MEDIO ORIENTE

Trump, il piano Usa per Gaza: «Palestinesi vadano in altri Paesi». Israele: «Ci ritiriamo dal Consiglio Onu per i diritti umani»

Il premier israeliano è stato il primo leader straniero a fagli visita alla Casa Bianca dopo il suo insediamento

Trump, il piano Usa per Gaza: «Palestinesi vadano in altri Paesi». Israele: «Ci ritiriamo dal Consiglio Onu per i diritti umani»
mercoledì 5 febbraio 2025, 06:15 - Ultimo agg. 18:52

Israele, ci ritiriamo dal Consiglio Onu per i diritti umani

Israele seguirà la decisione degli Stati Uniti e si ritirerà dal Consiglio per i diritti umani dell'Onu. Lo ha annunciato il ministro degli esteri israeliano Gideon Sa'ar parlando di discriminazione nei confronti di Israele. Lo riporta Haaretz.

Berlino: «Gaza appartiene ai palestinesi»

La Striscia di Gaza «appartiene ai palestinesi». Lo ha affermato la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock dopo che il presidente Donald Trump ha suggerito che gli Stati Uniti dovrebbero prendere il controllo del territorio. «La popolazione civile di Gaza non deve essere espulsa e Gaza non deve essere occupata o ripopolata in modo permanente», ha affermato Baerbock in una dichiarazione. "È chiaro che Gaza, come la Cisgiordania e Gerusalemme est, appartiene ai palestinesi. Esse costituiscono la base per un futuro stato palestinese».

Gb: i palestinesi devono vivere e prosperare a Gaza

 I palestinesi devono poter «vivere e prosperare» a Gaza e in Cisgiordania. Lo ha detto il ministro degli Esteri britannico David Lammy rispondendo ai giornalisti a margine della sua visita odierna a Kiev. La dichiarazione del responsabile del Foreign Office arriva dopo quanto affermato dal presidente americano Donald Trump sull'ipotesi di mettere la Striscia sotto il controllo Usa.

Parigi: «Futuro Gaza non passa per controllo paese terzo»

L'avvenire di Gaza passa per «un futuro stato palestinese» e non dal controllo «di un paese terzo»: lo si legge in una nota del Quai d'Orsay, secondo il quale la Francia «ribadisce la sua contrarietà a qualsiasi trasferimento forzato della popolazione palestinese di Gaza, che rappresenterebbe una violazione grave del diritto internazionale, un attacco alle aspirazioni legittime dei palestinesi, ma anche un forte ostacolo alla soluzione a due stati e un fattore di destabilizzazione per i nostri partner vicini che sono l'Egitto e la Giordania, oltre che l'insieme della regione».

Turchia: inaccettabile il piano di Trump su Gaza

 Il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ha definito inaccettabile la proposta del presidente americano Donald Trump riguardo ad una presa del controllo da parte degli Usa di Gaza con l'idea che i palestinesi dovrebbero lasciare la Striscia. «La questione della deportazione è una situazione che né noi né la regione possono accettare.

Persino pensarci è una perdita di tempo, è sbagliato addirittura aprire una discussione» su questo argomento, ha affermato Fidan, durante un'intervista con l'agenzia turca Anadolu

Tajani: «Domani in Israele discuterò rilancio due Stati»

«Nel corso della visita» di domani in Israele «incontrerò nuovamente il ministro Sa'ar per discutere del consolidamento del cessate il fuoco e del rilancio del processo politico verso la soluzione a due Stati». Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani in audizione alle commissioni Affari esteri di Camera e Senato. «Hamas non può tornare a controllare la Striscia. La popolazione di Gaza ha pagato un prezzo troppo alto per la sua follia terroristica. Per questo siamo in prima linea nel sostegno all'Autorità palestinese nel suo processo di riforme». 

A giugno una conferenza sul Medio Oriente a New York

Nel prossimo mese di giugno si svolgerà una conferenza internazionale sul Medio Oriente a New York. Lo ha detto alla Tass l'ambasciatore palestinese a Mosca, Abdel Hafez Nofal. «In generale, è necessario fare qualcosa non solo per fermare la guerra, ma per fermare la guerra in generale. Ciò dovrebbe avvenire sulla base di un accordo su due Stati. E molti paesi sono favorevoli a questo problema, compresa la Russia» ha aggiunto il diplomatico.

Hamas: «Dichiarazioni di Trump ridicole e assurde»

«Le dichiarazioni di Trump sul suo desiderio di controllare Gaza sono ridicole e assurde, e qualsiasi idea di questo tipo può infiammare la regione». Lo ha dichiarato all'agenzia Reuters Sami Abu Zuhri, funzionario di Hamas. Hamas ha così risposto alle dichiarazioni di Trump di volere che gli Stati Uniti «prendano il controllo» di Gaza per ricostruirla dopo che è stata distrutta negli ultimi 15 mesi di guerra.

