Elezioni, Letta: «Pd con i Cinque Stelle insieme ai ballottaggi»

Elezioni, Letta: «Pd con i Cinque Stelle insieme ai ballottaggi»
di Adolfo Pappalardo
Sabato 2 Ottobre 2021, 07:14 - Ultimo agg. 17:57
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Per Enrico Letta, segretario del Pd, ieri è stata non solo l’ultima giornata della campagna per le Comunali ma anche delle elezioni suppletive in Toscana dove corre come deputato: «Ben 11 tra comizi e incontri: una corsa emozionante e bellissima». Ma l’attenzione, ovviamente, più che sul suo futuro parlamentare è tutta per le urne nei comuni. A cominciare dai 5 grandi capoluoghi: «L’altra volta noi del centrosinistra ne avevamo vinte due e perse tre. Se confermassimo le due e perdessimo le tre già perse, sarebbe una sconfitta. Con un 3-2 per noi sarebbe buona notizia ma da quattro in su per noi sarebbe un trionfo: un risultato da celebrare». 

Segretario Letta a Napoli il laboratorio Pd-M5s sembra andare a gonfie vele. Ma negli altri comuni, specie i grandi, non ci si è riusciti ad alleare. Si poteva fare di più?
«Bisogna rispettare le specificità locali dove contano le realtà territoriali quando parliamo di elezioni amministrative. Io spero e auspico che ci sia sempre più convergenza tra noi perché, e lo stiamo dimostrando con l’ottima candidatura di Gaetano Manfredi, a Napoli la campagna sta andando alla grande. Sono molto contento e fiducioso della strada tracciata come ha fatto notare anche il presidente Roberto Fico».

Infatti il presidente della Camera Fico parla già di alleanza Pd-M5s per le prossime politiche mentre il governatore De Luca è dell’idea di un partito unico: quale è la strada più percorribile? O stanno accelerando troppo? 
«Questo che abbiamo avuto con le amministrative è l’approccio giusto. Come si crea un’alleanza e come portarla avanti è un discorso politico da vedere dopo. La cosa più importante ora è il voto per le comunali e dare i migliori sindaci possibili ai comuni, poi avremo tutto il tempo per discuterne. Le cose comunque stanno andando nella direzione giusta, grazie all’impegno e all’olio di gomito necessario per mettercela tutta».

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Rimane però il problema dei ballottaggi in alcune città in cui serviranno per forza i voti grillini.
«Mai visto nessuno, prima del primo turno, dire che si alleerà e farà indicazioni di voto al ballottaggio.

Ognuno chiede il voto per i propri candidati. Sono convinto che alla fine ci saranno convergenze sostanziali». 

Il Pd ha sempre teorizzato una maggiore attenzione al Sud che, spesso negli anni scorsi, poi non c’è stata. Anche alla luce di una Lega che vuole tornare a essere nordista, non crede serva una scossa del suo partito verso il Mezzogiorno?
«Il nostro è partito nazionale per definizione, ci teniamo molto a questo, ma negli anni nel Mezzogiorno si è persa presa e presenza. Per questo il tema del recupero del Sud deve essere ancora più centrale e passa molto da Napoli che, assieme a Roma e Milano, è una delle tre capitali d’Italia. Lo dico anche perché veniamo dal decennio di De Magistris, un sindaco che ha messo la città in un angolo, marginalizzandola sempre di più. Ma adesso con Gaetano Manfredi siamo in grado di ripartire e Napoli diventerà sempre più protagonista, specie nell’epoca dei fondi del Pnrr, con un Pd che ha una maggiore forza».

Anche se i governatori del Sud continuano ad essere preoccupati perché temono arrivi al Mezzogiorno meno del 40 per cento delle risorse previste nel Pnrr: come li rassicuriamo?
«Io li assicuro su un fatto: dobbiamo ragionare sui progetti non fare le pulci alle percentuali. Se siano il 40, il 38 o il 35 per cento. Il Piano è così vasto e articolato che bisogna pensare a come spendere, e bene, le risorse disponibili senza perdersi dietro ai numeri. Perché il mio timore rimane quello di non consumare tutti i fondi disponibili. Parliamo di 220 miliardi, finanziamenti enormi che in Italia e al Sud non si sono mai visti in questa portata. Quindi ora sarebbe il caso di smettere di discutere sulle percentuali e preparare subito le condizioni per spendere al meglio i fondi». 

