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Piantedosi: «Sicurezza, ecco il piano e avanti con gli sgomberi»

Il ministro dell'Interno Piantedosi
Il ministro dell'Interno Piantedosi
di Mario Ajello
Articolo riservato agli abbonati
Sabato 3 Dicembre 2022, 23:00 - Ultimo agg. : 4 Dicembre, 08:00
6 Minuti di Lettura

Ministro Piantedosi, il governo esiste da poco più di un mese e lei è già stato a Milano e a Napoli. E quanto a Roma, anche da ex prefetto, ne conosce benissimo le criticità. Quali i problemi di sicurezza nelle grandi città su cui serve particolare concentrazione? 
«Ai sindaci di queste metropoli ho già anticipato che attiverò a breve una sorta di forum, a me piace definirlo così, delle aree metropolitane. Che si tradurrà in sessioni specifiche in sede di Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, con l’intenzione di individuare luoghi dedicati al confronto sulla sicurezza urbana a Roma, Napoli e Milano per quanto riguarda la sicurezza urbana. Le criticità di queste città sono simili tra di loro. Mi riferisco alle difficoltà delle periferie, al degrado intorno alle stazioni, alle occupazioni illegali degli edifici. Facendo tesoro di ciò che si è fatto e si sta facendo in una città o nell’altra, valuteremo le diverse esperienze e potremmo definire così interventi più efficaci. Potremmo raccogliere le sollecitazioni dei sindaci, anche per ragionare di riforme di sistema». 
Per esempio? 
«La riforma della polizia locale. E’ una questione rilevantissima e sentita da amministratori e cittadini e dagli stessi operatori». 
Che cosa significa, nella pratica e nell’interesse dei cittadini, immaginare una riforma della polizia locale? 
«Le dico per ora solo questo. Verrà valorizzato l’importante ruolo che, nelle grandi aree urbane, svolgono le polizie locali a supporto delle funzioni tipiche dell’autorità di pubblica sicurezza». 
Per quanto riguarda gli sgomberi, quello appena avvenuto a Napoli nel palazzo di Pizzofalcone, dove i clan camorristici facevano da padroni, è ripetibile in tempi brevissimi altrove, a cominciare da Roma? 
«Quello è un caso-pilota. Un esempio che ci inorgoglisce e che ci incoraggia a proseguire, ovunque ce ne fosse bisogno, questo tipo di interventi. Il buon esito dello sgombero a Napoli rappresenta un metodo da seguire. Quando c’è il fronte compatto di tutte le istituzioni, gli sgomberi si fanno. Non solo. Quando si procede tenendo conto della necessità di salvaguardare le persone in condizioni di fragilità, che sono ben distinte da coloro i quali hanno collusioni con la criminalità di cui sono ostaggio, la forza dello Stato s’impone anche in contesti difficili». 
A Roma i legami tra occupazioni e racket sono uno sconcio. Quindi procederete con più velocità e forza contro gli abusivi? 
«Il caso-pilota napoletano vale, appunto, anche a Roma dove comunque non siamo all’anno zero. Da ex prefetto, le ricordo che sono stati fatti importanti sgomberi in alcune realtà periferiche dove abbiamo restituito un alloggio a chi ne aveva diritto e bisogno, togliendolo anche direttamente ad esponenti della criminalità organizzata che gestivano il racket». 
Su quali occupazioni si concentrerà ora a Roma la vostra attenzione? 
«C’è un programma già tracciato sia di liberazione di immobili - cioè il ripristino del diritto alla proprietà privata è questione inderogabile - sia di recupero di singoli alloggi del patrimonio di edilizia residenziale pubblica. Nella Capitale abbiamo tutta la determinazione per muoverci su questa linea. Anche a Milano, come è stato chiaro nel caso di via Bolle, ci sono esperienze molto positive in tema di sgomberi e metteremo tutte queste iniziative a confronto». 
Nella assegnazione di nuove case a chi è meritevole di averle e non rientra tra gli occupanti criminali, come può funzionare meglio la collaborazione con il Campidoglio?
