Architettura, morto Alfonso Gambardella ironico dissacratore dell'accademismo

Fondò la Facoltà Architettura 'Vanvitelli'

Alfonso Gambardella
Alfonso Gambardella
di Fabio Mangone
Lunedì 12 Febbraio 2024, 18:25
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Scompare, novantenne, Alfonso Gambardella, figura chiave dell'architettura napoletana, rilevante per cultura ma anche per umanità. Allievo di Roberto Pane, e ben presto cooptato nella sua scuola di storici dell'architettura, aveva lavorato anche a lungo anche con Arnaldo Venditti, facendo carriera alla Università di Napoli (oggi Federico II) fino alla cattedra, nella sua disciplina prediletta, Storia dell'architettura. Una facoltà dove da studente aveva incontrato una collega altrettanto talentuosa, Virginia Gangemi, con la quale avrebbe condiviso la vita, oltre all'impegno nel magistero universitario dell'architettura.

Appassionato di settecento napoletano, finissimo interprete ed esegeta della figura di Ferdinando Sanfelice, rivalutato rispetto a interpretazioni limitative, Alfonso Gambardella aveva un occhio finissimo per le forme e per gli spazi. Ma l'amore per gli studi, le frequenti intuizioni critiche da storico dell'arte dovevano convivere con una innata e straordinaria capacità organizzativa che lo portavano a ricoprire con successo ruoli manageriali, tra cui quello di riformatore del tennis a Napoli, disciplina nella quale il figlio Bruno eccelleva, e quello di attivissimo e proficuo presidente dell'Ordine degli Architetti di Napoli. Ma la sua realizzazione manageriale più importante, in cui andavano a convergere la sua passione per l'architettura, il suo slancio per l'insegnamento universitario, e la sua generosità verso i giovani, è stata la fondazione della Facoltà di Architettura della Seconda Università di Napoli (oggi Università della Campania Vanvitelli); volle avesse sede ad Aversa e ne individuò la bella sede, ottenendola.

Una Facoltà che da Preside seppe proficuamente legare al territorio, facendolo crescere, all'insegna di quella che oggi si chiama terza missione, ma nella quale non rinunciò al suo specifico ruolo di storico dell'architettura, fondando una feconda scuola di studi sul settecento, organizzando prestigiosi convegni, promuovendo collane editoriali. Una Facoltà dove un ruolo intellettuale di spicco lo ha oggi il figlio Cherubino, notissimo architetto, impegnato però piuttosto che negli studi storici nel progetto, mentre l'ultimo figlio, Fortunato, pure si è fatto strada meritevolmente come professore, ma di Diritto amministrativo. A scanso di equivoci, però, va detto che Alfonso Gambardella era tutt'altro che un serioso e grigio professore ovvero un efficiente burocrate: la sua giovialità e il carattere intemperante, l'amore per il paradosso e per le posizioni anticonvenzionali, lo portavano ad essere un formidabile provocatore, un ironico dissacratore dell'accademismo, un simpatico irriverente sempre pronto ad assumere posizioni non banali.

Professore di grande potere, lo ha frequentemente usato per sostenere ed aiutare i giovani, coi quali era oltremodo ottimista e incoraggiante: molti di quelli che sono oggi studiosi consolidati, professori affermati gli debbono qualcosa, per motivi diversi. L'impegno da Preside e da prorettore gli prese tanto tempo e tanto impegno che non ebbe sempre il tempo di fissare in uno scritto alcuni delle sue intuizioni e dei suoi spunti critici, di cui parlava con acuta leggerezza. Ma la scuola di Architettura della Università Vanvitelli, tra le sue opere resta la sua importante, delle sue costruzioni è la più solida e la più durevole, e sarebbe giusto che venisse intitolata a lui in un prossimo futuro.

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