52 a 42. Ecco che cosa succederebbe se si votasse oggi.
Donald Trump avanti di 10 punti percentuali esatti sull’eventuale rivale Joe Biden.
Già: “eventuale”. E in questa parola c’è già dentro un intero editoriale. Perché al di là del risultato della proiezione commissionata da Washington Post e ABC News (realtà mediatiche che non simpatizzano certo per il tycoon), la vera domanda che aleggia attorno a questa corsa alla Casa Bianca 2024 è la seguente: per il Partito Democratico, sarà veramente Biden il candidato presidente?
Ad oggi, ufficialmente sì. Ufficiosamente, però, trema davvero tutto.
L’ex numero 2 di Obama affonda negli indici di gradimento, per 3 ragioni molto semplici: economia, immigrazione, e soprattutto età.
Classe 1942, 80 anni, ne compie 81 il 20 novembre, l’anno prossimo, a ridosso del voto fissato per il 5 novembre 2024, ne avrà 82 dopo una manciata di giorni.
Può sembrare macabro, ma oramai anche giornali e televisioni si interrogano a scena aperta sul fatto che possa rimanere in vita per tutta la durata del suo eventuale secondo mandato.
“Eventuale”, ci risiamo, di nuovo.
Attenzione: non che Trump sia giovanissimo, anzi. 77 anni, ne avrà 78 nel giugno 2024.
Ma il dramma del paragone tra i due sta nella differenza di vitalità e di reattività, se non addirittura di lucidità. Non si riesce più a parlare di gaffe, Biden ne ha inanellate davvero troppe, e non soltanto ultimamente. I problemi psico-fisici dell’attuale presidente si fanno ogni giorno un po’ più evidenti, danneggiano la sinistra americana con enormi imbarazzi, e suonano come sirene spiegate di campanelli d’allarme.
Cambiare o perdere, dunque.
Pare essere questa la sintesi estrema che nessuno si azzarda a pronunciare, ma che tutti pensano.
E questo senza contare, appunto, che il fronte immigrazione e sicurezza è letteralmente in fiamme, non solo lungo le linee di confine ma persino nelle grandi metropoli come New York e come Los Angeles. E che, peggio ancora se possibile, l’economia non va mentre l’inflazione galoppa.
Una presidenza azzoppata e la difficoltà di rimuoverla, in primis, paradossalmente, difficoltà proprio per il suo stesso partito. Perché bisogna trovare una formula elegante, perché Kamala Harris non convince ma scartarla irriterebbe ulteriormente donne e minoranze, perché è necessario individuare un sostituto candidato all’altezza. O magari una sostituta candidata dal cognome ben noto.
Oggi, insomma, vincerebbe Trump.
Ma non è detto che “domani” la sfida sia contro Biden.
Al contrario, tra troppi “eventuale”, anagrafe e…“gaffe”, è quasi certo che non sarà così.
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