Governo, manovre a destra: Giorgia Meloni teme l’assalto a Forza Italia. La tattica di Salvini per aggirare Tajani

La premier predica calma agli alleati

Governo, manovre a destra: Giorgia Meloni teme l’assalto a Forza Italia. La tattica di Salvini per aggirare Tajani
Governo, manovre a destra: Giorgia Meloni teme l’assalto a Forza Italia. La tattica di Salvini per aggirare Tajani
di Francesco Malfetano
Martedì 4 Luglio 2023, 01:24 - Ultimo agg. 5 Luglio, 15:34
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Circa venti giorni. Tanto è durata la pax berlusconiana nel centrodestra. Sul gioco di veti incrociati verso il voto di giugno 2024, traballa quel fragile patto di non belligeranza voluto e garantito da Giorgia Meloni all’indomani della morte del fondatore di Forza Italia. Il veto espresso da Antonio Tajani su Marine Le Pen e sul partito tedesco di ultradestra Afd ha infatti irritato molto Matteo Salvini, convinto che a Roma come a Strasburgo non debbano esistere tabù né prospettive di alleanze alternative a quella del centrodestra. «L’obiettivo dovrebbe sempre essere federarne le anime» spiega una fonte ai vertici della Lega particolarmente critica con il nuovo corso azzurro targato Tajani. «E soprattutto senza mai neppure guardare a sinistra». Tant’è che, in chiaro, più d’uno tra i parlamentari del Carroccio ieri ha finito con il rievocare «l’eredità di Berlusconi», che per primo riuscì a blindare il centrodestra, tenendo insieme la Lega di Umberto Bossi e il Msi di Giancarlo Fini. «Dovrebbe insegnare che il centrodestra vince quando è compatto, inclusivo e non confonde la propria identità con la sinistra» ha attaccato ad esempio Stefano Candiani, capogruppo leghista in commissione Politiche dell’Ue. 

Si tratta delle prime avvisaglie di una competizione interna alla maggioranza che, a undici mesi dalle Europee, preoccupa non poco Meloni.

A via della Scrofa infatti, leggono nell’improvvisa fiammata salviniana l’inizio di un tentativo a lungo termine di cannibalizzare Forza Italia. «Un’operazione di logoramento» che nei prossimi mesi si articolerà su «due diversi fronti». Il primo, italiano, si concentrerà sul gioco di sponda con la fronda interna agli azzurri guidata silenziosamente da Licia Ronzulli e sul tema elettorale di evitare inciuci con i socialisti. Il secondo, più europeo, vedrà il Carroccio cercare altre strade per accreditarsi con il Ppe. «Proveranno ad aggirare Tajani per isolarlo» ragiona un colonnello meloniano, «fosse solo perché restando dove sono resterebbero schiacciati da Le Pen». Il reggente di FI dal canto suo, consapevole che allargare ulteriormente il campo presidiato dal Ppe, già “minacciato” dall’exploit dei conservatori guidati da Giorgia Meloni, rischierebbe di ridurre ancora lo spazio per il suo partito, tenterà di serrare le resistenze dei popolari, puntando sulla “impresentabilità” degli alleati di Salvini.

I MELONIANI

Un fuoco incrociato da cui Meloni e i suoi punteranno a tenersi fuori il più a lungo possibile. Non solo per evitare di spostare il focus da un annunciato exploit dei conservatori, quanto perché un avvio di campagna elettorale come quello che si sta presentando in queste ore rischia di riverberarsi facilmente sulle partite del governo. Eventualità che, spiega un ministro di FdI, «bisogna evitare a tutti i costi». Per questo a palazzo Chigi per ora ci si limita a dire: «I conti si fanno a numeri acquisiti». Tra i più esperti della macchina europea di FdI però, sottolineano come l’ambizione originaria dovrebbe essere quella di evitare le alleanze “dispendiose” in termini di consenso. E quindi, in linea di massima, boicottare i socialisti e i liberali di sinistra ed escludere gli estremismi di destra in stile Afd. Potenzialmente quindi, il discorso è diverso per Le Pen. Qualora i sondaggi dovessero essere confermati, il Rassemblement National veleggia verso il 24 per cento dei consensi nel secondo Paese più popoloso d’Europa. Numeri che secondo un’opzione abbastanza in voga in FdI - o forse più che altro un sogno - non escludono possano essere sufficienti a scalzare dalla maggioranza una parte di Renew e, quindi, a tenere fuori il mai amato Emmanuel Macron. 

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