Ucraina, a che punto è la guerra? Ecco la strategia di Putin in vista delle trattative

Ucraina, a che punto è la guerra? Ecco la strategia di Putin in vista delle trattative
di Gianandrea Gaiani
Giovedì 10 Marzo 2022, 07:00 - Ultimo agg. 19:37
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Dopo due settimane di guerra la strategia russa sembra puntare a ridurre per quanto possibile le perdite tra le proprie fila (12 mila i caduti secondi le stime ucraine gonfiate dalla propaganda ucraina, oltre un migliaio più verosimilmente e il triplo di feriti) ma anche tra i civili e le forze regolari ucraine, in molti settori circondate con poche speranze di ricevere rinforzi e rifornimenti.

I fronti principali in cui sono impegnate le truppe russe includono: Kiev, Kharkiv, il consolidamento dell'avanzata nella provincia di Lugansk, l'assedio di Mariupol teso a conseguire la continuità geografica tra Crimea e Donbass e nel sud l'avanzata verso ovest da Kherson in direzione Odessa e Transnistria. 

Le forze di Mosca russe hanno continuato a concentrarsi nella periferia orientale, nord-occidentale e occidentale di Kiev non è chiaro se in vista di un assalto alla città che gli ucraini ritengono probabile nelle prossime 24-72 ore o se invece l'obiettivo è solo isolare la capitale per indurre gli ucraini a negoziare la pace da posizioni svantaggio.

I russi hanno guadagnato posizioni nella periferia nord-occidentale e intorno alla città vengono segnalate formazioni governative cecene, unità della sicurezza interna russa della Rosgvardia e contractors alla compagnia militare privata Gruppo Wagner la cui presenza alla periferia occidentale potrebbe indicare l'imminente avvio della penetrazione in città oppure solo un elemento ulteriore di deterrenza teso a indurre gli ucraini alla resa o ad accettare una pace dettata da Mosca.

Di certo una battaglia casa per casa in una città che aveva tre milioni di abitanti (ora in molti sono fuggiti) sarebbe un incubo anche per le più agguerrite fanterie russe. 

Le forze russe anche intorno alla capitale avanzano lentamente e il primo obiettivo sembra essere quello di chiudere l'accerchiamento conquistando l'area a ovest della città.

Più a est i russi hanno completato l'accerchiamento di Sumy e Kharkhiv, non lontano dal confine russo, da dove sono proseguiti anche ieri le operazioni di evacuazione dei civili tramite i corridoi umanitari.

La minore presenza di civili incoraggia i russi a compiere pesanti bombardamenti per indurre le guarnigioni ucraine alla resa.

Qui i russi non hanno difficoltà a rifornire le proprie unità grazie alla vicinanza delle basi logistiche nel territorio della Federazione secondo l'Institute fr the Study of the War, think-tank americano molto vicino al Pentagono, le forze russe vicino a Kharkiv vengono costantemente dirottate per proteggere ed estendere le linee di rifornimento russe dirette a Kiev.

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Lo stato maggiore ucraino ha riferito l'8 marzo che le truppe russe attualmente vicino a Chernihiv sembrano muoversi verso est valutando che quelle forze potrebbero cercare di collegarsi con le truppe provenienti da vicino a Sumy per aiutarle a consolidare e proteggere le loro linee estese a sostegno dell'offensiva pianificata contro Kiev.

Come sempre accade in guerra le informazioni rese note dai belligeranti vanno prese con le molle perché solitamente intrise di propaganda tesa a galvanizzare il fronte interno. 

La situazione nell'Ucraina orientale e sudoccidentale non sembra essere mutata nelle ultime ore: lungo il fiume Dnepr i russi sembrano voler scavalcare la città di Zaporizhya (750 mila abitanti) per proseguire l'avanzata lungo il Dnepr verso nord dopo aver occupato nei giorni scorsi la vicina centrale nucleare.

Più a sud est le truppe russe provenienti dalla Crimea puntano ad aggirare Mykolayiv (dove un battaglione russo sarebbe stato respinto dalle difese ucraine secondo fonti di Kiev) e attraversare il fiume Bug a monte della città per avanzare sul porto di Odessa che potrebbe venire attaccata con un'operazione combinata da terra e dal mare dove la Flotta del Mar Nero ha messo in campo sei navi per operazioni anfibie scortate da corvette e fregate e circa 2.500 marines russi.

Anche in questo settore l'obiettivo finale di Mosca non è certo sia costituito dalla conquista a tempo pieno della città portuale ma è possibile che i russi puntino a raggiungere il confine con la Transnistria, repubblica russa ai confini moldavi presidiata da 1.500 militari, per toglierla dall'isolamento. 

A sud est Mariupol, sul Mare d'Azov, viene martellata con crescente intensità dopo l'evacuazione di altri civili: del resto qui la difesa ucraina è affidata in buona parte al Reggimento Azov (composto da volontari che si richiamano alle SS ucraine che combatterono per il Terzo Reich e macchiatosi di molte violenze sulle popolazioni russofone del Donbass) e a un battaglione di miliziani jihadisti ceceni con i quali è difficile immaginare che i russi avranno la mano leggera. 

La guerra di propaganda rende in ogni caso difficile attuare valutazioni più precise sull'andamento delle operazioni anche nelle aree già occupate dai russi. 

I video diffusi da Kiev mostrano in diverse città civili che protestano davanti alle truppe russe. Immagini tese a mostrare la resistenza civile agli invasori ma che evidenziano dettagli utili a comprendere alcuni aspetti del contesto. I manifestanti sono pochi, una dozzina o alcune decine al massimo, e i russi che fronteggiano sono in molti casi appartenenti alla polizia militare o hanno equipaggiamenti non letali come le bombe flash-bang ed evitano di reprimere i moti con la violenza. Segno inequivocabile che i russi si aspettavano contestazioni popolari e si sono attrezzati con reparti ed equipaggiamenti idonei ma anche che le proteste sembrano organizzate a vantaggio delle riprese video e non sembra coinvolgano moltissime persone. 

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