Il governatore De Luca a Bologna ha continuato ad attaccare il Pd e lei. Ma perché nessuno dei vertici del Pd gli risponde mai?
«Io penso che ci sia bisogno di tutti e lavoro affinché il Pd tenga uniti tutti: ci attendono impegni enormi nei prossimi anni e ognuno deve fare la sua parte. Per quanto riguarda me, sin da quando mi sono insediato alla guida del Pd, ho lavorato sempre per la massima unità del partito perché credo che c’è una cosa che la nostra gente non vuole vederci fare: litigare continuamente tra noi. Guardi, la compattezza è la condizione essenziale per essere alternativa di governo per questo Paese ed io ho il mantra dell’unità: abbiamo visto cosa è stato dividersi e non voglio tornare su quella strada. Per questo da me non sentirete mai altro che parole di unità». 

Alla vigilia del voto e a campagna elettorale ormai chiusa si sente di fare il pronostico di Manfredi sindaco già al primo turno?
«Non mi pongo affatto il problema: per due volte il Pd a Napoli non è nemmeno arrivato al ballottaggio, quindi una vittoria al primo o al secondo turno non cambierebbe l’intensità della mia gioia. Per me è solo importante che Gaetano Manfredi sia il nuovo sindaco di Napoli». 

Tutti dicono che non lo sono ma, ammettiamolo, le Comunali sono un test. Per il governo e la tenuta dei partiti.
«È sicuramente un test importante per capire chi sostiene veramente il governo Draghi. E noi, ne sono sicuro, saremo premiati per questo sostegno duraturo all’esecutivo mentre altri saranno penalizzati per essere stati ondivaghi e ambigui. Il test lo vedo su questo aspetto».

Sull’ambiguità si riferisce a chi? Alla Lega di Salvini?
«Certo».

Nel Pd però, sottotraccia, si è mossa l’accusa che la linea politica si sia troppo appiattita sull’agenda Draghi.
«Noi abbiamo la nostra identità e il nostro progetto che metteremo a punto per le prossime politiche. Ma in questo momento la nostra agenda è il pieno sostegno al governo. Penso a Olaf Scholz, il leader dell’Spd che ha preso l’eredità di Angela Merkel dopo le ultime elezioni in Germania: è stato bravo ad allargare la coalizione e prendere il meglio dell’agenda politica del suo predecessore. È così che dobbiamo fare anche noi perché la serietà paga e il Pd è un partito serio». 

Elezioni presidente della Repubblica: la preoccupa il flirt tra Matteo Renzi e il centrodestra? 
«Parleremo delle elezioni del Quirinale da gennaio in poi; farlo ora, alla vigilia delle comunali poi, significa avvelenare inutilmente il dibattito politico».

A Napoli c’è il caso Bassolino che in caso di ballottaggio sarebbe prezioso per i suoi voti. Ma, in generale, come si recupera, lui e gli ex democrat usciti sotto la gestione Renzi?
«Sicuramente servirà recuperare i voti di Antonio Bassolino per un eventuale secondo turno. Poi servirà allargare il partito, recuperare molte personalità: le agorà democratiche che ho lanciato servono proprio a questo».

Nel Pd qualcuno scalcia: serve un congresso dopo il voto di queste amministrative. E’ dello stesso parere?
«Non è ora di mettersi a discutere di argomenti interni alla nostra comunità. Serve invece, questo sì, parlare di economia, giovani, lavoro, impresa».

E proprio il lavoro vede al Sud un’impennata di morti: calano ovunque tranne qui dove c’è molto sommerso. Una vera emergenza. 
«Non si può morire per lavorare, punto. Il lavoro deve essere giusto, dignitoso e sicuro. Ovunque nel Paese. E bene ha fatto il governo, col presidente Draghi e il ministro Orlando, a porre la sicurezza come priorità e ad accelerare per una stretta su sanzioni e controlli. E a tutto questo naturalmente a deve accompagnarsi una svolta culturale e campagne di formazione mirate ed efficaci».

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