Usa e Ucraina con il fiato sospeso: cosa succede se la Russia attacca?

Usa e Ucraina con il fiato sospeso: cosa succede se la Russia attacca?
di Luca Marfé
Lunedì 24 Gennaio 2022, 15:30
3 Minuti di Lettura

La crisi di un Paese con un piede sul crepaccio, il destino del mondo sul ciglio dell’abisso, la domanda da un milione di dollari: che succede se la Russia attacca?

In Ucraina trema tutto. E così anche altrove, praticamente ovunque.
Tremano, ad esempio, le mura della Casa Bianca.

Con Joe Biden stretto nella morsa di non si sa neanche più quante congiunture sbagliate.
La pandemia che imperversa, l’economia che non riparte, ci mancava giusto lo spettro di uno scontro frontale con una potenza nucleare.

L’oggetto del contendere è noto: i territori a sud-est di Kiev, le geografie conosciute come Donbas.

È lì che Putin ha ammassato eserciti e arsenali.
È lì che lo “zar” starebbe per agitare la sua prossima mossa.

Un’invasione di terra, esattamente come già successo con la Crimea nel 2014.

Washington ordina il rientro in patria ai familiari dei propri diplomatici e si prepara veramente al peggio.

Altro che diplomazia: il segretario di Stato Blinken parla quasi più chiaro del presidente e promette una «risposta severa».
Il tavolo con l’omologo russo Lavrov sembra saltato da un pezzo e tutto riconduce oramai alla domanda di partenza.

Che succede se la Russia attacca?

Succede che la Comunità Internazionale, con gli Stati Uniti in testa, non può consentire a Putin di non pagare il dazio di alcuna conseguenza. E si ritrova dunque nel vicolo cieco del dover in qualche modo reagire e basta.

Le sanzioni non interessano a nessuno perché sarebbero sì e no simboliche e comunque tardive, inutili.

L’unica via pare quella delle armi, che metterebbero però faccia a faccia aquila e orso.

Uno scenario terrificante, in cui proprio Biden rischia di rimanere incastrato per una sfilza di motivi, paradossalmente molto semplici.

Tre su tutti.

Il primo: con gli indici di gradimento a terra, la sua immagine è quanto mai debole e quindi, un po’ per risposta e un po’ per convenienza, è chiamato a rialzare subito la testa. Dai democratici che lo vorrebbero assai più convinto, fino ai repubblicani che da sempre lo prendono platealmente in giro.

Il secondo: lo smacco impunito della Crimea riecheggia ancora. Incassarne un eventuale bis coprirebbe di ridicolo l’intero Occidente.

Il terzo, il più importante in assoluto: ostentare ulteriore fragilità con la Russia significa scoprire ulteriormente il fianco pure con la Cina, altro fronte che l’America sa bene essere perennemente aperto.

Non c’è spazio per i tremori, insomma.
È il momento dei duri e a rimetterci potrebbe essere il popolo ucraino, certo.
Ma anche tutto quanto il resto, tutto quanto il mondo.

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