Scuola, in 10-16 mln nel mondo non torneranno più sui banchi a causa della pandemia

Scuola, in 10-16 mln nel mondo non torneranno più sui banchi a causa della pandemia
Scuola, in 10-16 mln nel mondo non torneranno più sui banchi a causa della pandemia
Lunedì 6 Settembre 2021, 15:50 - Ultimo agg. 7 Settembre, 10:46
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In un quarto dei paesi del mondo l'educazione di centinaia di milioni di bambini rischia di collassare. Già prima della pandemia 258 milioni di bambini in tutto il mondo, un sesto della popolazione totale in età scolare, non aveva accesso all'istruzione e oggi si stima che in 10-16 milioni rischiano di non tornare mai più a scuola a causa delle conseguenze economiche del Covid-19 e perché costretti a lavorare o a contrarre matrimoni precoci. Questo l'allarme lanciato da Save the Children, l'Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro. Secondo le analisi di Save the Children, contenute anche nel nuovo rapporto «Build Forward Better», lanciato dall'Organizzazione alla vigilia di un tentativo di ripresa delle lezioni in molti Paesi, sono milioni i bambini ancora impossibilitati ad andare a scuola a causa delle misure di sicurezza per il Covid-19, dell'impatto economico della pandemia e dei continui attacchi all'istruzione. Una condizione che si aggrava nei paesi a basso reddito: i paesi con sistemi educativi a «rischio estremo» - secondo l'indice redatto da Save the Children - sono la Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Somalia, Afghanistan, Sud Sudan, Sudan, Mali e Libia, seguiti da Siria e Yemen in «alto rischio».

Considerato l'alto numero di bambini che non ha accesso a un'istruzione di buona qualità, si prevede che a livello globale, nel 2030, il 20% dei giovani tra 14 e 24 anni e il 30% degli adulti non saranno in grado di leggere. Le bambine e le ragazze sono ancora più penalizzate rispetto ai loro coetanei maschi. Sono, infatti, 9 milioni le bambine che dovrebbero frequentare la scuola primaria ma che probabilmente non vi accederanno mai, rispetto ai 3 milioni di loro coetanei maschi. Inoltre, più della metà dei 720 milioni di studenti delle scuole elementari, circa 382 milioni, hanno un livello d'istruzione molto basso, non vanno a scuola o sono al di sotto del livello minimo di competenza nella lettura. Inoltre, a causa della pandemia di Covid-19 il numero di bambini il cui apprendimento è peggiorato potrebbe effettivamente aumentare di altri 72 milioni. «Sono i bambini più poveri a soffrire maggiormente a causa della chiusura delle scuole per il Covid-19. Purtroppo, però, il Covid-19 è solo uno dei fattori che sta mettendo a rischio l'istruzione e la vita dei bambini di oggi e di domani. Circa la metà dei 75 milioni di bambini la cui istruzione viene interrotta ogni anno lo fa a causa di minacce climatiche e ambientali come cicloni, inondazioni e siccità. Gli eventi legati al clima hanno già contribuito a costringere oltre 50 milioni di bambini a lasciare le loro case, ma non possiamo dimenticare i conflitti, gli odiosi attacchi alle scuole in paesi come Nigeria e Yemen, la situazione in Siria e infine quella dell'Afghanistan dove già prima dell'escalation di violenze, bambini e soprattutto bambine faticavano a poter frequentare la scuola e che ora rischiano di non rivedere più i banchi», afferma Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia, sottolineando anche la condizione degli studenti nel nostro Paese.

Tra le cause che hanno contribuito ad aggravare un rischio già ingente per l'educazione, troviamo la crisi climatica: eventi meteorologici estremi danneggiano e distruggono le scuole e un numero sempre più alto di bambini deve fuggire dalle proprie case lasciandosi alle spalle la possibilità di andare a scuola. Nonostante gli obiettivi globali per l'educazione fossero già lontani prima della diffusione della pandemia, la situazione è peggiorata ulteriormente e colpisce in particolare i bambini vittime di disuguaglianze e discriminazioni. Il problema sembra infatti più radicato nei paesi dell'Africa subsahariana, dell'Asia meridionale e nei paesi più fragili e colpiti da conflitti. Dei 63 milioni di bambini che non frequentano la scuola elementare in tutto il mondo, più della metà vive in Africa sub-sahariana, area che ha il triste primato del più alto tasso di bambini che non riescono ad apprendere.

Nei paesi a basso reddito, inoltre, stanno aumentando le disuguaglianze in termini di accesso digitale: la metà degli studenti che non ha potuto frequentare la scuola a causa del Covid-19 - circa 826 milioni su un totale di 1,6 miliardi - non possiede un computer in famiglia e il 43% (706 milioni) non ha accesso a internet a casa. In Africa sub-sahariana l'82% degli studenti non ha un computer in famiglia, 82% non ha accesso a internet e 28 milioni vivono in zone senza rete telefonica.

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Oltre ad aumentare povertà e disuguaglianze all'interno di Paesi e comunità, il Covid-19 ha esacerbato le disuguaglianze a livello globale: stime recenti mostrano che la chiusura delle scuole a causa del Covid-19 potrebbe portare a una riduzione della crescita economica globale equivalente a un tasso annuo dello 0,8%, con perdite maggiori nei paesi a basso e medio reddito rispetto ai paesi ad alto reddito. Una recente ricerca di Save the Children ha infatti rilevato che in media, durante la pandemia, i minori dei paesi più poveri hanno perso il 66% in più di giorni di scuola rispetto ai coetanei che vivono nei paesi più ricchi. Una condizione che peggiora per le bambine e le ragazze che nei paesi più poveri hanno perso, in media, il 22% in più di giorni d'istruzione rispetto a bambini e ragazzi. A tutto questo si aggiungono altri fattori che avranno gravi conseguenze sulla prossima generazione tra cui l'alto tasso di disoccupazione giovanile, la scarsa istruzione primaria e il divario digitale che impedisce l'accesso all'apprendimento a distanza. Conseguenze che non ricadono solo sull'apprendimento, ma anche sulla condizione psicologica di bambini e bambine: i lunghi periodi di chiusura della scuola hanno avuto gravi conseguenze sulla loro salute mentale. Tra coloro le cui scuole sono state chiuse da una a quattro settimane, il 62% ha riportato un aumento di sentimenti negativi; questa percentuale sale al 96% per coloro la cui scuola è stata chiusa dalle 17 alle 19 settimane. 

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