di arrivo), dove peraltro è forte ad esempio la presenza russa che preoccupa non poco. Tutto questo nella consapevolezza che il nostro Paese, da solo, può fare ben poco. E poi ci sono gli accordi bilaterali, come quello con la Tunisia dove Meloni è andata insieme a von der Leyen. Ma soprattutto si punta ai negoziati sul Patto migrazione e asilo: ossia sul sistema della «solidarietà obbligatoria», per cui chi non accetta la redistribuzione paga. Difficilmente invece si può pensare a trattative che vedano coinvolto il Mes, che eventualmente può rientrare in un accordo su questioni economiche. Certo è che, da qualche parte, bisogna incominiciare.
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