Covid, Galli: «Vaccino obbligatorio o il virus non finirà mai»

Covid, Galli: «Vaccino obbligatorio o il virus non finirà mai»
di Ettore Mautone
Domenica 21 Novembre 2021, 09:52 - Ultimo agg. 22 Novembre, 07:29
4 Minuti di Lettura

«Di fronte alle mistificazioni che si vedono, si sentono e si leggono sulla pandemia, diffuse a piene mani da parte dei No vax, sono del tutto favorevole all'obbligo vaccinale». Così Massimo Galli, infettivologo, direttore dell'Unità operativa complessa di infettivologia dell'Ospedale monospecialistico Luigi Sacco di Milano.

Professor Galli il Covid torna a galoppare in tutta Europa. L'Austria per venire a capo di una situazione drammatica non ci ha pensato due volte a stabilire l'obbligatorietà del vaccino. Un approdo che potrebbe riguardare anche l'Italia?

«La priorità, di chiunque abbia a cuore la difesa della vita e della nostra salute, è intensificare senza se e senza ma la campagna vaccinale.

I numeri, i fatti, ci dicono che il vaccino è un freno efficace per evitare di schiantarci. Questa è la strada che sta riducendo a un ventesimo i decessi e gli esiti infausti e severi di una malattia che, lasciata correre, provocherebbe ancora un'ecatombe. Che questo obiettivo sia perseguito con un rafforzamento del green pass o con l'obbligo vaccinale è una valutazione politica che non spetta a me fare ma se fosse assunta dal governo l'obbligatorietà sarei del tutto favorevole sebbene, operativamente, servirebbe un approfondimento di indagine per fare rispettare poi la norma».

È urgente far vaccinare tutti: qual è il rischio che corrono oggi i non vaccinati e gli altri se i non vaccinati sono troppi?
«Il rischio è di incontrare il virus senza difese, di sviluppare la malattia in grado severo, di finire in Terapia intensiva e di morire. E per i fragili pur vaccinati e che restano parzialmente suscettibili, il rischio è di incontrare un virus che circola troppo e che sarebbe meglio non incontrare mai sia per il rischio di malattia sia per le conseguenze che anche una guarigione può comportare con sequele a lungo che vediamo nel cosiddetto long covid».

Quindi l'obbligatorietà è uno strumento efficace e praticabile?
«Se ci consente di centrare l'obiettivo va utilizzato. Non mi importa il colore del gatto ma che il gatto riesca ad acchiappare il virus. Se ci fosse un consenso politico in termini brevi sarei favorevolissimo. Bisogna poi saperlo applicare, controllarne il rispetto».

Potremmo mutuare i controlli che attueranno in Austria?
«L'Austria controlla una popolazione di 9 milioni di persone. L'Italia ne conta 60 milioni. Anche alcuni lander in Germania hanno attuato decisioni drastiche. In realtà se diventa uno strumento legittimo per la grande maggioranza del Paese e la maggioranza disciplinatamente vaccinata lo richiede si può legittimamente applicare questo sistema più rigido. Chi si è vaccinato poco e male in tutta Europa oggi paga dazio. Non possiamo permettere che ci accada anche in Italia».

Video

Cosa risponde ai no vax che puntano l'indice sulla quota di vaccinati che si contagia?
«È difficile spiegare a chi legge i dati con la lente deformante dell'ignoranza della scienza epidemiologica o peggio, con quella ideologica che, al crescere dei vaccinati è del tutto fisiologico trovare contagi all'interno di questa categoria. Sappiamo che la vaccinazione protegge con grande efficacia anche di fronte alle varianti più contagiose come la Delta abbattendo il numero di infezioni, riducendo drasticamente mortalità e le ospedalizzazioni. Ma questa efficacia non è del 100 per cento. Pertanto incontreremo sempre una piccola quota dei vaccinati che si contagia. I più anziani e malati, a causa delle senescenza del sistema immunitario, non sviluppa poi una quota sufficiente di anticorpi. Questi soggetti sono messi ad alto rischio da chi irresponsabilmente e ingiustificatamente non si vaccina mettendo a repentaglio la propria vita e quella di altri fragili. Trovare tuttavia contagi e ricoveri tra i vaccinati non ha alcun valore per misure l'efficacia del vaccino che si misura sugli esiti di chi ha fatto il vaccino e di chi non lo ha fatto».

Quanto sono importanti le terze dosi in questo scenario?
«Sono necessarie e indispensabili. La terza dose serve per tenere alte le difese di fronte a un virus che continua a circolare massicciamente nella popolazione che non si è ancora vaccinata e non intende farlo. Se fossero tutti vaccinati probabilmente il virus circolerebbe con il freno tirato incontrando tutte persone vaccinate fino a spegnere la sua corsa con residui focolai sporadici».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA