«Dispersione scolastica, servono progetti mirati»

Laino: troppa tolleranza, poche segnalazioni ma la parola-chiave per la svolta è inclusione

Moreno, Laino, Parrello e Rossi Doria
Moreno, Laino, Parrello e Rossi Doria
di Mariagiovanna Capone
Domenica 9 Luglio 2023, 08:58 - Ultimo agg. 16:44
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I Neet italiani vengono dal Mezzogiorno e sono in gran parte donne. Giovani nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in percorsi di formazione. Una fotografia nera dell'Italia che può sovrapporsi a quella dei dati sulla dispersione scolastica, poiché i Neet di oggi, sono quelli che hanno abbandonato precocemente la scuola ieri. Ecco dunque che la lotta alla dispersione scolastica diventa una volta di più centrale per le giovani generazioni. E lo è ancora di più in Campania, nella regione dal triste primato di abbandoni.

Appena una settimana fa, 75 ragazzi che avevano lasciato la scuola a Napoli, Reggio Calabria e Messina hanno concluso il progetto Se.Po.Pas (Sentieri, Ponti e Passerelle), uscendo dalle statistiche dei Neet e avviandosi su percorsi professionali. «I dati nazionali sono drammatici. Napoli ha i peggiori se riferiti solo a periferie e Centro storico» ammette Giovanni Laino, docente in Tecnica e Pianificazione Urbanistica all'Università degli Studi di Napoli Federico II e uno dei responsabili dell'associazione Quartieri Spagnoli.

«La scuola è in crisi se non sa come contenere la dispersione.

In aggiunta vediamo che c'è un problema che si tramanda tra varie generazioni della stessa famiglia. Cioè, questi ragazzi non sanno come immaginare un futuro diverso, vivono una sindrome da scoraggiamento e svilimento. I genitori giustificano l'inattività e talvolta non cooperano con il tutor». Ma prima ancora hanno abbandonato la scuola. «Al di là degli slogan periodici, questa situazione è tollerata. Cioè se un 15enne non va a scuola, raramente è segnalato».

Laino però ha notato che «la mossa vincente per il recupero è adeguare il progetto al singolo ragazzo e fare rete con servizi sociali e aziende. Se sono inseriti in un'attività, si sente incluso e può farcela». Non è un caso se il progetto è stato selezionato da Con i Bambini nell'ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il presidente Marco Rossi Doria, in occasione della presentazione del progetto, ha ribadito che «viene data la possibilità agli adolescenti che hanno lasciato la scuola di avere un tempo ben pensato per uscire dal rischio di marginalità e costruire una nuova partenza nella vita. La riflessione sui dispositivi attivati e sulle biografie dei ragazzi e ragazze serve per validare modelli nuovi nel contrasto precoce alle disuguaglianze».

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Grazie al Fondo sono stati sostenuti 600 progetti in tutta Italia e coinvolti più di 500 mila minori insieme alle proprie famiglie. Ma bastano? Per Cesaro Moreno di Maestri di Strada serve anche altro. «Ci vogliono più corsi professionali e orientamenti, ma prima ancora interventi tempestivi sulla dispersione. E poi, ultima fondamentale questione da affrontare, interventi massicci sulla disoccupazione». Per Moreno il processo «inizia con la dispersione, alcuni proseguono come Neet, altri come disoccupati che cercano lavoro che però smettono di cercare e passano alla categoria forza lavoro scoraggiata. E qui parliamo di percentuali del 50-70%. Il problema è complesso e può essere arginato solo con un investimento sistematico su scuola e giovani». E qui si gioca una partita già persa: «L'assessore all'Istruzione del Comune di Napoli ha tagliato quei pochi soldi per il contrasto alla dispersione giustificandosi col fatto che ci sono i fondi Pnrr, progetti non partiti e forse se ne parla l'anno prossimo... Nel frattempo per 18-24 mesi, abbiamo un buco che risucchia i ragazzi, che perdiamo definitivamente».

Santa Parrello, docente di Psicologia dello sviluppo e dell'educazione alla Federico II e collaboratrice di Maestri di Strada, si dice «non sorpresa dai dati sui Neet. In Italia non si fanno riforme vere su scuola e percorsi integrativi, se non emergenziali in cui aggiustiamo un pezzetto del sistema formativo. Non basta più». Parrello insiste che «la dispersione scolastica scandalo delle democrazie - è la base dei Neet. È talmente alta che indica che dovremmo cambiare molte cose del sistema formativo: c'è sfiducia in scuola e istituzioni, lo dicono i ragazzi stessi e le famiglie. C'è la convinzione che non serva a niente, ripetono». La docente spiega però cosa si dovrebbe fare: «Sarebbe ora che le politiche educative ascoltassero le indicazioni che vengono da studi che mostrano che scuola dovrebbe essere prima di tutto luogo di benessere; dare poi più spazi alle buone relazioni, aumentare didattiche come laboratori». Non esistono poi soluzioni valide per tutti «ma bisogna fare in modo che ogni scuola possa immaginare percorsi specifici per quartieri. Quello valido a Scampia, non lo è per il Centro figuriamoci per Palermo o Milano».

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