È l'anno zero nel Movimento 5 Stelle e Giuseppe Conte e la sua leadership sono caduti in un buco nero per mano di un gruppo di attivisti. La notizia è accolta con sgomento e smarrimento da parte di buona parte del gruppo: «È quello che ci voleva per mettere fine al dualismo Conte-Di Maio», commenta un deputato di primo piano. Beppe Grillo tace in queste ore, ma deputati e senatori chiedono il suo intervento e restano inascoltati: «Non abbiamo più una guida oggi, ma non l'avevamo neanche prima di oggi», si sfoga un senatore ostile al nuovo corso del leader. E le chat di telegram dei grillini intanto esplodono: si fa ironia principalmente su Vito Crimi, il reggente tornato alla ribalta della scena. Qualcuno posta un meme, altri lo prendono in giro, in tanti rilanciano il post - comunicato di Beppe Grillo del 30 giugno 2021, in cui il comico ribadiva a Crimi le modalità di svolgimento delle operazioni di voto per il nuovo statuto: «Aveva ragione Grillo, è stato profetico», commentano i partecipanti. Ostaggi di mille mal di pancia, nel Movimento 5 Stelle le correnti interne si scontrano a viso aperto.
Gli uomini di Giuseppe Conte, i suoi vice presidenti, sarebbero convinti che dietro questa vicenda ci possa essere la firma dell'antagonista: il ministro Di Maio. È in queste ore che le recenti dimissioni del ministro degli esteri dal suo ruolo nel comitato di garanzia stanno assumendo un significato diverso per i contiani: «C'è Luigi dietro tutto questo - mormorano con un passaparola nei corridoi degli uffici di Via del Vicario a Roma - le sue sono state dimissioni ad orologeria».
Per i fedelissimi del ministro, la vicenda della sospensione segna una svolta. «Siamo felici», commenta qualcuno tra le fila dei dimaiani, tirando un sospiro di sollievo. L'interpretazione è quella di una seconda chance per mettere alla porta Giuseppe Conte e con lui tutta la sua segreteria, della quale gli uomini del ministro chiedevano già prima le dimissioni. «È la certificazione di un fallimento, quello di Conte e del suo progetto», avvisa un altro senatore simpatizzante per la corrente antagonista ai contiani. E se nelle ultime ore si cercava una mediazione con i contiani ed una resa dei conti pubblica in assemblea, oggi quella strada è completamente abbandonata. I deputati e senatori che ancora riconoscono la leadership di Luigi Di Maio sarebbero intenzionati, d'ora in poi, a persuadere il gruppo in modo che non sia confermata la leadership di Giuseppe Conte e stravolgere completamente il suo organigramma. Intanto il ministro resta in silenzio, in attesa dell'evoluzione delle cose.
Una doccia fredda questa vicenda anche per la corrente interna che fa capo al presidente della camera Roberto Fico. Lui, in effetti, si era esposto in prima persona nel ruolo di mediatore e aveva trovato il sostegno dei suoi: un gruppo di eletti alla Camera e in Senato che nutrono ancora la speranza di una pacifica risoluzione degli attriti tra i due leader, Conte e Di Maio, e auspicano la convivenza pacifica delle due anime del movimento. Negli intenti c'è quello di lavorare internamente per appianare le divergenze e lasciare che in assemblea sia il popolo 5Stelle democraticamente ad esprimersi.
È la corrente del Movimento che resta in attesa dell'evoluzione dei fatti: un gruppo corposo di deputati e senatori che non si è schierato nella contesa tra Di Maio e l'ex premier e seguiterà anche adesso che tutto è da rifare. L'intento principale sarebbe seguire la leadership in grado di garantire la ricandidatura (Io sto dalla parte di chi mi ricandida, spiega un deputato al secondo mandato). C'è anche chi, però, ha un ruolo istituzionale e resta in silenzio ma lavora in sordina in favore di uno o dell'altro.
Quanto accaduto rimette tutto in discussione per Alessandro Di Battista, ma c'è già chi scommette all'interno del Movimento: «Dibba invocherà una più ampia condivisione democratica del nuovo assetto, ma non abbandonerà Conte. D'altra parte, lui con Di Maio, neanche ci parla più».