Mara Carfagna ministro per il Sud: «In cinque anni servizi uguali tra Nord e Mezzogiorno»

Mara Carfagna ministro per il Sud: «In cinque anni servizi uguali tra Nord e Mezzogiorno»
di Nando Santonastaso
Domenica 13 Giugno 2021, 12:20 - Ultimo agg. 16:57
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Ministra Carfagna, partiamo dal Concorso Sud: sorpresa e delusa dalla bassa partecipazione degli ammessi all'unica prova prevista?
«I profili tecnici richiesti erano molto alti - risponde Mara Carfagna, ministra per il Sud e la Coesione territoriale - ed è possibile che con la ripresa appena iniziata e la prospettiva di un contratto diverso da quello a termine, previsto dal Concorso c'è chi tra ingegneri, architetti e progettisti abbia preferito rinunciare per concentrarsi su altre opportunità. Una scelta che va rispettata».

Il governo però ha sempre spiegato che una parte di questi contratti sarebbero potuti diventare a tempo indeterminato.
«È vero e lo confermo ma al momento la prospettiva è di assunzioni per 36 mesi. In ogni caso il concorso andrà avanti con l'apertura della platea dei candidati a tutti coloro che avevano fatto domanda e nel rigoroso rispetto delle procedure e dei tempi previsti, i 100 giorni indicati dal Bando che fino a poco tempo fa erano inimmaginabili. Siamo orgogliosi di avere promosso un concorso pilota che traccerà la rotta delle future selezioni di personale pubblico, semplificate e veloci. Non a caso il Concorso Sud è uno dei tre simboli del nuovo corso del Mezzogiorno basato su dignità delle persone, lavoro e serio utilizzo dei ben pubblici».

Ci ricorda le altre due, ministra?
«La demolizione e la bonifica radicale della vergognosa baraccopoli di Messina, nella quale abitano da decenni 8mila cittadini italiani in condizioni di estremo disagio e precarietà; e il restauro dell'Albergo dei poveri di Napoli per il quale nel Pnrr sono stati previsti 100 milioni. Coinvolgeremo la città di Napoli e i candidati a sindaco in una giornata intera di ascolto per capire come si intende riutilizzare la struttura, sul modello degli Stati generali del Sud dello scorso marzo. Si sta parlando di tante ipotesi, come sede di Gigafactory o della nuova Cyber Authority, ad esempio: valuteremo di concerto con il ministro dei Beni culturali proposte e idee».

A che punto è invece la battaglia per i Livelli essenziali delle prestazioni, una delle priorità del suo impegno nel governo per riequilibrare i diritti di cittadinanza tra Sud e Nord?
«Stiamo preparando quella che, con la massima cautela, non posso non definire una rivoluzione per tutti i cittadini meridionali e per quelli delle aree interne del Paese in particolare, che da 20 anni non hanno servizi e assistenza adeguati.

Ci stiamo lavorando dal giorno del mio insediamento, la risposta arriverà nel giro di poche settimane: un Sud non solo attrattivo di investimenti, che occorrono e in grossa quantità, ma una terra di pari diritti e di pari opportunità. Ecco perché è necessaria la definizione dei Lep. Siamo partiti dalla garanzia di un livello minimo di asili nido e di assistenti sociali per tutti i cittadini, previsto dalla Costituzione ma da 20 anni mai attuato».

E come intende procedere?
«Con norme che possano iniziare ad abbattere quello che ho definito il muro italiano invisibile tra Nord e Su tra aree metropolitane e centri minori. Ne ho parlato con alcuni giornalisti tedeschi, in queste settimane, a proposito dell'abbattimento di un muro ben più visibile dal quale è partita la riunificazione della Germania. Il nostro muro non è fisico ma molto visibile nella percezione delle disuguaglianze causate dal diverso accesso ai diritti di istruzione, assistenza, trasporto, asili nido. I primi due Lep riguarderanno le famiglie e le donne che sono le più penalizzate dalla pandemia».

Ma può indicare ad esempio un numero di bambini che con il Pnrr potrà finalmente utilizzare gli asili nido previsti dal Piano?
«La proposta di riforma su cui stiamo lavorando punta ad accrescere l'offerta attuale al 33% in ogni area del Paese. Abbiamo immaginato un percorso graduale di 5-7 anni che, con le necessarie coperture finanziarie su cui si sta ragionando, preveda il superamento definitivo della spesa storica».

