Landini: Renzi e Confindustria cancellano diritti. Coalizione sociale non è un partito, serve riforma radicale sindacati

Landini: Renzi e Confindustria cancellano diritti. Coalizione sociale non è un partito, serve riforma radicale sindacati
Domenica 15 Marzo 2015, 15:05 - Ultimo agg. 16 Marzo, 08:04
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Non è un partito ma un soggetto politico, movimentista, sindacale e sociale, destinato ad allargarsi e ad unire i lavoratori.

Maurizio Landini, dopo il battesimo della coalizione sociale che punta a «cambiare l'Italia più di Matteo Renzi», rilancia, dopo il battesimo di ieri, priorità e obiettivi della sua 'creaturà, a partire dalla necessità di una riforma del sindacato contro «l'asse governo-Confindustria». Ma, proprio dal sindacato arriva la prima, vera, doccia gelata per il segretario della Fiom.



Gelo dalla Cgil. Dalla Cgil, infatti, fanno sapere come Susanna Camusso, al contrario di quanto sostenuto da Landini, «non era stata informata» della riunione di ieri nè, tantomeno, ha espresso appoggio al progetto. È 'in casà, insomma, che Landini trova l'ostacolo più duro da superare per far sì che la sua coalizione cresca. Del resto, già nei giorni scorsi, la Camusso aveva mantenuto una diffidente prudenza verso il passo avanti del numero uno delle tute blu. «Non è nostra intenzioni organizzare coalizioni sociali», affermava solo qualche giorno fa, assicurando come la Cgil non intenda «trasformarsi in un'organizzazione politica». Parole che, oggi, sono lontane anni luce dai concetti ribaditi da Landini. «Il sindacato fa politica.



E se non è un soggetto politico diventa un sindacato aziendale e corporativo», afferma il segretario della Fiom, ospite di In mezz'ora, dove torna a negare l'identità partitica della sua coalizione («chi lo pensa è in malafede», afferma replicando a Renzi) e la prospettiva di una sua uscita dal sindacato. La coalizione targata Fiom e segnata dalla presenza di associazioni di varia origine, è invece destinata ad allargarsi e le sue azioni saranno decise dai lavoratori. Lavoratori i cui diritti sono «cancellati da Renzi e da Confindustria» con la partecipazione attiva anche di quella minoranza Pd che ieri criticava l'iniziativa, attacca Landini, secondo il quale la «Costituzione va applicata, non cambiata» ancor più da un governo che, per il sindacalista, non ha quel consenso che sostiene di avere. Rete sociale, mobilitazione, maggior coordinamento tra le istanze di tutti i lavoratori restano perciò le priorità della coalizione di Landini, che nel frattempo, in Parlamento può di fatto contare sulla sponda di Sel mentre serpeggiano, al di là della coltre di scetticismi, anche prove di dialogo con una parte delle minoranze Pd. Se Gianni Cuperlo guarda alla coalizione con «rispetto», il bersaniano Alfredo D'Attorre, pur facendo dei distinguo, sottolinea come il segretario della Fiom e le istanze che vuole portare avanti potrebbero essere un utile interlocutore per il Pd.



E non è escluso che alla manifestazione del 28 marzo, primo 'battesimò in piazza per la coalizione di Landini, partecipino anche esponenti delle minoranze Pd.
Quelle stesse minoranze che, sette giorni prima, lanceranno un loro manifesto unitario - «A sinistra nel Pd» - in un'assemblea a Roma che vedrà la partecipazione anche di rappresentanti di Sel e della Cgil mentre Landini non ci sarà anche perchè, si sottolinea nel Pd, impegnato con Libera in una manifestazione a Bologna. «Non sarà un cartello anti-Renzi, ma una proposta costruttiva, con al centro l'Italia» e una discussione «sulla qualità della democrazia e il rilancio dei partiti», spiega D'Attorre, tra gli organizzatori della kermesse. Iniziativa che inaugurerà sette giorni chiave per il mosaico di chi è sinistra di Renzi e, benchè fiaccato da un'endemica frammentazione, cerca di arginare l'azione del 'rottamatore'.
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