Sanità, un bonus alle Regioni più virtuose: punito chi non spende. Il nuovo piano di riparto dei fondi

Tra gli obiettivi investimenti su macchinari e liste di attesa. Lo Stato anticiperà le risorse e potrà chiederne la restituzione

Sanità, un bonus alle Regioni più virtuose: punito chi non spende. Il nuovo piano di riparto dei fondi
Sanità, un bonus alle Regioni più virtuose: punito chi non spende. Il nuovo piano di riparto dei fondi
di Lorenzo Calò
Domenica 21 Gennaio 2024, 23:57 - Ultimo agg. 22 Gennaio, 12:40
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Pioggia di fondi per la sanità ma con un’avvertenza: lo Stato anticipa subito più della metà delle risorse per la realizzazione dei progetti finalizzati all’attuazione del Piano sanitario nazionale; la cifra restante andrà erogata solo dopo la verifica del livello di attuazione delle opere che ciascuna Regione, di volta in volta, dovrà rendicontare a partire dal prossimo aprile. Lo stabilisce l’intesa tra Conferenza Stato-Regioni, Cipess, governo e ministero della Salute: il provvedimento è stato già pubblicato in Gazzetta Ufficiale. L’importo complessivo delle somme vincolate, a tutto il 2023, è di 1,5 miliardi; l’anticipazione garantita alle Regioni ammonta dunque a 794,178 milioni. Il criterio alla base del riparto è tarato sulla popolazione residente al primo gennaio del 2022. Il restante importo di 705,821 milioni resta pertanto a disposizione delle specifiche finalità relative al completamento dei progetti regionali. «Per facilitare le Regioni nell’attuazione dei progetti - è scritto nel provvedimento - Il Mef provvede a erogare, a titolo di acconto, il 70 per cento dell’importo annuo spettante a ciascuna Regione mentre l’erogazione del restante 30 per cento è subordinata all’approvazione da parte della Conferenza Stato-regioni, su proposta del Ministro della Salute, dei progetti presentati dalle Regioni, comprensivi di una relazione illustrativa dei risultati raggiunti nell’anno precedente; la mancata presentazione ed approvazione dei progetti comporta, nell’anno di riferimento, la mancata erogazione della quota residua del 30 per cento ed il recupero, anche a carico delle somme a qualsiasi titolo spettanti nell’anno successivo, dell’anticipazione del 70 per cento già erogata». Insomma, una sorta di principio di autonomia differenziata ante-litteram. Per quali obiettivi sono state stanziate le risorse? 

Gli obiettivi

L’acquisto di medicinali (in particolare quelli sperimentali e innovativi), la dotazione di apparecchiature, il finanziamento di attività di ricerca e formazione, il potenziamento delle infrastrutture digitali per meglio gestire lo scorrimento delle liste di attesa, il ristoro di anticipazioni finanziarie spese durante l’emergenza Covid, gli interventi strutturali per l’efficientamento energetico dei presidi ospedalieri e assistenziali.

Per effetto del riparto la Lombardia si aggiudica 150,2 milioni, il Lazio 86,3, il Veneto 73,2, 64,3 milioni vanno al Piemonte.

Il Ssn

Assegnate anche le disponibilità finanziarie per le attività legate alle prestazioni del Sistema sanitario nazionale. Il fabbisogno sanitario nazionale standard è ripartito sulla base dei seguenti criteri: popolazione residente, frequenza dei consumi sanitari per età, tassi di mortalità della popolazione con età inferiore a 75 anni, dato complessivo risultante dagli indicatori utilizzati per definire particolari situazioni territoriali che impattano sui bisogni sanitari. Nell’ammontare delle rimesse statali rientra la copertura di tutti i costi relativi ai Lea (livelli essenziali di assistenza). L’importo complessivo rideterminato per tutto il 2023 è di 123,8 miliardi di euro. Di questi 20,6 vanno alla Lombardia, 11,8 al Lazio, 10,1 al Veneto, 10 alla Sicilia, 9,1 al Piemonte. Il quadro complessivo dei finanziamenti prende anche in esame la bilancia attivi-passivi relativa alla mobilità esterna (i pazienti che vanno a curarsi altrove) sia inter-regionale sia internazionale. E dunque il Lazio perde 170,9 milioni (a favore di altre regioni) e 6,1 milioni per pagare le spese di pazienti che sono andati a curarsi all’estero. Singolare il caso della Lombardia: «guadagna» 437,7 milioni per l’offerta di prestazioni a favore di pazienti provenienti da altre regioni italiane ma perde 28,1 milioni per coprire l’assistenza di pazienti lombardi che sono andati a curarsi all’estero. «Win-win» invece lo score dell’Emilia Romagna: ottiene 9,3 miliardi sul riparto fondi nazionale e chiude in attivo i conti sia per la mobilità interna (465,3 milioni) sia per la mobilità internazionale (6,8 milioni).

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