Astrazeneca, attenti all'aspirinetta
​ma chi prende il Covid rischia di più

Astrazeneca, attenti all'aspirinetta ma chi prende il Covid rischia di più
di Lorenzo Calò
Giovedì 8 Aprile 2021, 13:43 - Ultimo agg. 9 Aprile, 08:56
5 Minuti di Lettura

Anche l'ulteriore approfondimento dell'Ema non scioglie del tutto dubbi e incertezze sulla possibilità di alcuni effetti collaterali esiziali conseguenti in alcuni casi alla somministrazione del vaccino Astrazeneca. L'autorità europea ha ribadito la possibilità di sporadici fenomeni trombotici gravi: li si può prevenire mediante l'assunzione di aspirina? E chi ha già fatto la prima dose di Astrazeneca può rischiare complicanze con la seconda fiala? In questo percorso di comprensione - fra paure e angosce - ci assiste il professor Fabrizio Pane, ordinario di Ematologia, direttore del Dipartimento di medicina clinica e chirurgia e dell'Uoc Ematologia e trapianti di midollo del policlinico della Federico II di Napoli. 

Video

Quali limitazioni sono previste in Italia per Astrazeneca? 

Fino a ieri in Italia nessuna limitazione, ma le indicazioni offerte nell'incontro Stato-Regioni dal professor Franco Locatelli, portavoce del Cts, sono chiare: «Considerando i dati sulla letalità (per coronavirus) che confermano che le vittime perlopiù sono anziani, l'idea anche per Italia è di raccomandare l'uso preferenziale del vaccino Astrazeneca oltre i 60 anni».

In Francia il vaccino è somministrato solo a chi ha più di 55 anni, in Germania a chi ha più di 60 anni. Olanda, Danimarca e Norvegia ne hanno al momento sospeso l'uso. In Austria, invece, si è deciso di puntare molto sul vaccino di Oxford così come sta regolarmente avvenendo da settimane in Gran Bretagna,

Perché queste restrizioni? 

Dopo il vaccino si sono verificati dei casi rarissimi di trombosi venosa cerebrale dai sintomi molto peculiari, che colpisce soprattutto le vene del cervello ed è associata a un calo di piastrine. Dopo il primo allarme di metà marzo sono stati registrati nuovi casi e il legame con Astrazeneca è diventato più chiaro. «Ma si tratta di eventi molto rari - precisa il professor Pane - Ricordiamo che in Italia, e in generale in tutto il mondo occidentale, le malattie a carico dell'apparato cardio-circolatorio sono la prima causa di morte. In questo scenario gli eventi trombotici venosi cerebrali sono statisticamente molto rari». E certamente essere contagiati dal virus Sars-Cov2 può essere in questo senso molto più rischioso».

Perché in sperimentazione del vaccino Astrazeneca questi episodi avversi non sono emersi?  

«Perché è variato il campione su cui sono stati eseguiti i test - evidenzia Pane - La sperimentazione è stata condotta su alcune migliaia di soggetti, la vaccinazione di massa coinvolge milioni di persone. È cambiata la scala di grandezze e questo autorizza oggi a ipotizzare un possibile nesso tra la somministrazione del vaccino e alcuni effetti collaterali avversi gravi».

È utile l'assunzione di aspirina o cardio-aspirina? 

«A parte il problema del dosaggio - sottolinea ancora Pane - l'aspirina ha la funzione di fluidificare il sangue. Resta poi da comprendere quale può essere questo vantaggio rispetto al rischio di ritrovarsi emorragie gastro-intestinali. Negli Usa alcuni studi sostengono che l'uso regolare di aspirina possa anche proteggere contro l'insorgenza di tumori. Insomma, sul rischio di trombosi è come andare in aereo. Quante persone ogni giorno prendono l'aereo? E qual è il rischio che ad alta quota e per la posizione assunta durante il viaggio possano insorgere trombosi?». 

Quali i sintomi da tenere sotto controllo? 

Quelli più frequenti sono fiato corto, dolore al petto, gonfiore alla gamba, persistente dolore addominale, sintomi neurologici, inclusi mal di testa grave e persistente o visione offuscata, minuscole macchie di sangue sotto la pelle oltre il sito di iniezione. 

Ma Astrazeneca all'inizio non era riservato ai più giovani? 

Al momento dell'approvazione, a gennaio, le sperimentazioni erano state fatte soprattutto su volontari under 65. La mancanza di test sugli anziani aveva spinto alcuni Stati, fra cui l'Italia, a riservare il vaccino ai più giovani. L'uso molto esteso di AstraZeneca in Gran Bretagna e Scozia aveva poi dimostrato un'ottima efficacia anche negli anziani. Per questo ora la strategia è cambiata e potrebbe cambiare ancora.

La pillola contraccettiva può creare problemi? 

«Qualche problema potrebbe porsi per preparati ad alto contenuto di estrogeni - avverte Pane - ma oggi sono del tutto superati. In commercio esistono farmaci molto più raffinati e sicuri».

Esiste un periodo di vigilanza dopo la sospensione del vaccino? 

Alcuni eventi avversi gravi si sono verificati a cavallo del decimo giorno. «Ma i vaccini attualmente a disposizione vengono assorbiti rapidamente dall'organismo - sottolinea Pane - Direi che se qualche fenomeno dovesse evidenziarsi a distanza di molti giorni, ciò non è immediatamente imputabile alla somministrazione».

Se ho fatto la prima dose di vaccino Astrazeneca può essermi somministrata una dose di un altro vaccino? 

Su questo tema le autorità regolatorie e di vigilanza farmacologica dei vari Stati hanno assunto posizioni diverse. In Germania, per esempio, si consiglia a chi ha fatto la prima dose di Astrazeneca (un vaccino a vettore virale) e ha un'età inferiore a 60 anni, di utilizzare come seconda dose Pfizer o Moderna (vaccini a mRna). «Al momento dati clinici specifici non ne abbiamo - spiega Pane - D'Altra parte sia Pfizer che Moderna che lo stesso Astrazeneca hanno come obiettivo un risultato comune, quello cioè di entrare in una cellula umana, riprodursi e sollecitare la risposa immunitaria agendo su determinate proteine. Ora attendiamo indicazioni dai nostri enti regolatori». Ieri sera il Cts ha sottolineato come al momento non ci sono dati relativi a fenomeni avversi gravi dopo la somministrazione della seconda dose del vaccino Astrazeneca, motivo per il quale è stata confermata.

Arriveremo presto a un farmaco unico per combattere il coronavirus? 

«Sono possibilista - dice Pane - Con il tempo e l'evoluzione della ricerca siamo riusciti per esempio a mettere a punto un mix di anti-virali per curare l'Hiv. Io resto dell'avviso che per contrastare il coronavirus la strategia migliore sia quella di bloccare quanto prima la diffusione dell'infezione e quindi anche l'insorgenza di nuove varianti. Dunque - conclude il professor Pane - è assai preferibile la strada del vaccino».

© RIPRODUZIONE RISERVATA