E per gli assistenti sociali sarà superata l'assurda anomalia denunciata dal Mattino per cui, in sintesi, saranno premiati i Comuni che già li hanno?
«Assolutamente sì. La legge di Bilancio 2020 ha fissato un Lep che prevede un assistente sociale ogni 5mila abitanti e ha previsto un contributo di 40mila euro per ogni assunzione, riservandolo però ai soli Comuni che hanno già raggiunto il rapporto di un assistente sociale ogni 6.500 abitanti. I Comuni con un bassissimo livello di servizi sociali, quasi tutti al Sud, sono stati di fatto abbandonati al loro gap. Rimedieremo a questo errore e orienteremo l'utilizzo del Fondo di solidarietà comunale verso l'obiettivo di un assistente ogni 5mila abitanti senza più prevedere l'altro criterio».

Cambierà anche la ripartizione delle risorse per la sanità, anch'essa condizionata dalla spesa storica?
«Intanto mi piacerebbe arrivare anche ad un Lep sulla disabilità dove si continuano a verificare profonde disuguaglianze tra Nord e Sud. Certo, superare il criterio della spesa storica e del criterio della popolazione per la sanità è un obiettivo prioritario sapendo che non sarà una passeggiata. Per 20 anni ha funzionato un sistema che premiava la maggiore capacità fiscale di un territorio rispetto agli altri: non possiamo più accettarlo, non è degno di un Paese civile».

Si sente isolata nel governo su questi temi?
«No, i ministri Bonetti e Orlando ad esempio condividono questa priorità e del resto faccio fatica a immaginare qualcuno che voglia opporsi ad un disegno di riequilibrio e rispetto del principio di uguaglianza. La riforma dei Lep, per la quale è fortemente impegnata anche la viceministra del Tesoro Laura Castelli, è la base per la riunificazione sociale ed economica del Paese».

Pensa ad un decreto legge, ad un Dpcm?
Decideremo con Palazzo Chigi. La formula potrebbe essere quella del Disegno di legge e non vuol dire che i tempi si allungano: era in un Ddl anche la legge sullo stalking che ho portato avanti e che dopo l'ok del governo di allora fu inserito in un decreto legge e divenne presto operativa.

Dopo l'ok dell'Ue si aspettano i primi fondi del Pnrr. Che ricasco avrà il Piano sull'occupazione di giovani e donne del Sud?
«Intanto siamo già impegnati a predisporre i bandi per la povertà educativa e la valorizzazione degli immobili confiscati alle mafie ma tutti i progetti di nostra competenza partiranno in contemporanea, considerato che i tempi del Pnrr sono molto brevi. Le infrastrutture saranno certamente importanti per il Mezzogiorno: se riusciremo a realizzare le opere previste, tra 5 anni il Sud avrà cambiato volto e garantir un'occupazione aggiuntiva del 4% per i giovani e di oltre il 5% per le donne. Penso ad Alta velocità e banda larga dappertutto, ai porti modernizzati con oltre 1,2 miliardi di investimento, all'impatto della transizione ecologica, al rilancio delle Zes. Il decreto semplificazioni appena approvato e la riforma della Pubblica amministrazione saranno decisivi per la ripresa del Sud. Ma in cantiere c'è anche molto altro».

A cosa si riferisce, ministra?
«All'attuazione del Contratto istituzionale di sviluppo per Pompei, ad esempio, utilizzando la possibilità concessa al ministro per il Sud di decidere su progetti, risorse e idee di sviluppo dei territori. Il Cis Pompei è stato approvato nel 2014 ma finora mai attuato: sarà un intervento ampio che abbraccerà Napoli est, l'area del Miglio d'oro e delle ville vesuviane, di natura soprattutto infrastrutturale per rendere più fruibili ai turisti le grandi aree archeologiche del territorio e rivitalizzare anche gli investimenti produttivi a ridosso del porto di Napoli. E poi penso ad un Contratto istituzionale di sviluppo per la Terra dei fuochi sul piano del risanamento ambientale e della riqualificazione urbana: è un dovere morale, l'ho promesso ai sindaci dell'area e a don Maurizio Patriciello che da tempo è impegnato su questo fronte civile. Abbiamo inoltre ottenuto dall'Ue l'ok per inserire un Pon Salute nel programma dei fondi strutturali 2021-2027: i fondi europei quindi potranno essere spesi anche per migliorare la Sanità al Sud».

Il lavoro resta l'emergenza numero uno al Sud: possibile che il Reddito di cittadinanza freni il ritorno al lavoro e renda impossibile reperire figure anche stagionali?
«Il Reddito va bene come strumento di sostegno, in una fase peraltro così difficile, per milioni di persone ma non ha funzionato anche come approccio al mercato del lavoro. Va profondamente modificato, e tutti, mi pare, sono d'accordo. Ma va assolutamente scardinato anche l'atteggiamento rinunciatario rilevato da molti imprenditori, che fa male non solo alle imprese ma anche ai nostri giovani: e ci sono tantissimi talenti da valorizzare al Sud. Il problema del lavoro non si risolve certo con il Reddito di cittadinanza».

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