Barlusconi gioca la carta del Sud: «Con Tajani 500mila posti di lavoro»

Barlusconi gioca la carta del Sud: «Con Tajani 500mila posti di lavoro»
di Mario Ajello
Sabato 3 Marzo 2018, 09:31 - Ultimo agg. 14:13
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I primi applausi da candidato premier. Da parte di una platea, quella dell'hotel Parco dei Principi - commercianti, professori, professionisti - molto tajanea. E lui, Antonio Tajani, per la prima volta, pur parlando sempre di Europa, parla anche di Italia. E del suo nuovo impegno: «Sono figlio di un militare, la prima cosa che da piccolo ho imparato a disegnare è stata il tricolore. Tutte le scelte le ho sempre fatte per il grande amore che porto verso la mia patria. Se mi si chiede di dare una mano all'Italia, io rispondo di sì». Berlusconi glielo ha chiesto, lui ha dato la sua disponibilità a fare il premier e i due ieri hanno pranzato insieme a Palazzo Grazioli. Parlando soprattutto del Mezzogiorno, dove entrambi sanno che si giocano le sorti delle elezioni ma anche quelle dell'Italia e dell'Europa.
 


Tajani ha consegnato, al padrone di casa, quello che Silvio definisce «un regalo». Ossia un piano molto dettagliato di interventi, innovazioni e riforme per risollevare questa parte della Penisola, che «non merita di avere i Masanielli». Il piano Tajani comprende, ad esempio, l'idea del Fondo unico di investimenti in infrastrutture, banda larga, reti elettriche, logistica, alta velocità porti e acquedotti. E poi accesso al credito per le pmi. «Questi investimenti - ha spiegato a Berlusconi - si possono alimentare utilizzando i fondi regionali europei». Il programma prevede un fondo finanziato dalla Bei, dalla Cassa Depositi e Prestiti e fondi strutturali per le infrastrutture, tra i 20 e i 30 miliardi entro il 2020, 250 miliardi di cantieri. «Tutto ciò può produrre 500mila posti di lavoro», ha detto Berlusconi.
 
Ecco, il format tajaneo da candidato premier si basa su una serie di caratteristiche, legate anche alla sua esperienza come commissario europeo prima ai Trasporti e poi all'Industria. Il pragmatismo è una di queste. Ieri ha telefonato a Theresa May, per avere chiarimenti sui limiti della circolazione degli individui tra l'Europa e la Gran Bretagna dopo la Brexit. L'altro giorno ha insistito sul Ceo della multinazionale che possiede Embraco, per congelare i licenziamenti dei lavoratori in Piemonte. E il risultato, non soltanto per merito suo, è stato raggiunto.

Ma prima, cioè alcuni giorni fa, parlando con alcuni suoi interlocutori a Bruxelles, Tajani ha spiegato: «Se il centrodestra ha la maggioranza dei voti, avremo un governo. Diversamente, si formerà una coalizione molto vasta, con il solo obiettivo di riscrivere la legge elettorale e tornare subito al voto». Tajani sarà premier nella prima ipotesi (se tra Forza Italia e Lega ad arrivare primi della coalizione saranno gli azzurri). E nella seconda ipotesi, se il partito berlusconiano andrà bene nelle urne e se saprà ben giocarsi la trasversalità e l'affidabilità di Tajani che ha estimatori anche nelle altre forze compreso il Pd, il presidente dell'Europarlamento potrebbe diventare una risorsa valida in senso generale.

Intanto nell'incontro tenuto nell'hotel romano il candidato premier, oltre a insistere sui problemi del Mezzogiorno («Il Nord si sta riprendendo bene, il Sud arranca»), ha mostrato tutta la sua attenzione nel coniugare un europeismo di tipo merkeliano ma senza contrapporsi al modello Orban che piace a Salvini e Meloni da lui considerati «non euroscettici ma eurocritici». E ancora: tutto si può dire di Tajani, tranne che non sia un politico-politico. Ma ha raccontato una vicenda apprezzata dalla platea proprio perché poco tipica degli uomini politici: «Rinunciai alla buonuscita da commissario Ue, perché mi sembrava ingiusto prendere quei soldi di fronte a tanti lavoratori europei licenziati e a tante crisi aziendali che avevo dovuto affrontare nel mio incarico».
 

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