«Il disegno di legge sull’autonomia differenziata mette a rischio i servizi pubblici, a partire dalla sanità in Campania. Perciò va ad ogni costo evitato che venga approvato in assenza di una definizione completa dei livelli essenziali di prestazioni e dello stanziamento delle risorse necessarie a garantire i Lep, cose al momento non assicurate visto che il ministero dell’Economia parla di invarianza di spesa».
Lorenzo Medici, leader della Cisl Funzione Pubblica regionale, da anni oppositore del «progetto spacca – Italia» attacca la maggioranza di governo: «Forse – dice – non si rendono conto di quello che stanno facendo. Oggi, senza modificare alcunchè, abbiamo il 10% dei pazienti della Campania che rinunciano a curarsi perché non hanno i soldi per andare al Nord, dove le liste di attesa sono decisamente, e di molto, meno lunghe di quelle chilometriche delle nostre parti. Domani, con la possibilità di fare contratti diversi a medici, infermieri e professionisti sanitari c’è la certezza della fuga dal Mezzogiorno verso il settentrione con un ulteriore, e stavolta ferale, allungamento dei tempi per fare accertamenti ed esami anche vitali. Possibile che i parlamentari non se ne accorgano ed accettano la delegittimazione visto che gli accordi li fanno solo l’Esecutivo nazionale con le Regioni? E quelli del Sud, ligi alla bandiera di partito anziché difensori delle loro terre?».
Il segretario generale della FP mette in evidenza anche un altro aspetto.
«Si sta creando – aggiunge Medici – un pericoloso dislivello tra le prestazioni. Se vogliono l’autonomia perché si continua a parlare di sanità e non di previdenza? L’ultimo rapporto dell’Inps ci informa che su 22 milioni e 365mila pensioni erogate, 10 milioni e 600 di tutte le tipologie (vecchiaia, invalidità, superstiti, indennitarie ed assistenziali) vanno ai cittadini settentrionali.