«Il Comune di Roma, ma anche altri, partecipano a pieno titolo all’assegnazione di alloggi a chi ne ha diritto. Ripeto: il fronte istituzionale dev’essere, ed è, compatto. Voglio rivolgere a questo proposito un particolare plauso alla magistratura che partecipa attivamente - come s’è visto da ultimo a Napoli - a questa strategia di legalità».
L’hanno accusata, signor ministro, di possibili esitazioni nel portare avanti le richieste di scioglimento per mafia dei Comuni di Anzio e Nettuno...
«Ma così non è andata. E sono orgoglioso di far parte di un governo che, su questo tema, non fa sconti a nessuno».
Capita anche, però, che i Comuni sciolti per mafia ricreino successivamente le condizioni di prima? 
«Questo è un punto cruciale a cui mettere mano assolutamente. La scommessa è quella di rendere lo strumento doloroso di sospensione della democrazia ancora più efficace nella logica di liberare in territori interessati dalle mafie. C’è una forte richiesta di legalità, che viene dai cittadini di quelle aree, a cui dobbiamo corrispondere». 
Avete in progetto una legge più stringente sui Comuni considerati mafiosi?
«Ciò che per ora abbiamo ben chiaro è che la responsabilità di infiltrazioni mafiose nei Comuni non è sempre e solo dei politici. La sfida sarà eradicare i condizionamenti criminali che molte volte si annidano nelle strutture amministrative e nelle loro dirigenze. Questo in parte si può già fare con le norme vigenti ed è quello che ho raccomandato ai commissari di Anzio e Nettuno che ho appena nominato». 
Sull’abuso d’ufficio che cosa intendete fare?
«Ho partecipato l’altro giorno all’importante assemblea annuale dell’Anci. E sono stato testimone in quella sede della diffusa e trasversale invocazione di una cornice di maggiore chiarezza degli ambiti di legittimità in cui si deve svolgere l’azione dei sindaci. Se ne discuterà, avendo cura di non deflettere sul tema della legalità ma consapevoli allo stesso tempo che va anche garantita agli amministratori la necessaria serenità, liberandoli dalla paura della firma. C’è una questione fondamentale per l’intero funzionamento del sistema Italia: la paura della firma è quella che può dissuadere i migliori a partecipare alla vita politica e amministrativa. Con ciò incidendo sulla qualità della classe dirigente». 
Nella manovra finanziaria, come viene trattato il comparto sicurezza? 
«Tagli di risorse non ce ne sono. In più, i gruppi parlamentari di governo stanno lavorando per rafforzare gli investimenti sugli organici, sulle dotazioni e in generale sulla funzionalità delle forze di polizia». 
Va incrementata la video-sorveglianza. Ma le telecamere che già ci sono spesso non funzionano. Non è un problema a cui mettere mano in fretta? 
«Lo è. Gli impianti tecnologici necessitano di per sé di manutenzione e adeguamento. Abbiamo un piano di rafforzamento delle risorse a disposizione delle amministrazioni territoriali, per mantenere un costante livello di efficienza delle telecamere anche a beneficio dell’uso che ne fanno le forze dell’ordine. Ci sono a disposizione, tra le altre, le risorse del fondo di sicurezza urbana che cercheremo di orientare sempre di più per garantire il funzionamento di questi strumenti essenziali di prevenzione e di controllo». 
Quanto al tema dei migranti, ne ha parlato ancora in queste ore Giorgia Meloni, insistendo sulla cooperazione con l’Africa.
«Io mi trovo in piena sintonia con quanto ha dichiarato il presidente Meloni. Il nostro governo si muove giustamente sulla linea del fermare gli irregolari e portare in Italia, come ha osservato il ministro Tajani, le persone di cui abbiamo bisogno. Sono talmente convinto di questo che giovedì scorso, proprio con Tajani, abbiamo accolto all’aeroporto 114 persone in fuga dalla Libia e da altri Paesi africani». 
Capitolo terrorismo. C’è il timore, alla luce dell’attentato di Atene, che i bombaroli anarchici possano colpire anche qui? 
«Sul singolo episodio, ci stanno lavorando gli inquirenti greci. Ma è ragionevole credere che ci siano legami internazionali tra i gruppi anarchici. E noi su questo siamo molto attenti».

 

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