Incendi a Rodi, l'odissea dei napoletani: «Aria irrespirabile, così ci siamo salvati»

«Niente taxi, linee telefoniche interrotte: molti turisti sono scappati a piedi con le valigie»

I turisti accampati in un palazzetto dello sport
I turisti accampati in un palazzetto dello sport
di Cristina Cennamo
Domenica 23 Luglio 2023, 23:00 - Ultimo agg. 24 Luglio, 18:40
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Sembrava iniziata nel migliore dei modi la vacanza dei tanti campani presenti in queste ore a Rodi. Almeno finché una notifica sul cellulare non ha sconvolto l’agognata serenità: poco prima dell’ora di pranzo, le autorità locali hanno avvisato infatti i turisti che un incendio stava divampando nelle zone in cui stavano soggiornando, innescando l’inevitabile ondata di confusione.

Eppure, spiega il vigile del fuoco napoletano Daniele Mautone, in vacanza con la moglie Chiara Paragliola, che le cose non andassero era già chiaro da giorni. «Il primo incendio – spiega - è iniziato lunedì nell’entroterra e sono riusciti a contenerlo, senza però spegnerlo.

Con il passare dei giorni e l’aumentare della velocità del vento che soffiava verso sud, le fiamme sono avanzate verso i centri abitati. Da venerdì mattina il vento è aumentato tant’è che nell’hotel in cui soggiornavo, il Lardos Bay, siamo stati costretti a stare con le finestre chiuse ed a tappare con la carta igienica le prese d’aria della camera».

Insomma, prevedibile visto che le previsioni davano vento oltre i 40km/h. Forte della sua esperienza professionale, Daniele è stato forse il solo a non essersi allontanato dall’hotel, per anticiparsi in caso di pericolo. Precauzione quanto mai corretta: «Verso le 12 ci è arrivata una notifica da parte della Protezione Civile greca che ci avvisava che dovevano evacuare anche Lardos, oltre i paesi già evacuati nelle ore precedenti. In albergo non sapevano dirmi nulla. Siete folli, ho pensato: dovete accompagnare le persone in una zona sicura a chilometri di distanza dall’incendio! A quel punto il fumo aveva già coperto il cielo che era diventato rosso, gli occhi bruciavano, l’aria era irrespirabile. Molti tentavano di chiamare un taxi senza risultati perché le linee telefoniche erano interrotte, in centinaia si avviavano a piedi con le valigie lungo la statale, altri tentavano di ritornare in albergo per prendere valigie e documenti. Un si salvi chi può. Ho preso la macchina carica di tutti i miei effetti personali e sono scappato verso Rodi dove per fortuna, e soprattutto a spese mie, ho trovato una sistemazione in attesa di ritornare a Napoli oggi, ma molti altri sono stati costretti ad accamparsi».

È quanto accaduto infatti a Serena Pollice e Roberta Ianuario, geriatra e magistrato napoletane, in vacanza con i due figli quattordicenni da poco più di un giorno a Kiotari. «Quando - racconta Serena - la mia amica ha ricevuto la notifica ed è andata in panico ho pensato che stesse esagerando, che non ci potesse essere nulla di così grave. Per rassicurarla, ad ogni modo, sono andata con lei in camera ed ho preso documenti e soldi. Una grande fortuna, a pensarci dopo: abbiamo chiamato il 112, e l’unica cosa che ci hanno detto è stata di andare verso la spiaggia. Lì siamo rimaste per un paio d’ore, finché non ci hanno comunicato di dover raggiungere un punto di raccolta dove ci avrebbero detto cosa fare. Alla fine ci hanno indirizzato verso degli alberghi dell’isola disponibili ad ospitarci a bordo piscina, dove alle nove di sera ci siamo accampati con sdraio ed asciugamani fornite dal personale. Non mi lamento perché avendo l’auto siamo arrivate prima degli altri, abbiamo cenato con calma al ristorante ed ai nostri figli abbiamo detto che si trattava di una piccola avventura. Ma ci sono volute due ore di viaggio e quando ieri ci hanno permesso di tornare in albergo a prendere le nostre cose abbiamo capito che c’era mancato poco: lungo il tragitto era tutto bruciato, nella nostra stanza cenere dappertutto, finanche nei corridoi dell’albergo. Adesso ci aspetta un’altra notte di accampamento, ma tutto è stato molto ordinato e senza lamentele da parte di nessuno».

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Eppure, il disastro è evidente, come spiega l’avellinese Maria Grazia Del Priore che vive a Rodi da tempo gestendo delle case vacanze. «A sud ci sono famiglie che dormono in spiaggia. Sui siti greci si parla anche di una moto bianca che sarebbe stata avvistata ogni volta che si riattizza un focolaio, qualcuno sospetta si tratti di incendi dolosi allo scopo di rendere edificabili zone di foreste. Le forze dell’ordine ce lo diranno. Per ora, è importante pensare ad aiutare questa gente senza far finta che vada tutto bene, come fanno in tanti qui a Rodi, al solo scopo di salvaguardare il turismo». 

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