Meloni e i migranti: «Basita dal giudice di Catania. C’è chi tifa l'illegalità»

Apostolico replica: «Questione giuridica, non diventi personale»

Meloni e i migranti: «Basita dal giudice. C’è chi tifa l'illegalità»
Meloni e i migranti: «Basita dal giudice. C’è chi tifa l'illegalità»
di Andrea Bulleri
Martedì 3 Ottobre 2023, 00:02 - Ultimo agg. 6 Ottobre, 14:59
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«Basita» dalle decisioni del giudice. Aspetta 48 ore, Giorgia Meloni, prima di dire la sua sulla sentenza che, a Catania, ha disapplicato il decreto Cutro, rimettendo in libertà tre migranti che in base alle norme varate dal governo lo scorso marzo avrebbero dovuto essere rimpatriati. E quello che la premier consegna ai social somiglia per certi versi a uno sfogo: da una parte, scrive Meloni, c’è chi «lavora ogni giorno» per «fermare le partenze dei barconi e distruggere la rete dei trafficanti di esseri umani», dall’altra invece esiste «un pezzo d’Italia» che «fa tutto il possibile per favorire l’immigrazione illegale». E al partito di chi rema contro l’azione dell’esecutivo sui migranti, la premier iscrive non solo «la sinistra ideologizzata», ma anche chi con «motivazioni incredibili» ha redatto quel verdetto. Decisione contro la quale l’esecutivo ha già annunciato ricorso: «Ci sono le condizioni per impugnare la sentenza di Catania», mette a verbale da Ventimiglia il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. «Dalla lettura dell’atto (firmato dalla magistrata Iolanda Apostolico, ndr) siamo convinti che abbiamo ragioni da sostenere». 

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LO SFOGO

Al netto dell’ottimismo per il ricorso (a palazzo Chigi restano convinti che la giudice Apostolico sia andata molto al di là delle proprie competenze), l’irritazione per la “bocciatura” del decreto resta.

Meloni non lo nasconde. «Siamo di fronte a una pressione migratoria senza precedenti», annota la premier. «Il governo italiano lavora ogni giorno per fronteggiare questa situazione e contrastare l’immigrazione illegale di massa», attraverso «norme di buon senso per facilitare le espulsioni di chi non ha diritto ad essere accolto». Ma «tutto – suona il j’accuse di Meloni – diventa molto più difficile se nel frattempo altri Stati lavorano nella direzione diametralmente opposta, e se perfino un pezzo di Italia fa tutto il possibile per favorire l’immigrazione illegale». Non solo la Germania che sceglie di finanziare le ong, dunque. Non solo «la sinistra ideologizzata» e «il circuito che ha i propri ricchi interessi nell’accoglienza». Ma anche – almeno così per l’esecutivo sembra suggerire il verdetto – un pezzo di magistratura. «Sono rimasta basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania», scrive la premier, «che con motivazioni incredibili (“le caratteristiche fisiche del migrante, che i cercatori d’oro in Tunisia considerano favorevoli allo svolgimento della loro attività”) rimette in libertà un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia Paese non sicuro (compito che non spetta alla magistratura) e scagliandosi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto». Poi la chiosa: «Non è la prima volta che accade» e «non sarà l’ultima. Ma – conclude Meloni – continueremo a fare quello che va fatto per difendere la legalità e i confini dello Stato italiano. Senza paura». 

Parole che scatenano la reazione delle opposizioni, ma anche dell’Anm. «Esprimersi in questi termini – attacca il presidente dell’Associazione dei magistrati Giuseppe Santalucia – crea una confusione pericolosa: serve reciproco rispetto». Dieci togati del Csm, nel frattempo, annunciano una raccolta firme per difendere la collega da «autentici attacchi all’autonomia della magistratura». Dal Pd Elly Schlein si rivolge alla premier: «La smetta di alimentare lo scontro istituzionale che danneggia il Paese». Mentre per il dem Francesco Boccia le parole di Meloni rappresentano «l’anticamera dell’eversione». Duro anche il leader pentastellato Giuseppe Conte, che parla di «slogan» e «bluff» del governo sull’immigrazione.

LA REPLICA

A replicare alla premier, a un certo punto, arriva anche la giudice Apostolico. Che chiede di non trasformare «una questione giuridica in una questione personale». «Non voglio entrare nella polemica né nel merito della vicenda – premette la magistrata – Il mio provvedimento è impugnabile con ricorso per Cassazione, non devo stare a difenderlo». Ma le critiche alla giudice arrivano da ogni parte, nella maggioranza. Da FdI, secondo cui «è gravissimo il fatto che chi ha giudicato il caso abbia manifestato sui social, poi chiusi ad orologeria, convinzioni politiche contro Salvini e a favore delle politiche immigrazioniste delle ong», alla Lega. Con il leader del Carroccio che, torna a menare fendenti: «Le notizie sull’orientamento politico del giudice sono gravi ma non sorprendenti», affonda. «Perché – si chiede – pur di andare contro il governo si va contro gli italiani? Anche un giudice, se sbaglia, deve pagare come tutti i comuni mortali», aggiunge il vicepremier sui social. Infine annuncia che «la Lega chiederà conto del comportamento del giudice siciliano in Parlamento. I tribunali – conclude Salvini – non possono essere trasformati in sedi della sinistra».

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