Osservatorio Quirinale, in Rete è «scontro» tra Cartabia e Draghi

Osservatorio Quirinale, in Rete è «scontro» tra Cartabia e Draghi
di Domenico Giordano
Lunedì 24 Gennaio 2022, 19:08 - Ultimo agg. 25 Gennaio, 07:02
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L’uscita di scena di sabato pomeriggio da parte del leader di Forza Italia sembrava che sulle prime avesse sbloccato l’impasse per la convergenza ampia su un nome condiviso, ma a quanto pare, visto l’orientamento delle maggiori forze politiche di superare il primo giorno di “chiama” scegliendo di votare scheda bianca, la situazione è ancora nebulosa.

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L’unica certezza, al momento, è rappresentata dall’endorsement di Carlo Calenda nei confronti dell’attuale titolare del Dicastero di Grazia e Giustizia, Marta Cartabia che nelle ultime ore si prende il ruolo, fino a l’altro pomeriggio di Silvio Berlusconi, di nuova sparring partner di Mario Draghi.

Il mood della Rete nei confronti della Cartabia, che sin dal primo momento aveva registrato un sentiment più che positivo seppur condizionato dallo scarso numero di menzioni, è cosi cresciuto in parallelo con le citazioni e l’engagement toccando oggi la quota del 51%.

Al contempo, invece, quello che ha incassato negli ultimi due giorni, che oscilla tra il 35 e il 38% Mario Draghi è di sostanzialmente lo stesso che il premier si porta dietro da diversi giorni e che inizia a risentire del logoramento istituzionale di queste settimane di incertezza legate alla complessità della congiuntura tra vaccini, terze dosi, super e green pass e rincari delle bollette.

Altro elemento, peraltro già emerso nello scorso fine settimana, che segna questo primo giorno di votazioni è rappresentato dalla marginalizzazione della portata dei post pubblicati dai peones, che si erano ritagliati fino ad oggi un’ampia fetta di visibilità, a favore dei celebrity leader che si stanno riprendendo, a cominciare proprio da Matteo Salvini, quella centralità che per premura e attendismo tattico aveva lasciato alle seconde fila.

Infine, dall’analisi dei post pubblicati di recente ciò che appare inusuale è il silenzio prolungato dei leader pentastellati, Conte e Di Maio in testa, che sembrano essersi eclissati dal dibattito presidenziale sul quale come già sottolineato ampiamente sono intervenuti per lo più deputati e senatori di secondo piano.

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