«Fuga dal pronto soccorso, per i medici via al concorso regionale in Campania»

L'annuncio di De Luca e poi l'affondo contro Meloni

De Luca
De Luca
di Dario De Martino
Sabato 20 Gennaio 2024, 09:06 - Ultimo agg. 21 Gennaio, 10:58
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Lo scorrimento delle graduatorie non ha prodotto i risultati sperati. Solo in due, su 221 medici convocati, hanno accettato i contratti per andare a lavorare nei pronto soccorso. Un dato che più di mille parole racconta di come il lavoro nel settore dell'emergenza-urgenza sia sempre meno appetibile per i professionisti in camice bianco. A fornire i dati è il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca nella sua consueta diretta social del venerdì. Un appuntamento durante il quale, tra un attacco al Governo e un altro, annuncia pure di voler varare un'altra misura per provare a risolvere il nodo della carenza di medici nei pronto soccorso: un concorso unico regionale.

Partiamo dal tentativo fallito di far ricorso allo scorrimento degli idonei. «In questi giorni abbiamo convocato tutti i medici che avevano partecipato ai concorsi su altre specialità, anche diverse da quella dell'emergenza, per cercare di utilizzare queste figure con specializzazioni equipollenti rispetto alla medicina di urgenza ed emergenza.

Abbiamo convocato 221 medici risultati idonei nelle graduatorie, si sono presentati 15 idonei e alla fine solo due hanno accettato di essere contrattualizzati con l'ospedale Ruggi d'Aragona», racconta De Luca. Per questo la Regione vuole giocarsi l'ultima carta possibile: «Bandiremo un unico concorso regionale per cercare di selezionare medici per l'emergenza-urgenza e per coprire le esigenze dei pronto soccorsi», l'annuncio dell'ex sindaco di Salerno. Stando ai numeri di Palazzo Santa Lucia tra medici e infermieri mancano almeno 12mila unità al personale sanitario per stare in linea con le altre Regioni.

Ma perché tutti fuggono dai pronto soccorso? Sicuramente incidono le condizioni di grande stress dovute al sovraffollamento dei reparti di urgenza e al fenomeno delle aggressioni al personale sanitario. Problemi che diventano sempre più ingestibili con la carenza di personale. Nodi che, per De Luca, sono tutti «responsabilità nazionali». Secondo il presidente della Regione «il Governo sta uccidendo la sanità pubblica, in piena continuità con quelli che lo hanno preceduto». Ebbene secondo De Luca sono due le misure che dovrebbe prendere l'esecutivo guidato da Giorgia Meloni per risolvere questi problemi. La prima è quella di «adeguare le retribuzioni complessive per tutto il personale medico e infermieristico e stabilire una premialità per chi lavora nel pronto soccorso, visto il particolare carico di stress che questo lavoro comporta». La seconda ricetta è in parte legata alla battaglia del presidente della Regione per lo stop al numero chiuso a medicina: «Utilizzare anche i giovani medici laureati, impegnati nelle scuole di specializzazione, stabilizzandoli e pagandoli con lo stipendio pieno». E proprio a proposito del numero chiuso, l'ex sindaco di Salerno assicura che la Regione «continuerà questa battaglia». Il centrodestra, però, non ci sta alla narrazione per la quale è tutta colpa del Governo. A replicare è il consigliere regionale della Lega Severino Nappi: «Invece di riconoscere la sua responsabilità rispetto al dramma che vivono i campani sulla propria pelle, dal chiuso del suo fortino salernitano prova a spostare l'attenzione sul Governo. Caro De Luca: "ccà nisciuno è fesso"».

Ma l'appuntamento di ieri via Facebook, per De Luca, è stata anche l'occasione per confermare la sua volontà di procedere per le vie legali contro il ministero del Sud guidato da Raffaele Fitto: «Lunedì presenteremo la denuncia al Tar del Lazio», dice. Il nodo è sempre il mancato accordo tra Governo e Regione per la firma dei fondi sviluppo e coesione che dovrebbero portare in Campania circa 6 miliardi. E De Luca non vuole ricorrere solo alla magistratura amministrativa, ma pure a quella penale «per individuare eventuali figure di reato a carico del ministro Fitto e dei tecnici del ministero che dovessero essere compartecipi della responsabilità di non aver completato gli atti amministrativi».

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Pochi giorni fa il Governo ha firmato il patto di coesione con l'Emilia Romagna, settima regione a firmare l'intesa dopo Lombardia, Lazio, Veneto, Piemonte, Liguria e Marche. «Era l'unica regione del Nord che mancava - attacca De Luca - Nessun accordo è stato firmato con le Regioni del Sud. È un governo che sta calpestando il Mezzogiorno». E non manca, in chiusura, un nuovo affondo sull'autonomia differenziata: «Non è previsto nulla per la perequazione. La maggioranza - argomenta De Luca - dice che l'intervento di Autonomia differenziata deve avvenire senza oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato. E come la facciamo la perequazione tra Regioni che hanno servizi a quota 100 e altre del Sud che hanno servizi a quota 50? Altro che vantaggio per il Sud», chiosa il governatore.

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