​Usa 2020, via alle primarie democratiche: chi può fermare Trump?

Usa 2020, via alle primarie democratiche: chi può fermare Trump?
di Luca Marfé
Martedì 11 Febbraio 2020, 10:30
4 Minuti di Lettura

Tutti contro tutti, uno solo contro Trump.

I democratici al crocevia delle primarie, i candidati della sinistra a stelle e strisce al via in New Hampshire.

«Vivi libero o muori». È questo il motto dello Stato del nord-est che una fede politica dichiarata, no, non ce l’ha. Uno dei cosiddetti swing state. Uno, cioè, degli scenari in bilico di questo Paese. Piccolo, ma significativo. Innanzitutto perché il primo a votare, dunque capace di influenzare a cascata le tornate a venire. In secondo luogo perché quattro anni fa qui ha vinto Hillary Clinton, ma con una differenza infinitesimale di soli 3mila voti. Insomma, la partita è apertissima, tanto in chiave interna al partito, quanto in chiave nazionale con gli occhi già puntati sul 3 novembre.



Dopo il disastro dell’Iowa, tra conteggi lentissimi e app bloccate, i dem ci riprovano e questa volta fanno sul serio. È tempo, infatti, di tracciare il profilo non solo del singolo candidato, ma anche e soprattutto del progetto politico che possa arginare e magari persino sconfiggere un tycoon che appare inarrestabile.

L’ipotesi più affascinante ha il nome di Bernie Sanders.

Una sorta di opposto naturale, un socialista nostalgico di una sinistra vera, una furia a sua volta, nonostante 78 anni e un infarto.

Bernie la sua chance l’ha avuta già, ma, da indipendente, più che la destra si è ritrovato l’establishment del “suo” partito contro. Eppure c’è. I giovani credono in lui e lo adorano, le famiglie e i suoi coetanei ne ammirano il coraggio. Certo, sarebbe una bella sfida e, chissà, forse in cuor suo anche Trump ci spera un po’. Il termine “socialista”, però, a queste latitudini richiama concetti che non piacciono, rievoca spettri che sanno di Guerra Fredda. Oltre alla grinta, dunque, Bernie deve dare prova di moderazione, deve agitare i suoi, ma tenere a bada quei contenuti che sanno più di Caracas che non di Washington.



Altra faccia intrigante di questa contesa, l’outsider Pete Buttigieg.

Classe 1982 (38 anni!), laureato ad Harvard e a Oxford, ex sindaco di South Bend (una cittadina di circa 100mila abitanti dell’Indiana, ndr), è il primo candidato presidenziale della Storia degli Stati Uniti dichiaratamente gay. E, cosa ancor più rilevante di tutto quanto il resto, è di colpo uno dei favoriti, se non addirittura “il” favorito.

«Il Partito Democratico vince con Kennedy e con Carter, con Bill Clinton e con Barack Obama», ha suonato la carica dei suoi strigliandoli in direzione di una rivoluzione generazionale, ideale e ideologica. Forte al punto da far storcere il naso ai rivali interni più che all’attuale inquilino della Casa Bianca.



Joe Biden, il volto più istituzionale e in qualche modo più scontato che potrebbe venir fuori da questa lunga corsa, ha già provato a stroncarlo con un secco «Vola basso, tu non sei Obama». Ma forse più che “potrebbe”, sarebbe il caso di scrivere “poteva” perché il vecchio Joe appare per l’appunto già vecchio, ammaccato dalla vicenda dell’Ucrainagate che ha finito col danneggiare più lui che Trump e più in generale incapace di affrontare un eventuale uno contro uno in cui gli americani, anche i suoi, lo immaginano in frantumi.



Infine, degna di nota a parte e non solo perché donna, Elizabeth Warren. Senatrice del Massachusetts, di anni ne ha 70, ma ha l’energia di tre ventenni e mezzo. Ha le idee chiare e le parole affilate, ma è per l’appunto una donna in un Paese che rimane maschilista, specie a telecamere spente o meglio ancora nel segreto delle urne. Ma lei non ci sta e a chi le dice che si trova al cospetto di una sfida impossibile risponde che nella vita non ha fatto altro che vincere sfide impossibili.



A margine di tutto questo c’è l’ex sindaco di New York Michael Bloomberg che tuttavia non partecipa ai primi quattro incontri-scontri tra dem. Da tenere d’occhio, però, perché ben equipaggiato economicamente nonché potenziale alter ego milionario e di successo. Un Trump di sinistra, seppur poco noto nella più vasta geografia statunitense.



Nel frattempo Trump, quello vero, non si fa di certo da parte e anzi fa irruzione proprio sulla scena del New Hampshire con un comizio che infiamma i suoi, non soltanto qui, ma in ogni altrove.

La sua campagna elettorale non è finita mai. Ora, però, ricomincia sul serio.
E fermare lui e lei, con l’impeachment alle spalle e checché ne dica la Warren, oggi sembra davvero una missione impossibile.

© RIPRODUZIONE RISERVATA