La massima commissione giudiziaria del Pakistan per la prima volta nella storia del paese ha nominato una giudice alla Corte Suprema. La cinquantenne Ayesha Malik è stata ampiamente supportata da avvocati e ong per il suo impegno a favore della parità di genere in questo paese a maggioranza islamica. A lei si deve avere fatto abolire il certificato di verginità, obbligatorio in alcune regioni, per le vittime di stupro.
La sua nomina è stata inoltrata dal capo della giustizia pakistana, Gulzar Ahmed, anche se ora deve essere confermata da una commissione parlamentare: un passaggio che però viene indicato dai mass media locali come un pro-forma.
In una società profondamente misogina come quella pachistana l'arrivo di una giudice alla Corte Suprema continua a fare discutere. Malik, nel corso della sua carriera, ha emesso alcuni verdetti storici come aver messo fuori legge i test di verginità per le donne vittime di stupro. Si trattava di una pratica umiliante e per certi versi violenta, ampiamente utilizzata per gettare sospetti sulla vittima invece che concentrarsi sugli aguzzini. Un metodo che viene usato per gettare sospetti sulla vittima e scagionare l'accusato.