La Striscia di Gaza dovrebbe essere affidata agli Stati Uniti, che «la ricostruiranno», dopo che i quasi due milioni di palestinesi si saranno trasferiti a vivere in un altro Paese dal «cuore umanitario», dove avranno «case, spazio e sicurezza. Sarà la rivière del Medio Oriente». «Ora è un luogo inabitabile. Egitto o Giordania accoglieranno la popolazione, che deve andare via e non pensare a ricostruirlo». Le parole di Donald Trump sono certamente destinate a causare grande discussione.

Ma ieri sera, il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il primo leader straniero a fagli visita dopo il suo insediamento, ha avuto per il presidente parole di enorme ammirazione, e lo ha salutato: «Donald Trump ha dimostrato una leadership potente. La sua volontà di non seguire le convenzioni ci permetterà di riformare il Medio Oriente e di vivere in pace».

Trump vede Netanyahu: «Gaza inabitabile per 10-15 anni». Dalle armi alla minaccia dell'Iran

I due leader hanno discusso a porte chiuse per oltre un'ora.

Nella conferenza stampa, Trump ha chiaramente annunciato che gli Usa «prenderanno il controllo della Striscia di Gaza e saranno responsabili della bonifica degli ordigni e della ricostruzione». «Porteremo stabilità. Creeremo uno sviluppo economico che fornisca un numero illimitato di posti di lavoro e di alloggi per la popolazione della zona» ha aggiunto. E davanti alle domande dei giornalisti, che gli chiedevano con che autorità può occupare un territorio sovrano, Trump ha affermato: «Ho studiato questo problema da ogni punto di vista da ogni angolo. Se gli Stati Uniti possono portare pace e stabilità nel Medio Oriente , lo farò. Prevedo una presenza di lungo tempo». Gli è stato chiesto se dovrà usare le forze armate, e non ha escluso che possa rendersi necessario. Al suo fianco Netanyahu era molto soddisfatto e sorrideva a ogni affermazione di Trump, e ha rinforzato le posizioni del presidente sostenendo che la soluzione contribuirà a evitare che avvenga un altro 7 ottobre: «Questo piano cambierà la storia» ha assicurato.

 

Sia lui che Trump hanno sostenuto che alla fine anche l'Arabia Saudita accetterà che questa soluzione porterà stabilità nel Medio Oriente. Finora però l'Egitto e la Giordania hanno risposto no all'idea di trasferire tutti i palestinesi, e anzi proprio ieri, cinque ministri degli Esteri arabi e un alto funzionario palestinese hanno inviato una lettera al Segretario di Stato Usa, Marco Rubio, per esprimere opposizione all'idea del trasferimento. I firmatari Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Egitto e Giordania chiedono che i palestinesi guidino la ricostruzione di Gaza con il supporto internazionale e avvertono che ulteriori spostamenti destabilizzerebbero la regione. Importante notare la resistenza dell'Arabia Saudita, perché la normalizzazione dei rapporti con Riyadh, è un goal che Trump sperava di realizzare già nel suo primo mandato nell'ambito degli Accordi di Abramo, ma ora i sauditi la fanno dipendere da un cessate il fuoco duraturo e dalla creazione di «un percorso verso lo Stato Palestinese». Netanyahu ha assicurato comunque che «la pace con l'Arabia Saudita si farà».

LA TREGUA

Oltre a un futuro americano della Striscia, comunque, Trump non ha fatto mistero di volere la continuazione della tregua, il proseguimento del negoziato per la pace e il ritorno di tutti gli ostaggi. E se Netanyahu ha effettivamente preannunciato l'invio di una delegazione a Doha alla fine della settimana per la ripresa dei colloqui indiretti con Hamas, è vero anche che non ha fatto mistero di considerare la totale cancellazione di Hamas da Gaza come una condizione indispensabile per la pace: «Sostengo l'idea di liberare tutti gli ostaggi e di raggiungere tutti i nostri obiettivi della guerra, il che include la distruzione delle capacità militari e di governo di Hamas e l'assicurazione che Gaza non rappresenti mai più una minaccia per Israele. Finiremo il lavoro e vinceremo la guerra» ha insistito ieri sera. Trump ha regalato a Netanyahu la revoca del blocco imposto dalla precedente amministrazione Biden sulla fornitura di bombe da 2.000 libbre (900 kg) e ha promesso armamenti del valore di circa 1 miliardo di dollari. Si è anche impegnato con Netanyahu per una cooperazione su progetti di intelligenza artificiale tra Usa e Israele, che prevede l'integrazione dei programmi israeliani nei piani statunitensi, con benefici per le industrie di criptovalute, cybersecurity e IA.

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