Trump come Al Capone? «Contro Biden il guerrafondaio», il tycoon promette battaglia

La prima volta in assoluto in cui un presidente Usa si ritrova ad affrontare un processo di natura penale

Donald Trump
Donald Trump
di Luca Marfé
Mercoledì 5 Aprile 2023, 17:46 - Ultimo agg. 6 Aprile, 07:27
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Trump come Al Capone?
Sembra una provocazione. Ma non lo è.

Tanto il 45esimo presidente degli Stati Uniti quanto il famigerato gangster di origini italiane, infatti, hanno sbattuto contro il muro dei reati fiscali.

Già, perché il tycoon è sì accusato di avere pagato per il silenzio della pornostar Stormy Daniels, ma in realtà è incriminato per una sorta di escamotage contabile con cui il suo avvocato avrebbe versato 130mila dollari alla donna e con cui lo stesso Trump avrebbe risarcito il suo legale attraverso una falsa parcella.

Ironia della sorte di un parallelo inquietante.

La prima volta in assoluto nella storia di questo Paese in cui un presidente si ritrova ad affrontare un processo di natura penale. L’ennesimo “record”, negativo o positivo che sia (considerato che in entrambi i sensi ne vanta una discreta collezione), che The Donald intende cavalcare. In particolare con l’idea di rilanciare la sua corsa alla Casa Bianca 2024.

È un fiume in piena.

Tra social e mailing list, l’intera vicenda è accompagnata da una narrazione grandiosa di resistenza a oltranza.

Al punto da appoggiarsi a una foto segnaletica finta, che non gli è mai stata scattata nel tribunale di Manhattan, pur di raccogliere fondi e consensi.


(Con la finta foto segnaletica, sono già in vendita le t-shirt)

Una specie di chiamata alle armi, si spera non nello stesso stile dell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, con cui Trump agita file e cuori dei suoi, e prova a vestire i panni del paladino.

«Per la libertà della Nazione, contro Biden il guerrafondaio».

Insomma, altro che testimonianza: un autentico comizio, pura campagna elettorale.

Ma al di là di qualsiasi giudizio, e di qualsiasi eventuale condanna, non può non essere colto l’accento marcatamente politico di tutta questa faccenda. A rigore di onestà intellettuale, infatti, va ricordato che il processo a Trump è cominciato…prima ancora che giurasse come presidente. Nella notte stessa dell’8 novembre 2016, con la tessitura della tela del Russiagate per mano di Hillary Clinton e dei democratici. E negli anni a seguire, con ben due tentativi di impeachment andati a vuoto.

Nessuna restrizione e nessun impedimento, almeno non per il momento.
Alla Giustizia l’ardua sentenza, con tre date da tenere d’occhio: l’8 agosto, termine per la difesa per presentare le sue mozioni; il 19 settembre, termine per l’accusa per rilanciare; il 4 dicembre, con il diretto interessato chiamato nuovamente a testimoniare.

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Il processo vero e proprio comincerà soltanto nel 2024.
La battaglia per il prossimo presidente degli Stati Uniti d’America, invece, è cominciata già, e pure da un bel pezzo.

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