Usa e Russia: «Un’ora di dialogo tra spie». Il capo degli 007 di Mosca: «Abbiamo discusso di cosa fare dell’Ucraina»

Al Cremlino gli strascichi della rivolta della Wagner: estromesso il capo delle forze aeree

Usa e Russia: «Un’ora di dialogo tra spie». Il capo degli 007 di Mosca: «Abbiamo discusso di cosa fare dell’Ucraina»
Usa e Russia: «Un’ora di dialogo tra spie». Il capo degli 007 di Mosca: «Abbiamo discusso di cosa fare dell’Ucraina»
di Marco Ventura
Mercoledì 12 Luglio 2023, 22:35 - Ultimo agg. 13 Luglio, 08:40
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I canali tra Mosca e Washington sono aperti, nonostante tutto. E forse non è un caso che proprio in chiusura del vertice Nato a Vilnius il direttore russo del servizio di Intelligence esterno (Svr), Sergej Naryshkin, decida tramite l’agenzia Tass di dare la sua lettura della telefonata con l’omologo Usa, il direttore della Cia William Burns. Gli americani l’avevano fatta trapelare per dire che nulla avevano a che fare con l’ammutinamento di Prigozhin. Naryshkin, che nei giorni scorsi ha incontrato i 35 comandanti mercenari e il loro boss, sostiene che la marcia dei Wagner su Mosca era solo un tema diversivo, «un pretesto», e Burns in realtà voleva parlare di altro, degli assetti futuri. 

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IL DIALOGO

Il colloquio sarebbe durato un’ora, e pur non avendo preso impegni precisi, non è escluso che i due direttori dei servizi possano parlarsi presto «di persona».

Conferma Naryshkin che «la conversazione è avvenuta alla fine del mese scorso, e il pretesto per la telefonata da parte del collega americano sono stati i fatti del 24 giugno», il giorno della sfida al Cremlino. «Mi sembra però che questo fosse più un pretesto, perché la parte principale era incentrata su altro: abbiamo pensato, ragionato, su cosa fare con l’Ucraina». Affermazione che potrebbe mirare a spargere zizzania, se davvero Burns ha parlato col russo guardando a dopo la guerra, mentre la norma costante di linguaggio degli americani e dei loro alleati consiste nel rimandare alla parte ucraina qualsiasi decisione sul momento in cui fermare la controffensiva e dare avvio al negoziato. Da Vilnius, Zelensky ribadisce peraltro che il suo popolo combatterà per liberare fino all’ultimo villaggio con un abitante ucraino. «Non abbiamo concordato con Burns un incontro - dice Naryshkin - Ma rimangono le conversazioni telefoniche e la possibilità di un incontro personale». 

LA SITUAZIONE

La rivolta dei Wagner ha i suoi strascichi. Il generale Surovikin, capo delle forze aeree russe, referente di Prigozhin, sarebbe «adesso a riposo e per ora non disponibile», secondo il presidente della Commissione Difesa della Duma, Andrei Kartapolov. Per alcuni, agli arresti. Il ministro della Difesa, Shoigu, invece, dà i numeri del «fallimento» della controffensiva ucraina, che non avrebbe «raggiunto i suoi obiettivi in alcuna direzione». E precisamente: distrutti 1.244 veicoli corazzati, tra cui 17 carri armati tedeschi Leopard e 12 blindati americani Bradley, 914 veicoli militari, 2 sistemi missilistici antiaerei, 25 lanciarazzi multipli e 403 sistemi d’artiglieria, e poi 176 missili Himars, 27 Storm Shmadow e 483 droni. 

LE BOMBE A GRAPPOLO

Aggiunge che se gli Usa invieranno le cluster bomb, anche la Russia «sarà costretta a usarle, ne abbiamo di migliori e più varie». Dichiarazioni contestate però dall’Institute for the study of war, che le considera infondate e «molto gonfiate, esagerate, tanto che i blogger militari russi accusano il ministero della Difesa di contare le perdite non dal 4 giugno ma dall’inizio della guerra». E di contarle due volte. Gonfiato pure il numero dei soldati ucraini uccisi: 26mila. Gli americani starebbero valutando l’invio di missili a lungo raggio Atacms, con gittata 300 chilometri. Tra le novità, la lettera degli ambasciatori di Svezia, Danimarca e Germania al Consiglio di sicurezza dell’Onu, circa le «tracce di esplosivo sottomarino trovate in campioni presi da un’imbarcazione», uno yacht di proprietà di un ucraino. Resta l’incertezza su chi sia il mandante del sabotaggio al gasdotto North Stream 2. Singoli individui o uno Stato. L’invito è alla cautela.

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