Usa 2024, furia Trump: «Non ho paura di andare in prigione» e «No impeachment Biden»

L'intervista in 5 punti chiave

Donald Trump
Donald Trump
di Luca Marfé
Lunedì 18 Settembre 2023, 18:51 - Ultimo agg. 19:44
4 Minuti di Lettura

Una furia.
Nel bene e nel male, non ci sono altre parole per definire Donald Trump.

La sua corsa al 2024, la sua rivincita contro Biden e contro se stesso, è ricominciata già da un pezzo. E l’ha spiegata a tutto tondo in una vasta intervista rilasciata alla rete televisiva NBC News, nel popolare programma di incontro con la stampa “Meet the Press”.

«Non ho paura di andare in prigione», ha esordito in uno dei passaggi chiave. E ha promesso un’autentica rivoluzione su tanti dossier fondamentali, quali la guerra in Ucraina, l’aborto e l’inflazione.

Un Trump scatenato che, nel suo difendersi dalle accuse che lo vorrebbero inchiodato alla croce di svariate incriminazioni, non ha esitato a mettere in discussione lo stato di salute e più in generale la struttura stessa della democrazia americana. Con un accento particolare, e grave, fissato proprio sul tema della giustizia, a suo dire strumentalizzata per servire gli interessi della politica.

In attesa dell’annunciato trionfo sul fronte repubblicano, e in attesa di capire se sul fronte democratico il suo avversario sarà effettivamente Joe Biden oppure no, questi i 5 momenti salienti dell’intervista bomba.

1) «Non ho paura di andare in prigione»

È apparso oggettivamente sereno, «non ci penso proprio», ha ribadito sicuro.

E ancora: «Dormo sonni tranquilli per una ragione molto semplice. Perché sono sicuro che vinceremo».

2) «Ho apprezzato i recenti commenti di Putin, metterei fine alla guerra in Ucraina nel giro di pochi giorni»

Commenti di stima, quelli dello “zar”, proprio per il tycoon. Su una ragionevolezza diversa, tipica dell’uomo d’affari, che distinguerebbe Trump dalla cerchia di Biden, a detta del Cremlino interessata “soltanto” a indebolire e a demolire il potere di Mosca. The Donald si trova certo in una posizione controversa perché, al di là delle antiche ombre di Russiagate e intrecci vari, se n’era uscito con una frase che (come sempre accade quando c’è di mezzo lui) aveva fatto parecchio discutere. Ovvero che l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin fosse stata un «colpo di genio». Ad ogni modo, per mettere definitivamente la parola fine alle polemiche e soprattutto al conflitto, l’ex presidente americano ha dichiarato che rinchiuderebbe «Zelensky e Putin in una stanza, e non usciremmo più senza aver firmato un accordo giusto». Da “guerrafondaio”, che di guerre francamente non ne ha mai mosse, a pacifista convinto, insomma.

Video

3) Non solo Russia, ma anche Cina: «Non so se fornirei supporto militare a Taiwan»

In estrema sintesi, prima di mettersi contro la Cina bisogna pensarci molto bene. E bisogna pesare molto bene le parole per non indispettire ulteriormente uno Xi Jinping già parecchio determinato di suo. Aprire un secondo fronte con Pechino dunque, con un primo fronte in fiamme con Mosca, pare per Trump non essere esattamente una buona idea. Qualcuno se la sente di dargli torto?

4) «Risolvere la questione aborto, ma senza fondamentalismi»

Un tema delicatissimo, assai sentito negli Usa, su cui invita il partito Repubblicano a essere sì conservatore, ma senza scadere in follie che non tengano conto del rispetto delle donne. A destra, infatti, sono nutrite le posizioni che vorrebbero per la madre il divieto assoluto di abortire, anche in caso di violenze e incesti. «Vanno tutelate innanzitutto salute e libertà, ponendo un limite chiaro in termini di settimane, che tutelino a loro volta il feto. Ma appunto: senza fondamentalismi, così da lasciarsi finalmente alle spalle una questione che divide da sempre il nostro grande Paese».

5) «Non c’entro assolutamente nulla con l’impeachment a Biden»

Filone che non ama particolarmente perché teme possa trasformarsi in un colossale boomerang. Ne sa qualcosa persino per esperienza personale, e vuole dunque evitare che Biden possa vestire i panni della vittima finendo addirittura col beneficiare di questa azzardata manovra. «McCarthy non lavora per me e i repubblicani sono molto più scatenati di me sul fronte di questa iniziativa». Proprio no, «non mi interessa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA