​Biosimiliari, in Campania quasi 100 milioni di risparmio annui sulla spesa farmaceutica

La Regione: un esempio di buone pratiche

L'iniziativa
L'iniziativa
Venerdì 1 Marzo 2024, 17:35 - Ultimo agg. 18:17
7 Minuti di Lettura

Impiego dei farmaci biosimilari (medicinali biologici altamente simili a uno già approvato di cui è scaduto il brevetto): ammonta a circa 70 milioni annui, sui 600 conseguiti a livello nazionale, il risparmio ottenuto dalla Campania sulla spesa farmaceutica pubblica, grazie a percorsi di cura ospedalieri e territoriali  messi in campo sin dagli anni che hanno preceduto la pandemia. Un modello di buone pratiche attuato anche a livello nazionale per garantire la sostenibilità dei farmaci innovativi. In questo ambito la Reumatologia (specializzazione che si occupa delle patologie autoimmuni) è stata la prima disciplina ad aver coinvolto anche gli specialisti ambulatoriali del territorio per la prescrivibilità ma da operatori e pazienti viene ora chiesto di estendere questo modello anche all’area dermatologica e in gastroenterologia. A mettere a fuoco i possibili strumenti per migliorare l’accesso alle cure e ridurre il sottotrattamento di patologie ad alto impatto sociale è Motore Sanità che ha organizzato stamani a Napoli al Centro direzionale una tavola rotonda tra amministratori, clinici, universitari e associazioni dei pazienti. Un focus tematico dedicato alle opportunità delle terapie con farmaci biosimilari in vari ambiti clinici e alle urgenze del miglioramento degli assetti organizzativi.  

«Puntare sui biosimilari non è una scelta ma un obbligo per la gestione sostenibile di una delle principali voci di costo delle cure sanitarie - ha sottolineato nel corso della tavola rotonda Antonio Postiglione, direttore generale del dipartimento Salute della Regione Campania – e per garantire l’allargamento della platea di pazienti che possono essere curati con farmaci innovativi ed ad alto coso. Siamo pienamente disponibili ad allargare anche ad altre discipline e malattie il modello creato per la reumatologia. Se la Campania – ha poi aggiunto – è riuscita a centrare il pareggio di bilancio, sui conti della Sanità, sin dal 2013, a fronte di un gravissimo deficit che ne limitava le possibilità di governo, è stato proprio grazie agli interventi profondi di razionalizzazione della spesa sulle principali voci di costo.

C’è ora una forte volontà di estendere questo modello e di rendere compiuto il lavoro avviato negli anni. L’alternativa è fornire meno servizi ma a pagarne le spese sarebbero i pazienti. Per questo - ha concluso – ci aspettiamo risposte coerenti nel riequilibrio del riparto del Fondo sanitario nazionale e sul tetto alle assunzioni di personale che resta ancorato, per la Campania, al 2004 meno l’1,4%». L’esigenza è dunque mettere a terra le numerose indicazioni della farmaceutica regionale deliberate negli ultimi 2 anni in una linea guida comune.

«I farmaci biosimilari rappresentano una grande opportunità di cure innovative e sostenibili – avverte Claudio Zanon, direttore scientifico di Motore Sanità - in un’epoca in cui l’innovazione, introdotta da una propulsione straordinaria della ricerca, ha reso disponibili in quasi tutte le patologie cure costose ma che cambiano l’aspettativa di vita dei cittadini malati. La Campania ha dimostrato di potercela fare in questa sfida senza più strumenti assistenziali e in autonomia».    

Sul fronte dei biosimilari è molto chiara è la posizione dell’ente regolatorio nazionale che nel suo secondo documento “Position Paper sui Farmaci Biosimilari”, chiarisce ogni aspetto critico legato all’utilizzo di queste importanti opzioni terapeutiche. La scelta di trattamento rimane una decisione clinica affidata al medico e concordata con il paziente ma è fondamentale promuovere un dialogo costruttivo tra il medico e il paziente sulle scelte terapeutiche a disposizione. Dall’introduzione dei primi biosimilari ad oggi nelle varie regioni vi è stato un allargamento delle popolazioni da trattare ma non in maniera omogenea e non sempre è stata colta l’opportunità con l’uso dei Biosimilari per ottenere risorse aggiuntive dai bilanci in grado di dare accesso rapido all’innovazione. Tra i vari interventi quelli di Ugo Trama responsabile del settore farmaceutico della Regione Campania che ha sottolineato la volontà di mettere in campo uno sforzo ulteriore per organizzare e condividere nuovi percorsi di cura e di accesso ai farmaci innovativi per i pazienti cronici. 

