Regionali Abruzzo, sprint Marsilio: «Noi avanti di dieci punti». Il governatore uscente non teme l’effetto Sardegna

Con lui per la chiusura della campagna sul palco 4 governatori di FdI, Lega e FI

Regionali Abruzzo, sprint Marsilio: «Noi avanti di dieci punti». Il governatore uscente non teme l’effetto Sardegna
Regionali Abruzzo, sprint Marsilio: «Noi avanti di dieci punti». Il governatore uscente non teme l’effetto Sardegna
di Francesco Malfetano
Venerdì 8 Marzo 2024, 23:58 - Ultimo agg. 9 Marzo, 16:33
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«L’unica sarda che festeggerà domenica notte sarà mia moglie!». La chiude così Marco Marsilio, con uno scatto d’orgoglio abruzzese e familiare. «’Nu semm ‘nu e non abbiamo paura» scandisce. L’Aquila è la tappa finale della lunga marcia compiuta alla ricerca del bis come presidente di Regione. Un palco consacrato con l’attacco alla “star” che, solo qualche centinaio di metri più in là, sta tirando la volata del contendente Luciano D’Amico negli stessi attimi. 

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In vista delle urne che si apriranno domani alle 7 (con chiusura alle 23, e immediato inizio dello spoglio) l’uomo forte di FdI rilancia.

Non teme «la sarda dell’ultima ora» Alessandra Todde e, anzi, è convinto che l’effetto Sardegna si risolverà rapidamente in un nulla di fatto. «Vencemm ‘nu e li mandiamo a dormire pure presto - urla a gran voce Marsilio - All’una di notte saremo già con 10 punti di vantaggio». 


IL PALCO
Sotto la tensostruttura tirata su a piazza dell’Emiciclo a prendersi il palco, prima del silenzio che scatterà a mezzanotte, sono per primi il sindaco della città-roccaforte Pierluigi Biondi, il senatore FdI Guido Liris e il coordinatore regionale dei meloniani Ethel Sigismondi. Il fil rouge degli interventi si srotola tra la certezza della vittoria, quel quid in più che il centrodestra ritiene Marsilio sia in grado di garantire nei rapporti con il governo di Roma e, a più riprese, gli attacchi a D’Amico. «Non trasformeremo l’Abruzzo in un campo di combattimento del centrosinistra» si sente. E ancora: «Sono nostalgici di un Abruzzo piccolo piccolo che nessuno sapeva dove fosse».


In platea, applauditissimo alla vigilia del congresso di Fratelli d’Italia a Roma, c’è anche il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, assieme alle sottosegretarie Fausta Bergamotto e Lucia Albano. Ma il momento clou, prima dell’intervento di Marsilio, è rappresentato dalla sfilata a favor di telecamera dalla squadra anti-Todde, in campo per bilanciare proprio l’offensiva sarda. «Vinciamo anche qui, 4 a 2 per noi» commenta il governatore candidato per FdI-Lega-FI, alludendo alla presenza di Todde e dell’emiliano Stefano Bonaccini a sostegno di D’Amico. Per lui, invece, ci sono l’umbra Donatella Tesei («Insieme combattiamo la battaglia dell’Italia di mezzo da sempre dimenticata») e i tre “franceschi”: il marchigiano Acquaroli, il molisano Roberti, il laziale Rocca. Tutti ovviamente impegnati in lodi sperticate per il collega, sottolineandone il ruolo da «balia» recitato da chi è nella storia come primo governatore di FdI, assieme «all’umanità» e alla «competenza» che per loro lo contraddistinguono. 


Infine, prima che Marsilio stesso provi a infiammare i presenti, è il turno del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che, come i colleghi che l’hanno proceduto in queste settimane, approfitta del microfono per squadernare risorse stanziate e in arrivo. «Duecento milioni di investimento» per una Regione che «non può tornare nelle mani del Pd e dei comunisti», che ora «frignano» perché «ho destinato alla Regione» le risorse anziché «ai loro amichetti registi che fanno film con 14 spettatori».


LA CHIUSURA
In platea tra «una mezza dozzina di parlamentari», molte bandiere di FdI, qualche tricolore e qualche vessillo di Forza Italia, un paio azzurro-giallo dell’Ucraina ma neanche una della Lega. 
Per il resto - prima del buffet che chiude il tutto assieme all’invito ad «aprire le agendine e fare le telefonate» o ad andare a trovare «gli amici per una bicchierata finale» - l’appello al voto di Marsilio è tutto giocato sullo smontare sia la retorica del romano che non vive il territorio che quella del presunto disastro sanitario causato dalla sua gestione. E poi, come ovvio dopo una lunga campagna elettorale trainata dall’andirivieni di ministri e sottosegretari, sulla capacità di dialogare con un esecutivo guidato da chi, come Giorgia Meloni, è stata eletta proprio a L’Aquila. «Vogliamo perdere l’opportunità di un patto-stretto, di ferro, con il governo nazionale?» chiede a gran voce Marsilio, alzando i toni in vista di una conclusione dedicata a Giuseppe Conte ed Elly Schlein che sembra proprio quella di chi già sente la vittoria in tasca: «E mo tornatevene alla casa».
 

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