Tumori, la Regione Campania: «Subito gli screening, rivoluzione per la sanità» Video-Foto

Tumori, la Regione Campania: «Subito gli screening, rivoluzione per la sanità» Video
Giovedì 5 Dicembre 2013, 09:42 - Ultimo agg. 10:21
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Un piano in tre mosse per cambiare la sanit campana e una grande battaglia di giustizia e civilt per modificare i criteri con cui lo Stato assegna i fondi alle Regioni. la strategia indicata dal governatore Stefano Caldoro e dal capodipartimento della Regione per la salute, Ferdinando Romano, durante il forum del Mattino.

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I primissimi interventi, in parte già avviati, riguardano gli screening. In una parola la prevenzione: «È la nostra priorità assoluta - spiega Romano riferendosi anche all’emergenza della Terra dei fuochi - Dobbiamo fornire risposte immediate ai cittadini con cui stiamo cercando di dialogare in un rapporto di collaborazione reciproca». Accanto a ciò bisognerà intervenire per correggere alcuni difetti del sistema: «Penso alle fratture del femore, che vanno sanate entro 48 ore, alla riduzione dei parti cesarei e all’incremento delle vaccinazioni, importanti perché parliamo di azioni pediatriche. Non è più possibile, infatti, che una regione con tante eccellenze abbia disfunzioni organizzative del genere. Non possiamo tollerarlo».

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Nel medio periodo la sfida è il potenziamento della rete territoriale, ovvero di Asl e distretti: secondo l’esperto di Palazzo Santa Lucia «il territorio non può essere il fanalino di coda del sistema sanitario. Per questo è già in cantiere il grande progetto di riassetto della rete che passa per un maggiore coinvolgimento dei medici di famiglia, i quali dovranno accompagnare i pazienti nel loro percorso di assistenza e cura». Cosa cambierà, dunque? «Puntiamo - sottolinea Romano - a creare centri di offerta territoriali in funzione 24 ore su 24 con medici famiglia, pediatri di libera scelta e specialisti ambulatoriali. Tali strutture si agganceranno ai distretti che hanno il compito di vigilare su quanto viene effettivamente realizzato. Tutto questo serve a far sì che ci sia una valida alternativa al pronto soccorso mettendo fine così alla deriva della sanità ospedalocentrica presente praticamente ovunque». In questo quadro rientrano gli interventi per la telemedicina, l’assistenza domiciliare («su cui la Regione ha fatto passi da gigante, come riconosciuto dal ministero, anche se restano ancora forti criticità») e gli ospedali di comunità: «Tali presìdi offrono posti letto territoriali a gestione infermieristica con un medico che vigila su tutti i pazienti. In pratica sono chiamati ad accogliere gli ammalati che vengono dimessi dagli ospedali pubblici ma non possono ancora tornare a casa. Ciò consente di liberare i posti letto nei nosocomi. E allora, quando si andrà a regime, non ci saranno più barelle nei corridoi e in pronto soccorso così come si avrà una drastica riduzione delle liste d’attesa. Peraltro con un risparmio notevole. Basti pensare che un posto letto territoriale costa 130 euro al giorno contro i 500 di uno ospedaliero».

Sul lungo periodo, infine, l’obiettivo da centrare è il «potenziamento dell’offerta ospedaliera attraverso la creazione di reti: quella dell’emergenza-urgenza, la rete cardiologica, per l’ictus, oncologica e perinatale». «La strada è lunga ma stiamo ottenendo risultati significativi nonostante il deficit con cui abbiamo dovuto fare i conti - osserva il capodipartimento - In pochi anni siamo passati da un disavanzo di 780 milioni a poco più di 80 milioni, coperti con le tasse. Ormai siamo al pareggio di bilancio e stiamo ragionando in prospettiva sulla possibilità di ridurre i ticket, che abbiamo dovuto inserire perché ce li ha imposti il ministero proprio a causa del pesante deficit».

Caldoro non si sottrae alle responsabilità: «La politica - riflette il governatore - viene giudicata per quello che fa. In questi tre anni mi sono quindi occupato di organizzare il miglioramento della sanità campana. Oggi il ministero dell’Economia, quello della Salute e tutti gli istituti che si occupano di verificare performance e risultati ci danno ragione: abbiamo fatto meglio di tutti». Ciò, insiste, nonostante gli scarsi fondi a disposizione: «Ogni anno riceviamo dallo Stato 350 milioni di euro in meno perché le risorse vengono assegnate solo in base al criterio dell’età media della popolazione, che favorisce solo alcune Regioni del Centro-Nord. È assurdo che non si prendano in considerazione anche indicatori fondamentali come le aspettative di vita e gli indici di deprivazione che dipendono dal contesto socio-economico. Il Mezzogiorno e in particolare la provincia di Napoli sono un esempio delle difficoltà quotidiane dei cittadini. Qui ci vogliono più soldi per le cure, di certo non meno. Si guardi alla Terra dei fuochi. In questo caso, peraltro, serviranno azioni specifiche».

Da qui l’appello del presidente della Regione agli organi di stampa e all’opinione pubblica: «Dobbiamo far sentire la nostra voce e chiedere una rimodulazione dei criteri di assegnazione del fondo sanitario nazionale. Questa è una battaglia sacrosanta su cui sono tutti d’accordo. I quotidiani dovrebbero scriverlo ogni giorno in prima pagina».

Per l’ex ministro socialista, comunque, qualcosa sta cambiando: «Abbiamo azzerato il deficit, ridotto la mobilità passiva, forniamo gli stessi servizi di prima, forse oggi sono addirittura migliori, ma senza sprecare. Ce lo riconoscono tutti. E allora bisogna dirlo. Queste sono le buone pratiche, che vanno imitate, come si fa nel sistema anglosassone».

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