Ucraina, armi dall'Occidente a Kiev: riserve in via di esaurimento

Ucraina, armi dall'Occidente a Kiev: riserve in via di esaurimento
di Gianandrea Gaiani
Giovedì 2 Giugno 2022, 00:00 - Ultimo agg. 17:23
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Il tema è emerso solo sporadicamente nel dibattito pubblico circa le forniture di armi occidentali all’Ucraina ma da oltre un mese tiene banco nelle riunioni tra i vertici politici e militari delle nazioni Nato e Ue in cui vengono stilati gli elenchi di armi ed equipaggiamenti per Kiev. La gran parte delle armi giunte in Ucraina sono infatti già radiate da tempo dal servizio attivo nei rispettivi eserciti europei e nordamericani oppure prelevate direttamente dagli arsenali dove almeno in parte erano immagazzinate per ogni evenienza. 

Solo per citare alcuni esempi, finché l’Ucraina si limitava a chiedere armi anticarro e antiaeree a corto raggio, gli Stati Uniti hanno dato fondo alle scorte di missili Javelin e Stinger che oggi stanno ripianando con nuovi ordini alle aziende produttrici, Berlino ha svuotato gli arsenali appartenuti all’esercito della Germania Est liberandosi di armi ormai obsolete mentre l’Italia avrebbe ceduto missili anticarro Milan e mortai già sostituiti da armi più moderne. 

Il condizionale è d’obbligo quando si parla delle forniture militari italiane a Kiev considerato che il governo le mantiene segrete anche se le indiscrezioni della stampa, le notizie diffuse dalle forze armate ucraine e le immagini pubblicate dai russi che mostrano armi occidentali distrutte o lasciate sul campo di battaglia dai militari ucraini, lasciano ben pochi dubbi circa il contributo di Roma allo sforzo bellico ucraino. Nelle ultime settimane, con le reiterate richieste giunte da Kiev di fornire mezzi corazzati, veicoli e artiglierie i nodi sono venuti al pettine poiché l’alto costo di tali mezzi e i lunghi tempi richiesti per poterli rimpiazzare con nuove produzioni non sono compatibili coi timori dei vertici militari europei che vorrebbero evitare di privare i reparti di armi e mezzi proprio nel momento in cui nel Vecchio Continente si combatte la prima guerra convenzionale dal 1945. 

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Per questa ragione, cechi, polacchi e slovacchi hanno ceduto all’Ucraina i loro carri armati T-72 e i cingolati da combattimento Bmp, tutti di origine russo/sovietica, solo dietro garanzie da parte di Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania di poter ottenere in tempi ragionevoli nuovi tank di produzione occidentale. Tedeschi e olandesi hanno ceduto complessivamente 12 moderni semoventi d’artiglieria Pzh-2000, attualmente in dotazione ai rispettivi eserciti ma con un piccolo numero di esemplari in riserva e non assegnati ai reparti. La Norvegia e il Belgio hanno fornito i semoventi M-109 rimpiazzati da artiglierie più moderne. Lo stesso discorso vale per i Caesar francesi della prima versione, ceduti a Kiev in una ventina di esemplari perché sostituiti dalla versione più aggiornata. 

L’Italia avrebbe ceduto un numero imprecisato di obici FH-70, 90 dei quali sono oggi in servizio, una decina vengono utilizzati per addestramento mentre 60 sono in riserva e tra questi ultimi sarebbero stati prelevati quelli destinati all’esercito ucraino. Pare che, cedendo questi obici trainati, l’esercito italiano sia riuscito a scongiurare la cessione a Kiev di alcuni moderni semoventi Pzh-2000, considerati troppo preziosi per poterli alienare, così come la fornitura all’Ucraina di alcuni 4x4 blindati Lince verrà resa possibile solo dall’arrivo ai reparti della versione più aggiornata Lince 2.

Tralasciando altri esempi, nel complesso tutti gli eserciti europei sembrano aver ormai esaurito le scorte di “surplus”, cioè di equipaggiamenti in eccesso, in riserva o in magazzino perché radiato dal servizio attivo. Per questo il prolungamento del conflitto ucraino vedrà presumibilmente gli europei sempre più preoccupati di dover in prospettiva sostenere un confronto militare con la Russia e al tempo stesso sempre meno disposti a cedere all’Ucraina armi, mezzi e munizioni di cui anch’essi scarseggiano. 

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