Carfagna: «Nascere nel Mezzogiorno non può essere un peccato»

Carfagna: «Nascere nel Mezzogiorno non può essere un peccato»
di Mara Carfagna*
Sabato 3 Luglio 2021, 08:52
4 Minuti di Lettura

Caro Direttore,
l'indagine della Società di Pediatria alla quale il Mattino ha dato ieri grande rilievo aggiunge all'«elenco della vergogna» delle diseguaglianze Nord/Sud una sezione che fa rabbrividire. È il capitolo sull'alta incidenza della mortalità infantile nel Mezzogiorno, che avete ben riassunto in un sommario: «Se le percentuali del Sud fossero uguali a quelle del Nord, nel 2018 sarebbero sopravvissuti 200 neonati in più». La stima dei pediatri conferma un dato di realtà che per troppo tempo è sfuggito al dibattito italiano e solo adesso comincia, faticosamente, a farsi strada oltre il pregiudizio antimeridionalista secondo cui il Sud deve i suoi guai alla natura stessa dei meridionali, alla loro pigrizia, alla loro lentezza e inefficienza. La realtà ci dice il contrario. Nelle regioni meridionali il divario di cittadinanza agisce fin dalla nascita, fin dal primo giorno o mese di vita, e da subito definisce il percorso di un cittadino meno importante degli altri, che deve rassegnarsi a trovare sulla sua strada meno opportunità: meno cure specializzate da neonato; meno nidi e tempo pieno scolastico da piccolo; meno formazione da adolescente; meno occasioni di lavoro da giovane e da adulto; meno assistenza quando sceglierà di fare un figlio o diventerà vecchio.


Essere cittadini di serie B significa molte cose, compresa un minor fiducia nelle istituzioni e una minore partecipazione a ogni sforzo di cambiamento. Il Sud non è pigro, è sfiduciato. Non è lento, è avvilito e disilluso. Insomma, la battaglia che il Paese deve intraprendere, ora che ne ha le risorse, non è solo in nome dell'equità sui territori ma anche della libertà e dell'emancipazione dei singoli, contro l'umiliazione quotidiana che avvilisce le vite di troppi meridionali. Nel campo dell'assistenza sanitaria - perché è questo il tema quando si ragiona sugli indici di mortalità dei bambini - la situazione del Sud sembra davvero una beffa. In teoria, dal 2011, esiste una norma molto precisa che obbliga a suddividere il fondo sanitario tra le Regioni tenendo conto di parametri come la deprivazione sociale o la minore attesa di vita. È una legge che doveva aiutare a colmare le diseguaglianze, tenendone conto nella distribuzione delle risorse. In pratica, però, l'attivazione di questo tipo di riparto è subordinata all'intesa tra le Regioni. E siccome in questi dieci anni l'accordo non si è mai trovato, i soldi sono stati suddivisi ancora alla vecchia maniera, sulla base del principio della spesa storica: chi ha molto ottiene molto, chi ha poco ottiene poco. È questo il circolo vizioso che dobbiamo interrompere, ripristinando ovunque un pieno accesso ai diritti costituzionali, da Bolzano a Ragusa, fin dalla nascita, fin dalla più tenera età, nel settore della sanità come in quello delle infrastrutture sociali, di cui mi sto attivamente occupando dal primo giorno del mio insediamento.
Il Mattino ha seguito con grande attenzione il mio impegno per la definizione per legge dei Livelli Essenziali di Prestazione, i famosi Lep: non è un caso che sia cominciata dagli asili nido.

Il cambiamento deve agire dalla primissima infanzia per estirpare fin dall'inizio la sensazione che nascere nel Mezzogiorno costituisca una specie di peccato originale da scontare per tutta la vita. Le valutazioni sull'importanza dei Lep hanno trovato accoglienza nel governo: ne ho parlato di recente con il ministro Daniele Franco e sono ottimista sulla possibilità che il 2022 porti notizie concrete e positive.

In conclusione, caro Direttore, la ringrazio per lo spazio che sta offrendo al tentativo di riavvicinare «le due Italie», e per suo tramite vorrei ringraziare la Società dei Pediatri per il coraggio con cui, nel suo rapporto, ha alzato il velo sul terribile portato del divario di cittadinanza. La loro denuncia mi spinge a moltiplicare gli sforzi per costruire un quadro normativo che promuova il superamento di diseguaglianze ormai intollerabili e incompatibili con l'Italia più Europea che stiamo costruendo.

*Ministra per il Sud
e la coesione territoriale

© RIPRODUZIONE RISERVATA