Italia Albania, cosa prevede l'accordo sui migranti: centri per 5 anni, due aree individuate da Tirana, il tema sicurezza

Stranieri nelle strutture solo per il tempo necessario a riconoscimenti e rimpatri

Migranti, protocollo con l’Albania: centri migranti per 5 anni e 16,5 milioni di rimborsi. Il testo dell’accordo Meloni-Rama
Migranti, protocollo con l’Albania: centri migranti per 5 anni e 16,5 milioni di rimborsi. Il testo dell’accordo Meloni-Rama
di Francesco Bechis
Mercoledì 8 Novembre 2023, 00:37 - Ultimo agg. 12:57
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Italia Albania, cosa prevede l'accordo sui migranti

È un patto nato sulla scia dell’emergenza, in una rovente settimana di agosto. Ma è destinato a durare a lungo: cinque anni, prorogabile di altri cinque, salvo disdetta entro sei mesi dalla scadenza. Quattordici articoli racchiudono l’intesa tra Italia e Albania che segna «una svolta» nella gestione dei migranti per Giorgia Meloni. Ecco dunque i dettagli, a due giorni dall’entente cordiale siglata a Palazzo Chigi tra la premier italiana e l’omologo albanese Edi Rama.

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L’ACCORDO
II Paese est-europeo metterà a disposizione del governo italiano due aree - il porto di Shengjin, a settanta chilometri dalla capitale Tirana, e la zona interna di Gjader - per costruire le strutture che dovranno ospitare temporaneamente i migranti.

Quanti? L’accordo specifica che il numero di migranti presenti «contemporaneamente» nel territorio albanese «non potrà essere superiore a tremila». Dovranno restare nelle strutture solo per «il tempo strettamente necessario» ad espletare le procedure «di frontiera o di rimpatrio». Senza possibilità di uscire finché non saranno terminati i controlli. Come ha spiegato ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, i centri di raccolta in Albania non saranno Centri di permanenza e rimpatrio (Cpr)- le strutture italiane per le espulsioni - ma serviranno solo al controllo dei documenti e dei requisiti dei migranti per un periodo molto più breve: 28 giorni al massimo. Un ritmo che permetterà al Paese balcanico di ospitare circa tremila persone ogni mese, per un totale di trentaseimila l’anno, stando alle stime del governo.

Dall’accordo emerge una divisione dei ruoli chirurgica. L’Albania fornirà le aree per ospitare i centri dove saranno esaminate le richieste dei migranti salvati nel Mediterraneo. Dal governo - ma nel testo non se ne fa menzione - specificano che si tratterà di salvataggi operati da navi della Guardia costiera, della Marina o della Finanza e che saranno esclusi dal trasferimento in Albania i fragili, le donne incinte e i bambini. Tirana metterà in campo le sue forze dell’ordine per presidiare il perimetro esterno delle strutture ed eventualmente ricondurre al loro interno i migranti che proveranno a fuggire. In caso di morte del migrante, sarà il governo albanese ad aprire gli obitori.  Tutto il resto spetterà al governo italiano: dalla sicurezza interna alle procedure di rimpatrio, dalle spese legali contro eventuali ricorsi di chi è trattenuto nei centri alle spese per cibo, servizi e sanità. E ancora: il trasporto dei migranti nel Paese balcanico, il loro trasferimento allo scadere dei 28 giorni. Di più: l’Italia si impegna a garantire rimborsi al 100 per cento su tutte le spese che dovrà affrontare il governo albanese per mettere in piedi le due maxi-strutture. E per questo nascerà un fondo ad-hoc con una prima dotazione: 16,5 milioni di euro. Insieme ai costi, nei centri sarà italiana anche la giurisdizione: saranno infatti gestiti «secondo la pertinente normativa italiana ed europea». In altre parole, chi commetterà reati all’interno delle strutture dovrà fare i conti con la Giustizia italiana e lo stesso vale per le diatribe legali sul rilascio di permessi di soggiorno o dell’asilo richiesto dai migranti. 

 


LE REAZIONI
Eccolo nero su bianco, il patto di ferro tra Meloni e Rama che crea un precedente in Ue, appaltando a un Paese extra-comunitario un pezzo della gestione dei flussi nel Mediterraneo. Le opposizioni in Italia l’hanno ribattezzato «la nostra Guantanamo» e promettono battaglia, «è illegittimo» sentenzia il Pd di Elly Schlein, mentre in Albania l’annuncio del socialista Rama finisce sotto il tiro della minoranza di centrodestra. In attesa di un parere dalla Commissione europea, il protocollo italo-albanese mette in chiaro che i centri per migranti saranno «in conformità con il diritto internazionale ed europeo» così come dei «diritti universali dell’uomo». Anche per questo, si legge, sarà garantito il diritto alla difesa dei migranti con l’accesso alle strutture di avvocati e ausiliari, Ong e agenzie Ue. Questi gli accordi firmati. E difesi da Meloni e dal governo dopo il tiro continuo delle opposizioni. «È un passo significativo - dice il leader della Lega Matteo Salvini con una frecciata finale all’Ue: «Tirana merita un grazie, Bruxelles no». 
 

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