Crisi da Covid, l'appello di Musumeci: «Un patto bipartisan tra noi governatori del Sud»

Crisi da Covid, l'appello di Musumeci: «Un patto bipartisan tra noi governatori del Sud»
di Gigi Di Fiore
Domenica 5 Luglio 2020, 08:45 - Ultimo agg. 14:58
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Già presidente della Provincia di Catania, eurodeputato e sottosegretario nel quarto governo Berlusconi, Nello Musumeci è da tre anni presidente della Regione Sicilia.
 


Presidente Musumeci, quanto ha inciso l'emergenza covid-19 sull'economia siciliana?
«Rispondo dicendo che guardare la situazione economica del Mezzogiorno e della Sicilia, mettendola in relazione solo con l'epidemia da coronavirus, rischia di stravolgere la realtà. Voglio dire che si tratta di effetti congiunturali sicuramente negativi, che hanno però inciso su una già difficile realtà strutturale. Ci sarà tempo, quando si sarà trovato un vaccino, per fare consuntivi definitivi su quest'emergenza, ma le soluzioni economiche devono incidere sulle carenze strutturali dell'economia meridionale».

La difficile realtà economica del Sud e della Sicilia, insomma, è stata messa a nudo dall'emergenza coronavirus?
«Sicuramente, di certo chi era povero prima lo è di più ora, mentre chi era ricco prima ora è molto meno ricco. In Sicilia abbiamo percentuali di povertà del 40 per cento, che si è aggravata ma era già esistente».

Come vanno affrontate queste difficoltà economiche?
«A Roma e Bruxelles hanno scelto l'unica risposta possibile e cioè l'iniezione di liquidità nel sistema economico. Una soluzione però insufficiente, se non accompagnata da una programmazione mirata, evitando rischi di spreco e di clientelismo».

Occorrono sostegni alle imprese?
«Sì, le imprese vanno sostenute in un contesto già difficile nel Mezzogiorno e in Sicilia, dove gli operatori economici assai spesso, purtroppo, e sottolineo purtroppo, sono costrette a operare nel sommerso per necessità. Per fare un esempio, cito il fenomeno dell'assegno post-datato per pagare la consegna merci in assenza di liquidità immediata».

Serve la disponibilità finanziaria agevolata per aiutare il sistema economico del Sud?
«Serve, se si individuano anche altre priorità. La maggiore liquidità favorisce i consumi e porta ossigeno alle imprese, ma tutto va accompagnato da un indispensabile piano di infrastrutture nel Mezzogiorno, ormai non più rinviabile. L'aiuto alle imprese serve poco, se non legato a una prospettiva futura di interventi infrastrutturali».

Che ostacoli ci sono?
«Sicuramente i lacci e lacciuoli della burocrazia. Spesso i funzionari hanno paura di firmare gli atti, temendo conseguenze penali o contabili. A volte, il timore diventa un alibi per i fannulloni, ma di certo il problema esiste. E l'unica possibilità per uscirne a mio avviso è, anche per un periodo temporaneo di uno o due anni, snellire le procedure burocratiche».

Per superare l'emergenza economica, si attendono i fondi europei con i recovery fund o il Mes. Pensa che le ipotesi di ripartizione di quei fondi tra le regioni italiane penalizzi il Mezzogiorno?
«Ne sono convinto. Per la Sicilia, si parla di finanziamenti tra i 12 e i 15 miliardi. Siamo alle solite. I parametri di assegnazione dei fondi comunitari non possono essere solo l'estensione territoriale e la popolazione. Siamo di fronte a una crisi congiunturale che si è inserita in una preesistente dififcoltà strutturale. E' arrivato il momento per Roma di decidere cosa si vuole fare per il Mezzogiorno, quale ruolo devono avere, nel sistema Italia, la Campania, la Calabria, la Puglia, la Sicilia, la Basilicata. Se non si scioglie questo nodo, non risolveremo mai alcun problema economico italiano».

Cosa pensa possano fare i governatori delle regioni meridionali rispetto al governo centrale?
«Sono convinto sia necessario un grande patto tra i governatori del Sud, che vada al di là delle differenze territoriali e di posizioni politiche. Un patto che sia sintesi di proposte unitarie al governo centrale per interventi di sviluppo con indicazioni di risorse e tempi. Altrimenti faremo sempre come i capponi di Renzo. Non credo sia difficile mettere attorno a un tavolo i governatori del Sud per un grande progetto comune, in una dimensione nazionale e europea».

Un patto programmatico?
«Le risorse non servono senza programmazione. Le esperienze passate lo insegnano. Insomma, bisogna andare oltre la contingenza della crisi da coronavirus per farla diventare un momento di rilancio di interventi strutturali.
Capire, ad esempio, che il Sud è una risorsa proiettata nel Mediterraneo, verso mercati legati al futuro come quelli africani. Occorre una visione da medio periodo, per andare al di là di questa crisi congiunturale».

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