Covid e università, il ministro Manfredi: «Negli atenei pochi contagi, ora lavoriamo sui trasporti»

Covid e università, il ministro Manfredi: «Negli atenei pochi contagi, ora lavoriamo sui trasporti»
di Mariagiovanna Capone
Lunedì 19 Ottobre 2020, 11:00 - Ultimo agg. 14:19
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Il ruolo dell'Università per l'emergenza Covid non è certo marginale. Nella riunione del governo con Regioni e Anci per pianificare le misure per contenere l'epidemia, il ministro Gaetano Manfredi ha infatti annunciato che da alcuni giorni è stata costituita una cabina di regia per valutare in tempo reale l'impatto dell'emergenza sanitaria sul sistema della formazione superiore e della ricerca, ed è stata anche l'occasione per ribadire che «le aule universitarie sono sicure. I protocolli adottati sono validi, dimostrati dall'assenza di cluster nelle Università». Un chiarimento dovuto dopo lo stop delle attività didattiche deciso dal presidente De Luca nella sua ultima ordinanza che Manfredi avrebbe preferito fosse «più flessibile».

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Ministro Manfredi, le aule universitarie sono luoghi sicuri?
«I dati di monitoraggio sulle Università lo affermano: sono luoghi sicuri.

Il numero di contagi tra personale, studenti, docenti è molto basso, ed emerge che il contagio dall'esterno passa all'interno ma poi lì non si diffonde. Ciò significa che i protocolli adottati funzionano: mascherina, distanziamento e sanificazione. Non ci sono cluster nelle aule, monitoriamo i dati ogni giorno e la situazione al momento è sotto controllo».

Qualche positivo però c'è stato: non è possibile adottare un sistema di screening veloce per studenti e docenti?
«È un'idea su cui si sta lavorando, ci è stato confermato che ci sarà maggiore disponibilità di test rapidi. Sono uno strumento utile, ci aiuterebbe a individuare positivi ed evitare situazioni potenzialmente pericolose».

Cosa prevede per le Università il nuovo Dpcm?
«Una rimodulazione della didattica a seconda della situazione locale della pandemia, diminuendo nel caso la didattica in presenza. Inoltre, sebbene le Università abbiano già un sistema flessibile di orari di ingresso e uscita, sarà possibile fare un ulteriore scaglionamento se servirà ad alleggerire il sistema dei trasporti. Le lezioni resteranno in presenza per il 50 per cento degli studenti che si prenoteranno, il resto in didattica integrata sincrona. In presenza anche le sedute di laurea e gli esami, sempre mantenendo i protocolli previsti».

Un po' diverso in Campania?
«L'ordinanza del presidente De Luca ha interrotto fino al 30 ottobre soltanto la didattica in presenza per gli anni successivi al primo. Per le matricole resta la possibilità della didattica in presenza secondo i protocolli stabiliti».

È d'accordo con questa decisione così drastica?
«L'obiettivo è salvaguardare la sicurezza sanitaria, e questo non è in discussione. Tuttavia avrei preferito un approccio più flessibile. L'Università, ribadisco, come dimostrano i dati, è un luogo sicuro. Serviva una metodologia differenziata, perché il numero di studenti all'Università del Sannio è molto diverso da quello della Federico II».

Metà studenti in aula e il resto segue la lezione a casa in streaming: come sta andando?
«Molto bene, l'investimento in attrezzature digitali fatto dal Governo questa estate si è dimostrato efficace. Siamo pronti anche alla totale didattica a distanza, ma mi auguro si continui con parte didattica in presenza. Il nostro sistema didattico sta funzionando bene ovunque, è così efficiente che lo stanno guardando dall'estero».

Il nodo dei trasporti resta comunque aggrovigliato.
«Su questo tema ne discuterò con il ministro competente, ma vorrei sottolineare un punto a mio avviso importante: gli studenti universitari scelgono di recarsi all'Università oppure no. Si prenotano con un'app, ma oltre quel numero di posti a sedere non si può andare. Chi è pendolare, può scegliere ragionevolmente di non affrontare un viaggio con situazioni rischiose avendo la possibilità di seguire e interagire con il docente in aula in sincrono. Ho i dati di Emilia e Lombardia: la prima settimana il 50 per cento era in aula, adesso con l'aumento dei contagi il 30 per cento. Il buon senso prevale, i più preoccupati preferiscono seguire la lezione da casa».

Sabato notte c'è stata anche l'approvazione della manovra: cosa comporta all'Università?
«Il punto più importante è che le ultime misure adottate in emergenza su no tax area e diritto allo studio saranno finanziate per sempre. All'interno della finanziaria approvata ci sono poi significativi investimenti su nuovi programmi di ricerca e laboratori scientifici».

Cosa pensa delle polemiche in Regione su posti letto per malati Covid e Policlinici?
«Non le capisco, sinceramente. L'Università ha sempre dato il suo contributo in situazioni di emergenza, i Policlinici hanno messo a disposizione posti letto, posti in terapia intensiva e personale sempre e lo hanno fatto anche stavolta. Sia il Policlinico della Federico II che della Vanvitelli hanno incrementato i posti letto Covid. Sono contributi alti e, se serve, aumenteranno ancora. Va tuttavia ricordato che i Policlinici prestano il loro servizio anche per altre patologie, alcune delle quali sono eccellenze. Penso ai reparti di Cardiologia, Neonatologia, Ginecologia, Chirurgia, così come Ematologia e Oncologia e tanti altri, che sono tutti di emergenza e non possono essere fermati».

Si parla anche di edifici vuoti inutilizzati, che potrebbero servire per i malati Covid...
«Chi lo dice forse non è mai stato in questi edifici, in parte in disuso dalla fine degli anni '90, con la riduzione della programmazione dei posti letto del Sistema sanitario nazionale. Non solo sono inadeguati alle nuove normative sanitarie ma completamente inutilizzabili. Servirebbero investimenti ingenti per rimetterli in sesto e potrebbe essere una opportunità. Attualmente sono solo involucri vuoti»

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