Transizione digitale e green: Mezzogiorno in ritardo

Transizione digitale e green: Mezzogiorno in ritardo
di Rita Annunziata
Domenica 28 Marzo 2021, 16:16
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Nell’anno della crisi le imprese che hanno saputo cogliere i benefici della digitalizzazione e della transizione ecologica, secondo gli esperti del settore, si sono dimostrate più resilienti. Il 13% non ha subito una contrazione della propria attività produttiva a causa dell’emergenza e il 61% si attende un ritorno ai livelli pre-covid entro la fine del 2022. Ma il Mezzogiorno sembra scontare ancora un certo ritardo.

Stando a una recente indagine di Unioncamere e del Centro studi delle camere di commercio Guglielmo Tagliacarne, che ha coinvolto un campione di 3mila imprese manifatturiere sul territorio nazionale, il 66% delle realtà produttive della regione non ha investito e non ha in programma di investire nella transizione “green” e digitale, cinque percentuali in più rispetto al centro-nord.

Un gap che risulta altrettanto evidente sia tra le aziende che hanno investito nella duplice transizione (si parla del 4% contro il 7% dell’area centro-settentrionale) sia tra quelle che hanno investito in almeno uno dei due pilastri (22% contro il 27%). Anche se non manca una nota positiva, con l’8% delle imprese che ha in programma di investire nei prossimi anni su entrambi i settori (contro il 5% del centro-nord).

Eppure, in un contesto nazionale di luci e ombre sul fronte dell’innovazione e della ricerca (basti pensare che nel 2019 gli investimenti tricolori in ricerca e sviluppo sul prodotto interno lordo sono stati circa la metà in confronto alla Francia e meno di un terzo in confronto alla Germania, rispettivamente pari all’1,4, al 2,2 e al 3,2%), la Campania sembra distinguersi positivamente. Secondo alcune evidenze raccolte da The European House – Ambrosetti, è infatti la prima regione del Mezzogiorno per investimenti in ricerca e sviluppo (1,3 miliardi di euro) in crescita del +3% tra il 2015 e il 2017 (contro una variazione media italiana del +2,6%). Inoltre, è al secondo posto per tasso di crescita delle pmi tra il 2015 e il 2018 (+26,6% contro la media nazionale del +15,0%) e detiene il primato del numero di startup innovative nel sud (pari a 950 nel 2020).

È in questo quadro che lo scorso 22 marzo ha preso il via “Campania Venture”, un progetto di social innovation investment lanciato dal gruppo professionale guidato da Valerio De Molli sulla spinta di alcune aziende strategiche del territorio (Aet, Convergenze società benefit, E.p.m. servizi, Graded, Green fuel company, Network contacts, Rdr e Tecno). Imprese investitrici che, di comune accordo, lavoreranno fianco a fianco in un’ottica di sviluppo dell’ecosistema dell’innovazione e della ricerca.

“Campania Venture”, con il supporto istituzionale della Regione Campania, intende infatti contribuire all’accrescimento «di una cultura imprenditoriale diffusa nel Paese e affermare, al contempo, il paradigma dell’open innovation come opportunità strategica per le imprese», si legge in una nota ufficiale. Con l’obiettivo di valorizzare i migliori progetti imprenditoriali della Penisola, rafforzare il posizionamento e la competitività dei partner del progetto «come attori chiave e strategici per il percorso di innovazione e ricerca della Campania e del Paese», e rendere la regione un hub internazionale di riferimento sul fronte della tecnologia e della conoscenza, «in sinergia e partnership con gli attori pubblici e, in particolare, con l’Assessorato all’innovazione, ricerca, startup e internazionalizzazione».

L’attività di candidatura e scouting delle startup avverrà attraverso due “call for startup” attive parallelamente fino al 17 dicembre 2021. Ognuna di esse, sarà poi suddivisa in quattro campagne relative a specifici sotto ambiti: digital transformation (cyber security, digital marketing, internet of things e data analytics) e sustainability (efficienza energetica, fonti di energie alternative, riciclo e riuso dei prodotti, e-automotive). «Campania Venture vuole posizionarsi come un’iniziativa altamente concreta e fattiva per l’ecosistema campano delle imprese ad alto contenuto tecnologico stimolando, attraverso un processo di open innovation innovativo, la creazione di partnership strategiche per la competitività delle aziende coinvolte. In un contesto altamente competitivo e segnato dal continuo cambiamento, lo sviluppo di conoscenza, la cross-fertilizzazione tra aziende e startup, e la creazione di collaborazioni strutturate sono elementi preziosi per la crescita di un tessuto produttivo capace di competere a livello internazionale», dichiara De Molli.

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