Francesco Ciccia, ordinario presso il dipartimento di medicina di precisione e reumatologia dell’Università Vanvitelli ed Enrico Tirri responsabile della reumatologia del San Giovanni bosco e dell’unità dell’ospedale del Mare sono stati concordi nel ritenere valido il percorso condotto ai tavoli regionale e nella possibilità di allargare l’uso dei biosimilari in altri campi della clinica oggi meno battuti nell’ottica della possibilità di conseguire un enorme risparmio sulla spesa.

«E’ assodato che i biosimilari sono farmaci del tutto sovrapponibili alla specialità originator – hanno sottolineato – mentre è da curare la corretta informazione al paziente che spesso, per le difficoltà di approvvigionamento è costretto a cambiare tra un biosimilare e l’altro che pur a fronte dello stesso principio attivo assunto lo disorientano». Fondamentale il ruolo dunque del medico di fiducia e da salvaguardare è anche la libertà prescrittiva. In proposito è giunta la nota critica di Gaetano Piccinocchi, segretario nazionale della Simg, la società scientifica della medicina generale: «I medici di famiglia in questo ambito dei biosimilari non sono stati coinvolti pur essendo gli unici a conoscere per intero la storia clinica dei pazienti. In altri casi invece sono il terminale prescrittivo di decisioni cliniche prese dagli specialisti di cui si devono assumere la responsabilità. Con la ricetta dematerializzata invece oggi anche gli specialisti in tutti gli ambiti potrebbero dover prescrivere direttamente senza passare per la ricetta del medico di medicina gnerale assumendo la piena responsabilità della decisione clinica». 

Unanime poi la richiesta delle associazioni dei pazienti (Valeria Corazza, presidente Apiafco - pazienti psoriasici - Lorenzo La Manna dell’associazione pazienti reumatici cronici, Donatello Catera di Acmar e Lorenzo Latella di Cittadinanzattiva Campania) nel chiedere il coinvolgimento dei pazienti in tutti i tavoli, nazionali e regionali, in cui si pianificano gli asset di cura che li riguardano. Un vuoto più volte segnalato da Motore Sanità nell’ambito degli eventi scientifici organizzati nelle regioni. Filomena Morisco, presidente della Società scientifica campana di Gastroenterologia e docente della Federico II ha poi chiesto di focalizzare i percorsi diagnostico terapeutici per disciplina e non per singola patologia come avviene oggi. Fabiana Castiglione, docente di Gastroenterologia della Federico II ha sottolineato la mancanza di un registro dei farmaci biologi e un registro dei malati che per le malattie infiammatorie croniche intestinali, che entrano nella sua sfera di interesse, manca e che oggi è basato solo sui codici di esenzione.  “La Campania – ha ricordato – è stata tra le prime in Italia ad elaborare un Pdta per queste patologie ma manca una rete hub e spoke sul modello della rete oncologica a fronte di 12 mila pazienti affetti di cui oltre la metà in carico ai centri della Federico II. Malati che non possono essere adeguatamente seguiti a livello ambulatoriale per l’impegno multidisciplinare”.  A chiudere l’incontro i consiglieri regionali Giovanni Porcelli e Tommaso Pellegrino che hanno sottolineato la necessità di misurare le luce e ombre della Sanità campana in base ai risultati raggiunti rispetto al punto di partenza e alle condizioni date in termi i di risorse e di personale. Sono poi intervenuti Leonardo De Luca, primario della Gastroenterologia dell’ospedale del mare, Mattero Megna ricercatore della Federico II, la specialista ambulatoriale Stefania Padula e Simona Serao Creazzola, direttore del dipartimento di farmacia della Federico II.  

«Motore sanità - ha concluso Zanon - ritiene, attraverso il monitoraggio di quanto sta accadendo nelle diverse regioni, che sia il momento di aprire un nuovo dialogo su questo aspetto cruciale del governo della Salute condividendo criticità e buone pratiche in tutti i settori e per questo abbiamo organizzato a Napoli, all’hotel santa Lucia per il 14 e 15 marzo una Winter School sulla Sanità campana».

© RIPRODUZIONE RISERVATA