In Italia aumentano i fumatori. Era dal 2006 che non si raggiungevano numeri così elevati di dipendenza dalle sigarette, con 12,4 milioni fumatori abituali. Rispetto al 2019, sono 800mila consumatori di sigarette in più, nei dati ufficiali raccolti dall'Istituto superiore di sanità. Significa che un italiano su quattro, pari al 24,2 per cento della popolazione, non può fare a meno di fumare. Sigarette di tabacco o elettroniche che siano. Dati non incoraggianti, nella «Giornata mondiale senza tabacco», fissata oggi dall'Organizzazione mondiale della sanità.
«L'aumento dei fumatori rilevato dal report è un segnale che desta preoccupazione dice il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro Fa capire quanto sia davvero importante attivare azioni di prevenzione a partire dai più giovani per garantire una vita più lunga, con meno disabilità».
Maledetta fu, ancora una volta, la pandemia con tutto il suo carico psicologico di paure, isolamento, problemi relazionali, che si sono aggiunti ai drammatici e mortali effetti sulla salute fisica. Un legame tra pandemia e aumento di fumatori c'è.
La psicoterapeuta Rosaria Boscaino coordina gruppi per la disassuefazione dal fumo alla Lega italiana per la lotta ai tumori nella sezione napoletana presso la Fondazione Pascale. Conferma l'influenza della pandemia sull'aumento di fumatori. Spiega: «A causa del Covid e del conseguente lockdown, molti hanno intensificato il consumo di sigarette. C'è chi mi ha parlato di improvviso bisogno di aumentare le sigarette giornaliere da cinque a venti. L'isolamento, l'assenza improvvisa di vita relazionale, i contatti sociali limitati, le incertezze legate alla pandemia hanno aumentato difficoltà psicologiche che molti hanno cercato di superare nel fumo».
Il rapporto fumatori e ex fumatori è significativo: se gli ex fumatori sono il 14,9 per cento della popolazione italiana, quelli che invece fumano sono il 60,9 per cento con prevalenza uomini di età compresa tra i 25 e i 44 anni. Ma avverte la dottoressa Boscaino: «Molti sono convinti di aver smesso quando non fumano più, ma spesso sono dei fumatori in stand by pronti a riprendere alla prima occasione. La convinzione psicologica a smettere si raggiunge quando si desidera realmente un cambiamento di stile di vita, quando si capisce che l'obiettivo è un benessere psico-fisico generale». Si fuma di più al Sud, dove la sensibilità sul legame tra fumo e malattie mortali è minore.
Le chiamano sigarette a tabacco riscaldato, sono comunemente definite elettroniche e anche in questo caso il consumo è in aumento con 1.200.000 persone. L'81,9 per cento di chi usa la sigaretta elettronica è un fumatore di sigarette normali, dunque un consumatore duplice. Il consumo di questi nuovi prodotti è triplicato rispetto al 2019. Se sono aumentati i fumatori, resta costante il ricorso alle strutture che si propongono di aiutare chi vuole smettere. Nell'ultimo anno, il telefono verde contro il fumo ha raccolto 98mila chiamate, con concentrazione del 40 per cento, al nord. Dice ancora la dottoressa Boscaino: «La nostra è una terapia di gruppo, che ha bisogno di impegno continuativo. Non si risolve in una seduta, come ad esempio l'agopuntura. Prevediamo nove incontri di gruppo due volte a settimana per un'ora e mezza. Chi è poco deciso e non convinto, si scoraggia e desiste». E ancora: «Il salto di qualità arriva con la volontà psicologica desiderosa di arrivare a un benessere di vita generale».
Ma i centri anti-fumo sono diminuiti da 261 nel 2021 agli attuali 223 con il 61 per cento al nord. Italiani più dipendenti dal fumo.